Sixth

97 15 1
                                    


Il bar "Two coups" era situato nel centro della città, aveva dei bellissimi tavolini in legno fuori e dentro e durante l'inverno c'era sempre l'aria calda, quell'aria giusta per i primi appuntamenti e per le cioccolate calde solitarie.

Taehyung entrò dentro il bar facendo suonare sopra di se una campanella dorata, sorridendo cordiale al barista dietro il bancone. Si guardò intorno prima di camminare effettivamente verso una direzione e vide una familiare testa rossa farsi riconoscere tra le altre. Prese un profondo respiro e si diresse verso il tavolo.

Non era stata così strano la chiamata di Hoseok qualche giorno dopo la discoteca, ad essere onesti. Com'era non era stato neanche strano accettare di incontrarsi col ragazzo, dandosi appuntamento in quel bar. "Posso venirti a pre-" aveva cominciato Hoseok, affrettandosi a finire la frase, ma Taehyung l'aveva fermato prima che potesse dire altro. Farsi accompagnare da Hoseok significava anche dargli qualcosa che Taehyung non era convinto ancora di volergli dare.

Hoseok era seduto al tavolo, giocando col suo telefono. Aveva una maglia a mezza manica e dei jeans strappati, con delle semplici sneaker. Eppure, per quanto fosse tutto troppo semplice, per Taehyung era bellissimo.

"Hyung" disse Taehyung, con un tono leggermente silenzioso. Hoseok alzò la testa, le orecchie avrebbero riconosciuto quella voce anche fra mille. Sorrise felice, quasi si aspettasse che Taehyung fosse solo un miraggio.

"Tae!" esclamò sorridendo a trentadue denti ed alzandosi in piedi per avvicinarsi al piccolo. Taehyung arrossì leggermente per il nomignolo e abbassò leggermente il capo, prima di sedersi alla velocità della luce sulla sedia vuota difronte al grande. Non era concepito che si dovessero salutare, come saluti l'avventura di una notte che hai avuto in un altro continente e che credevi fermamente che avresti lasciato lì?

Hoseok sospirò, mantenendo quel sorriso e si sedette anche lui. Se fosse stato minimamente possibile, Taehyung era anche più bello di quella sera in discoteca e con la luce del giorno Hoseok dovette constatare che era anche più bello di quando l'aveva incontrato in America. Aveva sempre creduto che quell'incontro non fosse stato casuale, che loro dovevano incontrarsi così e vivere qualcos'altro insieme. Ma non aveva mai provato a dirlo a Taehyung, anche perché dopo quella scappatella in bagno, il piccolo era come sparito, dissolto nell'aria.

"Ho preso due caffè, spero non ti dispiaccia" disse Hoseok in modo formale, sorridendo. Taehyung scosse la testa, negando.

"Va bene, grazie" ringraziò Taehyung, concedendo al ragazzo un leggero sorriso.

Ci fu qualche secondo d'imbarazzo, in cui Taehyung non riusciva a guardare Hoseok, al contrario di quest'ultimo che si stava godendo a pieno la presenza dell'altro di fronte a lui. Ogni volta che Taehyung alzava lo sguardo, osservava il lieve sorriso di Hoseok di fronte a se ed i suoi occhi incatenati nei suoi. Hoseok era bellissimo quanto irraggiungibile, ogni sua sfumatura era a dir poco bellissima. Per questo non fu tanto strano cosa fece Taehyung, lasciandosi trasportare da quello che era stato e da quello che voleva che ci fosse.

"Andiamo via di qui" disse con la voce più bassa e roca, con gli occhi scuri e mordendosi il labbro inferiore tra i denti. Dio, Taehyung lo voleva e l'avrebbe ottenuto in qualsiasi modo.

Hoseok spalancò gli occhi, ma annuì semplicemente e si alzò più velocemente di quanto pensasse potesse fare, facendo ridacchiare Taehyung. Pagò velocemente, prendendo i due caffè e portandoseli con se.

Taehyung era fermo davanti all'entrata, i raggi del sole illuminavano la sua pelle chiara e le sue dita giocavano nervosamente con le maniche troppo lunghe della maglia. I capelli a stento avevano un loro ordine ed Hoseok, quando sentì il suo cuore smettere di battere, capì che non era più un semplice contatto fisico. Quando si avvicinò a Taehyung, reggendo i due caffè nelle mani, stava per dirgli che non voleva fare sesso con lui, ma voleva parlarci, conoscerlo, captarne le più piccole distinzioni. Ma le parole come nacquero, così morirono. Taehyung aprì la porta d'ingresso, facendo suonare di nuovo quel benedetto campanellino, e gli sorrise ed Hoseok lo seguì. Non lo fermò e non si permise di dirgli ciò che sentiva dentro, si lasciò semplicemente guidare.

Guilty stageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora