Guilty stage

Seventh

La vita alla Cube non era così diversa da quella che Jimin stava vivendo alla BigHit, eccetto per un certo rapper bruno che aveva cominciato ad assistere più volte alle prove di ballo. Anzi, 'più volte' è un eufemismo, Agust D partecipava ogni qualvolta che non era impegnato nel suo studio a comporre qualcosa di nuovo. Jimin aveva capito che era per colpa sua, che era stata la caduta sul suo culo a far smuovere quello di Yoongi e farlo venire alle prove.

Jimin osservò un ultima volta il lieve sorriso di Yoongi mentre sentiva il coreografo ricordare a tutti i passi da seguire, intensificando lo sguardo in quello di Jimin tanto per ricordargli che lui doveva ancora dare una buona impressione.

E Jimin ci stava mettendo tutto se stesso per essere almeno vicino all'altezza di quei ballerini, che avevano dietro anni di esperienza.

"Chiaro per tutti, quindi? Ricordatevi la sequenza non appena comincia la canzone e Jimin, per Dio, questa volta non cadere" disse il coreografo lanciandogli un'occhiata e voltandosi velocemente, perdendosi lo sguardo annoiato di Jimin.

Jimin osservò il ghigno sulle labbra di Yoongi a quel rimprovero e le sue guance si tinsero immediatamente di un colore roseo, lasciandolo con un leggero senso di inadeguatezza sullo stomaco. Perché doveva esserci proprio lui alle prove? Non bastava quel coreografo da strapazzo che ce l'aveva con Jimin?

La base partì e la voce roca di Yoongi cominciò a riempire la stanza, lasciando che il respiro pesante di ogni ballerino si confondesse con la musica. Jimin seguì tutti i movimenti e cercò di mantenere il tempo con la canzone, e si sorprese di come riuscì ad isolarsi nella musica, di come nella sua mente era presente sola la voce di Agust D e nient'altro. Non si accorse del momento in cui la musica si fermò, Hoseok dovette fermarlo prendendogli il polso sinistro. Jimin riaprì gli occhi lentamente e notò il sorriso soddisfatto del coreografo di fronte a lui, quel sorriso che sembrava dirgli "Lo sapevo che potevi farcela" e per un secondo Jimin si sentì completo, fu prima di posare lo sguardo in quello duro di Agust D.

I suoi occhi erano completamente neri, tant'è che Jimin si chiese se la pupilla fosse stata inghiottita dal resto intorno e la sua bocca era un filo di rasoio, dritta e lineare. Alzò un sopracciglio verso l'alto non appena Jimin posò lo sguardo su di lui e studiò tecnicamente il ragazzo: sapeva che Jimin era bravo, ma quello era tutt'altro. Quella era pura passione e Yoongi voleva vederne ancora ed ancora, senza mai smettere. Jimin restò a fissarlo ancora sentendo le guance diventare sempre più rosse sotto quegli occhi scuri.

D'improvviso, come tutto era cominciato, Yoongi si allontanò. Si staccò dal muro su cui aveva appoggiato la spalla destra ed uscì fuori dalla porta, lasciando che questa si chiudesse lentamente da sola. E Jimin si sentì perso quando capì di sentirsi più solo senza lo sguardo di Yoongi con lui, in quella stanza piena di sconosciuti.

"Mi ha detto Taehyung che tu sei il suo migliore amico, giusto?" chiese Hoseok dopo le prove, subito dopo che il coreografo aveva congedato tutti quanti dalla stanza e li aveva mandati nelle proprie stanze. Ma Jimin era ancora lì, ripetendo quella coreografia un'ultima volta ed Hoseok si era avvicinato, incontrando lo sguardo di Jimin col suo.

"Uhm, si" rispose debolmente Jimin, sedendosi a gambe incrociate sul pavimento ed appoggiando la schiena al muro. Hoseok gli sorrise nervoso, prima di sedersi alla sua destra, con le gambe stese davanti a lui. Il biondo prese immediatamente il telefono, deciso ad ignorare la presenza dell'altro, ma quello gli bloccò il polso e lo fermò.

"Possiamo parlare?" chiese Hoseok, guardandolo attentamente negli occhi. Jimin sospirò pesantemente prima di annuire ed appoggiare il telefono a terra, tra le sue gambe.