Kim Namjoon aveva sempre avuto la miglior media scolastica della scuola di Seoul ed era anche ben apprezzato dai suoi compagni, quelli che non passavano il tempo ad invidiarlo così tanto da diventare i suoi bulli. I suoi genitori avevano sacrificato tanto per mandarlo a studiare a Seoul, convinti da sempre che il loro bambino prodigio dovesse avere la migliore istruzione del paese. Si erano incontrati e lei era già incinta ed aveva appena diciotto anni; aveva amato tanto il vero padre di Namjoon, ma sapeva che l'amore vero non era il loro. Quando Namjoon arrivò, subito dopo il suo diploma, lei decise di non dirgli niente e nascose che Namjoon era arrivato veloce come il vento, ma desiderato come quest'ultimo quando si abbatte d'estate.
Quando si incontrarono non ci volle molto a capire, per lei, che quello fosse il vero amore, che fosse ciò che c'era di più bello e curativo al mondo. Lui era un universitario e lei la sua musa ispiratrice. "Non avrei mai continuato i miei studi, se tu non avessi combattuto con me" gli disse una volta, osservando il sole tramontare. Ci vollero cinque lunghi anni prima che lui scoprisse di ciò che rendeva felice lei, mentre non erano insieme; e Namjoon, a cinque anni, era già abbastanza maturo per capire che quel signore che profumava di 'pessa', come lui amava definire il profumo di pesca, non era semplicemente il postino.
Lui l'amava perché lei profumava di rose quando lui si accostava a sfiorarle il cuore con il suo, un po' per questo non riuscì ad odiarla quando Namjoon lo salutò in silenzio, lasciando che la sua piccola manina si avvicinasse all'uomo lentamente. Non la odiò perché lei aveva sempre la premura di assicurarsi che lui si sentisse amato, perché quando lei non gli raccontava le sue giornate lui si sentiva di non star vivendo a pieno, perché quando lei gli sorrideva a lui sembrava che un po' anche il mondo gli sorrideva insieme. Il giorno della sua laurea, davanti ai suoi compagni e ai suoi genitori, davanti all'università intera e davanti al suo cuore, le chiese di sposarla. Inginocchiato sul quel pavimento, di fronte ai muri che avevano visto i loro baci nascosti. E lei disse di sì perché lui amava tanto amarla, allo stesso modo in cui lei amava amare lui.
Suo padre, trasferitosi con la sua famiglia a Seoul, faceva due lavori e sua madre ne faceva soltanto uno; Namjoon, durante la settimana, li vedeva a stento; ma la domenica era il loro giorno personale e Namjoon sentiva tutto l'amore che durante la settimana sembrava inesistente. Era la loro giornata e di solito, la famiglia Kim, la passava sempre diversamente. Namjoon aveva imparato il sacrificio dai suoi genitori, come aveva imparato che amare significava rispetto, fiducia e sentimento. Aveva imparato che amare richiedeva tempo, ma che questo sarebbe sembrato meno in due. Namjoon era cresciuto amato ed aveva imparato che la vita stessa era amore.
Kim Seokjin non aveva avuto tutta questa fortuna quando aveva cominciato ad amare i suoi genitori. Loro in casa ci stavano troppo spesso, la maggior parte del tempo che passavano era da incoscienti: la loro storia d'amore era nata vicino ad un bidone dell'umido, lui le stava dando della droga in una bustina di plastica celeste e lei era appoggiata sul fianco destro di quel bidone. Lui non guardava i suoi clienti negli occhi, lui teneva gli sguardi fissi sulla droga e sui soldi; era sempre stato così, infondo, non c'erano mai stati occhi con cui dover parlare o sguardi con cui incatenarsi. Non seppe cosa cambiò, quella sera, ma lui gli occhi li tenne alti e parlarono per un'eternità con gli occhi di quella ragazza; non seppe neanche cosa si dissero, ma era sicuro che erano così tante cose che fu per quel motivo che si dimenticò di prendere i soldi dalle mani della ragazza e l'ultima cosa che vide fu il suo sorriso e la sua schiena che si muoveva a tempo col suo corpo.
La scusa di riavere i soldi funzionò ed i due ebbero ancora una volta quel piccolo dialogo magnifico; lo riebbero per altre tre volte, per un mese intero, per anni. Seokjin era l'errore che si aspettavano, arrivato, però, al momento sbagliato: fu per questo che quando nacque, nacque nel loro appartamento tra asciugamani, grida e lacrime.
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Guilty stage
RomanceE se un giorno Agust D, uno dei rapper più famosi in sud Corea, avesse bisogno di Park Jimin, semplice ballerino della Cube? E se Park Jimin odiasse Agust D? Cosa accadrebbe se i due avessero bisogno l'uno dell'altro? Well come descrizione fa schif...