Capitolo 9

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«Come ti senti?» le chiese Adrien, stringendo la mano di Marinette tra le sue.

Erano soli, nella stanza dell'ospedale. Sabine era andata a chiamare Emi e avvertire Alya e Nino del risveglio della figlia.

Marinette si scostò i capelli dal viso, cercando di tenere a bada quel terribile mal di testa che non accennava a calmarsi, da quando aveva ripreso conoscenza. «Sono confusa. Ho fatto dei sogni molto strani, che non riesco a spiegarmi...»

«Che tipo di sogni?»

Marinette scosse la testa. «Non so. Ricordo questo esserino, Tikki, e poi fluttuavo... no, saltavo, tra i tetti. Mi sentivo così libera e c'era... c'era qualcuno con me. Una macchia nera nella notte...» Si prese la testa tra le mani, respirando affannosamente.

Adrien sospirò, abbracciandola e baciandole il capo. «Non sforzarti amore, vedrai che presto starai meglio.»

«Era tutto così reale...» esclamò la donna, con le lacrime agli occhi «mi sembra di impazzire!»

Lui la cullò tra le sue braccia. Era una sofferenza vederla in quello stato e non potere far nulla per aiutarla. Avrebbe voluto dirle tutto, rivelandole quella verità che teneva dentro da vent'anni, ma sapeva che avrebbe solo peggiorato le cose... doveva ricordare con le sue forze, in modo graduale. Dirle tutto in una volta l'avrebbe solo fatta impazzire.

Non seppe dire quanto tempo rimasero lì in silenzio, abbracciati. Ad un tratto Adrien sentì delle voci in corridoio.

«Non puoi correre dove ti pare, ragazzina! Questo è un ospedale!» urlò una voce maschile.

«Togliti di mezzo, idiota, c'è mia madre lì dentro!»

La porta si spalancò ed Emi fece il suo ingresso, mentre uno degli infermieri la tallonava, entrambi con il fiatone. Quello fece per afferrarla ma lei sgusciò agilmente all'interno della stanza e si gettò tra le braccia della madre che, nonostante tutto, l'accolse con un gran sorriso.

Adrien fece segno all'infermiere di lasciar perdere e diede un colpetto sulla fronte della figlia. «Hai intenzione di farmi licenziare?» chiese in tono scherzoso.

Emi alzò lo sguardo sul padre, sorridendo. «Oh, andiamo! Lo sappiamo tutti che qui in ospedale ti adorano tutti!»

Adrien incrociò le braccia.«Questo perché tuo padre è irresistibilmente attraente!»

Emi gli fece una linguaccia, poi si voltò verso la madre. «Come stai? Mi hai fatto preoccupare.»

«Scusa tesoro, ho soltanto avuto un mancamento» rispose Marinette, lisciandole i capelli con dolcezza.

Emi si mise comoda accanto alla donna, inebriandosi del suo buon profumo. «Ti fanno lavorare troppo. Lo dirò al nonno e farò bacchettare tutti quelli dell'atelier!»

Marinette poggiò la sua mano su quella della figlia e sfiorò l'anello che portava al dito medio. Quasi istantaneamente una nuova fitta in testa la fece sobbalzare. Si portò le mani sul viso, tentando di reprimere il dolore, senza riuscirci.

Emi si spostò, preoccupata, mentre Adrien aiutava la moglie a mettersi distesa. «Sarà meglio che resti qui fino a domani» disse dolcemente. Si voltò verso la figlia e la guardò con aria distratta, cercando di dissimulare la preoccupazione. «Torna a casa. Io arriverò per cena, va bene?»

Emi annuì e, lanciando un ultimo sguardo carico d'ansia verso la madre, lasciò la stanza.

«Maestro, a quanto pare Marinette si è svegliata» disse il ragazzo incappucciato.

Maestro Fu tentò di alzarsi dal letto su cui era disteso. Il corpo gli tremava, come se i muscoli stessero appassendo e un attacco di tosse gli tolse il respiro.

Rinunciò, con aria stanca. «Bene, significa che sta recuperando la memoria... e che mi dici dei due portatori? Hai scoperto chi è in possesso del miraculous della coccinella?»

L'altro scosse la testa. «Purtroppo no e, se vuole il mio parere, né lui né la ragazza sono adatti al ruolo di portatori.»

Fu sorrise. Fece cenno al ragazzo di passargli la tazza di tè verde che giaceva sul comodino. «Sei ancora giovane... quando raggiungerai la mia età capirai che spesso le apparenze possono ingannare» disse.

«Con tutto il rispetto» esclamò l'altro, porgendogli la tazza e aiutandolo a bere «non penso che raggiungerò mai la sua età.»

Maestro Fu sorrise, lisciandosi la barba che si faceva ogni giorno più rada e bianca. «Sei un bravo ragazzo, sono certo che sarai all'altezza del compito che ti ho affidato.»

«Vorrei solo poter fare di più» sospirò quello.

Il maestro gli batté sulla spalla, con fare paterno. «Tutto quello che devi fare è continuare a decifrare le carte e tenere d'occhio Emilie Agreste e la sua famiglia. Sono certo che presto avranno bisogno di te e dei segreti che il libro contiene... se Shiwa ha davvero evocato il kwami primordiale, ogni piccolo aiuto potrebbe essere determinante.»

Un nuovo attacco di tosse fece piegare il vecchio su se stesso. Si distese supino con il fiatone e, in pochi minuti, riprese a dormire.

Il ragazzo sospirò da sotto il cappuccio, pregando che il suo maestro non lo abbandonasse. La battaglia si prospettava lunga e difficile e, al momento, non sembrava esserci nulla in grado di fermare il male che avanzava.

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Ciao gente!
Sì lo so, il capitolo è un po' corto, ma quanto sono carini Adrien, Marinette ed Emi? Li adoro!

Maestro Fu non sembra in gran forma... ma continua a muovere i fili anche da lontano. chissà che ha in mente!

Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e cosa ne pensate. Alla prossima!
Baci!!!

Laura

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