YOONGI
Aprile 2015
Quella sera una chiamata dei miei genitori mi lasciò interdetto.
Sarebbero venuti a farmi visita, senza alcun motivo apparente, ma sapevo che non c'era da aspettarsi nulla di buono dall'ennesimo loro tentativo di restaurare un rapporto irrecuperabile.
Mi sarei impegnato, promisi, così sistemai la casa senza fare storie, tenendola pronta al loro arrivo, previsto per il giorno successivo.
La mattina stessa ero in completa tensione, se erano accorti anche gli altri, primo fra tutti Jungkook.
Stavo rimettendo alcuni libri al loro posto, quando sentii dei passi avvicinarsi
-Suga hyung?-
Avevo soltanto sospirato.
Poco dopo, dopo esserci seduti a uno dei tavoli lo colsi a fissarmi.
D'un tratto se ne uscì nuovamente con: -Suga hyung...c'è qualcosa che non va?-
Lo guardai sbalordito, come aveva fatto a capirlo? Ero così evidente?
Gli dissi di no, mi dispiaceva mentirgli quando lui si preoccupava per me, per di più era davvero adorabile quando usava il mio nome d'arte, non lo avrei mai ammesso davanti a lui, così come non sapevo se combattere il desiderio di raccontargli o meno tutto quello che mi passava per la testa.
Smentii ogni sua preoccupazione dicendo di essere solo stanco e me ne tornai a casa, pronto a incontrare i miei genitori.Ero seduto al tavolo della cucina da qualche minuto ormai, quando sentii suonare il campanello.
Me lo aspettavo, ma sobbalzai ugualmente.
Mi alzai ed aprii la porta, forzai un sorriso e abbracciai mia madre, aiutandola a portare dentro la sua borsa, feci un leggero inchino a mio padre e li feci accomodare.
So guardarono intorno, quasi non avessero mai visto quella casa, come se se ne fossero dimenticati non avendomi visto per almeno un anno.
Lo sguardo di mio padre indugiò sulla tastiera in soggiorno e la piccola chitarra attaccata alla parete,ma non disse niente.
Li portai nella mia stanza, che avrei ceduto loro per due giorni,e lo aiutai a sistemare il divano letto matrimoniale, dovendo spostare leggermente il mio pianoforte verso la parete.
Potevo sentire ogni occhiata sprezzante di mio padre, nonostante non stesse facendo niente, per me, per il mio strumento, per la casa che mi ero comprato ed arredato da solo, per la parete piena di CD e vinili di ogni varietà.
Tornarono entrambi al piano di sotto, mia madre cucinò il pranzo, mentre mio padre, come sempre, si mise a leggere un giornale, senza fare un bel niente per aiutarla, così mi offrii io.
Era strano averli seduti davanti a me, osservavano ogni mio movimento,mi sentivo a disagio.
A denti stretti pregai che quei giorni passassero in fretta, ma l'incubo cominciò prima che potessi finire di sperarci.
-Come va la scuola?- iniziò mio padre, sembrando quasi sinceramente interessato.
Mi schiarii la voce
-direi bene, le cose procedono, ho un esame tra due settimane e poi ne sono e rimasti pochi...- risposi con voce piatta.
-i tuoi amici?-
-oh anche loro, molto bene, spesso studiamo tutti insieme,a parte Jin che già lavora...-
Iniziai, tentando di sembrare amichevole ed interessante
-Sai a proposito di lavoro, ultimamente mi sono arrivate molte proposte. Tutti mi chiedono come mai non ho mai portato mio figlio in azienda-
Mi interruppe, me lo aspettavo.
Deglutii e cercai di sorridere.
-Beh lo sai che non sono portato per quel lavoro, rischierei di farti fare brutta figura...- risi leggermente, ma la sua espressione era piuttosto seria.
-Faccio lo stesso una brutta figura tra i miei colleghi, non sei mai venuto neanche ad una cena, sarebbe ora che tu iniziassi a interessarti all'attività-
-mi pareva ne avessimo già parlato molte volte...-
-ti abbiamo permesso di trasferirti qui e studiare, hai quasi finito ormai-
-si ma...-
-i tuoi amici invece cos'hanno intenzione di fare,dopo la scuola?-
-Beh..Namjoon andrà in America probabilmente, Jin sta lavorando come attore, Hoseok insegnerà danza, a Jimin invece è stato offerto uno stage alla Busan art school e...-
Mi fermai, stava ridacchiando.
