So quanto faccio schifo nell'aver pubblicato a così tanta distanza, ma sono sempre molto impegnata e non sto passando un bel periodo.
Grazie a tutti per leggere questa storia, mi rendete felice!
Mari.💙----------
Lo stadio si mostrava come un enorme animale feroce con la sua moltitudine di zanne -create dalle sedie- pronto a stanare Jimin in un solo colpo. Immaginarsi l'infinito cerchio di fan del suo "datore di lavoro" lo stava semplicemente avvilendo di più invece che infondergli corraggio: si sarebbe aspettato un po' d'ansia, certamente, ma non a tal punto dal volerlo far saltare in aria correndo via.
Ti stai semplicemente lasciando sconfortare, risvegliati si sgridò mentalmente prendendo un profondo respiro ad occhi chiusi."Ansia da prestazione?" chiese una voce roca, dietro di lui. Jimin aprì gli occhi ma non si mosse, sapeva perfettamente a chi appartenesse quella stramaledetta voce, quella voce così sottile da infiltrarsi nei suoi pensieri.
"Una cosa simile" rispose, continuando a fissare i posti in platea vuoti. Il palco emise un rumore deciso di passi lenti, che si avvcinavano sempre di più verso di lui. Jimin mantenne lo sguardo fisso fino a che non sentì Yoongi farsi vicino a lui.
"So che hai già ballato in pubblico, perfino bendato" gli rispose Yoongi fermandosi giusto il tempo di toccare la spalla del ragazzo più piccolo per ottenere il suo volto ma ciò non avvenne e continuò "questa sarà una cavolata. Non ti accorgerai neanche di essere qui sul palco, ballerai semplicemente" concluse, mantenendo la mano sulla spalla del piccolo.
Il biondo continuò a scrutare la platea vuota, immaginandosi persone di ogni età cantare a squarciagola finché la voce non si sarebbe ridotta ad un livello basso, ad un mero raschiamento tra le corde vocali. Finché non avessero cominciato a perdere la voce pur di intonare ogni nota di quelle canzoni. E Jimin voleva essere parte di quelle intonazioni. Parte di quello spettacolo.
"Grazie, Yoongi-ssi" rispose Jimin, voltandosi verso il grande e compiendo un rapido abbassamento del capo. La mano del grande scivolò e dal modo in cui l'aveva chiamato, Yoongi rimase visibilmente stranito.
Yoongi-sii? Seriamente?Jimin sorrise cordiale e poi si allontanò verso il retro scena. Doveva ammettere che chiamare in quel modo Yoongi, quasi fossero ancora alle prime superficiali presentazioni, era tutto dovuto dal fatto che quel rapper da stapazzo se lo meritava. Ed anche qualcosa in più. Aveva lasciato Jimin con un primo bacio da favola, con ansimi brevi, con le mani che stringevano i capelli ed aveva poi ignorato il piccolo senza neanche mostrare un minimo di interesse. Questo Jimin non avrebbe lasciato che scorresse come tutto il resto delle cose. O sei dentro, Yoongi, o esci pensò, mentre camminava verso il retro dello stadio per uscire fuori e chiamare sua madre visto che dentro il telefono non prendeva.
"Jimin!" urlò il rapper per farsi sentire dal ragazzo, cominciando a seguirlo. Jimin non si voltava e sembrava che più camminasse e più si allontanasse. Yoongi non seppe perchè lo stava seguendo, non capiva perchè si trovasse lì invece che a stringere un microfono e scaricare la sua di ansia, non quella di un semplice ballerino. Non seppe come mai lo voleva seguire, ma era il primo gesto di petto che ascoltava. Il primo gesto istintivo che non era premeditato fra tutta quella settimana fatta di cose programmate.
Jimin ignorava la voce di Yoongi, non l'ascoltava. Voleva arrivare alla porta d'uscita e poter chiamare sua sorella e sua madre, che gli mancavano terribilmente. Non aveva tempo da perdere con Yoongi.
"Aspetta!" esclamò irritato il rapper, ormai convinto che Jimin lo stesse evitando per come avesse accellerato il passo. Grugnì infastidito, cercando di raggiungerlo ovunque il piccolo lo stesse portando.
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Guilty stage
Lãng mạnE se un giorno Agust D, uno dei rapper più famosi in sud Corea, avesse bisogno di Park Jimin, semplice ballerino della Cube? E se Park Jimin odiasse Agust D? Cosa accadrebbe se i due avessero bisogno l'uno dell'altro? Well come descrizione fa schif...