-Cosa c'è da ridere?-
-Pensate di poter andare lontano? Voi giovani "artisti", è così che vi definite? Lo chiamate lavoro il vostro-
Serrai la mascella.
Presi il mio piatto e mi alzai di scatto per appoggiarlo sul ripiano della cucina.
-Ho finito, riordinerò io più tardi.- dissi cercando di mantenere la voce ferma.
Mi incamminai verso le scale, quando la sua voce giunse alle mie spalle come una stilettata.
-Hai 24 anni e non pensi altro che al divertimento, non potrai stare con i tuoi amici per sempre, quando smetteremo di darti i soldi per lo studio forse capirai come stanno le cose.-
Mi bloccai,senza voltarmi verso di lui, e attesi l'ennesimo colpo.
-Quando ti troverai una ragazza dovrai pensare a farti una famiglia,farai i conti con il mondo reale. A meno che tu non abbia altre preferenze-
Mi si gelò il sangue nelle vene, mi voltai e risposi sfacciatamente, con un mezzo sorriso sul viso.
-E se anche fosse? Cosa ha a che vedere con la mia vita?-
-Non mi stupirebbe, tu e le tue bizzarre fantasie, la tua stupida...musica-
Lo guardai negli occhi leggendo ogni singola scintilla d'odio nelle sue parole e non ci vidi più.
Mi scaraventai verso un vaso di vetro appoggiato al mobile di fianco a me, che cadde a terra e si frantumò in mille pezzi.
Respirai ansimando, vedendo l'espressione di spavento negli occhi di mia madre, che osservava la scena senza parlare.
-Non hai il diritto di...-
Prima che potessi finire, mio padre avanzò a grandi falcate verso di me, mi afferrò per il colletto e mi spinse contro il muro con forza.
-Dovrei insegnarti il rispetto una buona volta-
Stava per mollarmi un pugno sul viso, chiusi gli occhi ed attesi, ma mia madre gli urlò di fermarsi.
Mi lasciò senza dire una parola, osservai prima mia madre e poi lui, lo sguardo vuoto, dopodiché gli passai accanto per salire le scale.
Afferrai il mio zaino, con il mio taccuino, un vecchio mp3, alcune bombolette, un astuccio e la prima giacca che trovai.
Scesi nuovamente le scale e attraversai l'ingresso fino alla porta.
-Dove credi di andare?-
-A fare un giro-
Mi afferrò per un braccio ed io lo guardai negli occhi
-Non puoi fermarmi, sono un adulto anch'io ormai, lo hai detto tu.-
-Sei una delusione, sei malato di illusioni,non vuoi capire come funziona il mondo, pensi solo ad inseguire i tuoi stupidi sogni inutili- mi urlò in faccia.
Io gli rivolsi un sorriso stanco.
-Sei mai stato felice?-
Nessuna risposta.
-Hai mai avuto qualcosa che ti rendeva felice, che ti faceva star bene, a cui hai dato il cuore? No, a quanto pare no.-
Guardai mia madre per un attimo e mi venne da piangere, tornai su mio padre.
-Potete anche fare le valigie ed andarvene prima che io torni. Non avrò bisogno di voi finché non riuscirete a capirmi ed accettarmi.-
Mi voltai e feci per aprire la porta, poi aggiunsi, guardando mio padre negli occhi.
-Sai forse quello malato sei tu se pensi di poter decidere cosa fare della MIA vita. Potrai aver rinchiuso mia madre ma non intrappolerai anche me.-
Uscii sbattendo la porta.Con le mani in tasca giunsi fino al solito spiazzo abbandonato, ormai era diventato uno dei nostri luoghi preferiti, insieme al tratto di ferrovia in disuso, i tunnel di cemento e la baracca di Namjoon.
Lasciai cadere lo zaino a terra e tirai un calcio a un sassolino.
Mi chinai e afferrai la bomboletta nera, scrissi qualche parola accanto alle altre mille che avevamo aggiunto al muro, insieme ai disegni di Tae.
Improvvisamente mi fermai, sentendo vibrare il telefono nella mia tasca.
Lo tirai fuori, era Jungkook.Hyung hai lasciato un tuo libro in biblioteca oggi così l'ho preso io, posso portartelo se vuoi :)
Indugiai un attimo sul suo messaggio.
Nonostante avesse mille preoccupazioni, ne riservava sempre alcune per noialtri, soprattutto per me, avevo notato.
Riusciva ad essere forte anche in situazioni gravi come la sua, e da quando gli avevamo promesso di restargli accanto faceva di tutto per migliorarci le giornate, per ringraziarci ogni momento del tempo che passavamo insieme.
Mi spuntò un sorriso pensando a quel piccoletto che riusciva sempre a capirmi e a costringermi a riservargli le mie manifestazioni d'affetto, capii che avevo bisogno di lui e gli risposi senza pensarci due volte.Mi trovi al nostro posto. Per il libro non importa, puoi darmelo domani.
Non passò più di mezz'ora, lo vidi arrivare a passo svelto, subito mi cercò con lo sguardo, quasi sapesse che qualcosa era successo.
Alzai gli occhi verso di lui e gli rivolsi un sorriso, agitando la mano.
Giunse davanti a me e notai che aveva il mio libro in mano.
-Io l'ho portato lo stesso...-
Scoppiai a ridere
-Sei incredibile- lo presi e lo infilai nello zaino insieme alle altre cianfrusaglie
-Grazie comunque- dissi, e lui rispose con il suo solito sorriso aperto.
-Sembri un coniglio-
-Me lo dici tutte le volte-
Si sedette accanto a me sul muretto e si voltò a guardarmi, tornando serio, come per incitarmi a parlare.
-Oggi sono venuti i miei genitori a trovarmi, non li vedevo da un anno.-
Feci una pausa
-Ti ho mai raccontato della mia situazione in famiglia?-
-Soltanto accennato al fatto che non hai un buon rapporto con loro...-
-Già. Oggi mio padre stava per picchiarmi. Non so neanche come mai non lo abbia fatto, è successo qualche volta.- inspirai -Appena arrivato ha subito cominciato a ripetermi per l'ennesima volta quanto io sia una delusione, che inseguo sogni inutili e che non andrò lontano. Vorrebbe decidere della mia vita.È estenuante. Ogni volta che tornano lui non sa parlare d'altro. Non ha mai provato a volermi bene, non sa cosa voglia dire amare ciò che si fa, essere felici, non lo sa.-
Guardai Jungkook, i suoi occhi si erano fatti lucidi, mi ascoltava senza dire niente, aspettando che finissi di tirar fuori tutto quello che avevo da dire.
-Come fai Kookie, ad essere così forte?-
Lui rise.
-Ma non lo sono. Hai visto quanto sono vulnerabile in realtà. Se vado avanti è solo perché ci siete voi, perché ci sei tu.
Allo stesso tempo riesco a capire quando siete giù. Sento quanto stai male e vorrei fare qualcosa per te.-
-Beh...sei qui adesso- gli sorrisi amaramente ed abbassai lo sguardo.
-Sai, non mi sarei mai aspettato che tu mi volessi qui e che mi parlassi di come ti senti-
-Perché no?-
-Mi sembri una persona piuttosto riservata-
-Oh, lo sono-
-Devo ritenermi fortunato allora, se hai scelto me- inclinò la testa per incontrare i miei occhi e le sue labbra si aprirono in un sorriso.
-Decisamente fortunato- mi piegai in avanti e gli afferrai il naso con due dita, di rimando lui si slanciò verso di me e mi circondò con le braccia, mi lasciai abbracciare e risi affondando nel suo petto.
Quando mi liberò dalla sua stretta avevo le lacrime agli occhi, ma sembrò quasi non accorgersene subito.
Si distese sul muretto e appoggiò la testa sulle mie gambe.
-Fammi sentire qualcosa Hyung.-
Lo guardai interrogativo.
-Vorrei sentire la tua musica.-
STAI LEGGENDO
I need U (IN PAUSA)
FanfictieYoonkook fanfiction. La storia è frutto della mia immaginazione ma è ispirata alla storyline e agli eventi dell'universo narrativo visibile nei vari MV. Enjoy~