Capitolo 7

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Chiamai Luke quella mattina per sapere se era a casa e a che ora potevo passare, mi aveva detto che dalle tre e trenta del pomeriggio, ogni ora andava bene. Decisi così di presentarmi alle quattro, così da dargli un po' di tempo per riposarsi dopo il turno al lavoro.

Sapevo che Sally si sarebbe risentita del fatto che non l'avevo aggiornata sull'appuntamento in tempo reale, preferendo il ragazzo a lei, ma Luke si era già sentito messo da parte troppo a lungo. Odiavo quel pensiero e se, secondo lui, io non ero più la stessa persona probabilmente avrebbe potuto aiutarmi in qualche modo. Mandai velocemente un messaggio a Luke, chiedendogli se andava bene se andassi da lui sapere che mi stavo dirigendo da lui, al che mi diede l'ok, che mi aspettava.

Indossai un vestito bianco con una stampa a fiorellini, soliti sandali, recuperai borsetta, chiavi della mia automobile e telefonino. Prendere la macchina era l'unica possibilità, non solo perché abitava discretamente lontano, ma anche perché avevo con me la torta che avevo comprato il giorno precedente con Gary. Parcheggiai non troppo lontano da casa sua, per fortuna c'era parcheggio e non dovevo scervellarmi troppo a girovagare con la torta. Per carità, aveva la sua scatola di cartone, ma come il solito temevo di fare un disastro.

Chiusi l'automobile e a arrivai alla porta di ingresso, così iniziai a suonare il campanello in modo un po' insistente.

«Chi è?» chiese con voce allegra

«Sono l'ispettore Callaghan.» dissi, cercando di imitare un'improbabile voce maschile.

Sapevo bene che Luke mi avrebbe facilmente riconosciuta, era uno scherzo assodato tra noi, ma non smetteva mai di farci sorridere e prenderci in giro. Qualche volta scherzavamo sul fatto che se fossi nata maschio, a mio padre non avrebbe perso l'occasione per tentare di affibbiarmi il nome Clint, dato che con i primi tre figli gli era andata piuttosto male. Mio padre adorava da sempre Clint Eastwood, mi aveva fatto vedere i suoi film più volte e secondo i miei fratelli, ero l'unica che riusciva a sopportare quella tortura. In realtà, tra me e mio padre c'era un tacito accordo: lui l'ispettore Callaghan, io i film James Bond e andavo con lui alla prima di ogni nuovo film. Solo che i miei fratelli non ne avevano idea ed era diventata una tradizione tutta nostra.

«Entra Harry, ti stavo aspettando.» disse l'altro con voce impostata ridacchiando aprendo la porta per poi aggiungere «Certo, però che per essere un ispettore, sei migliorato parecchio»

«I miracoli della chirurgia plastica. Pensi che dovremmo passare al protagonista di Doctor Who? Ora il tredicesimo dottore è Jodie Whittaker, dato che è una donna potremmo cambiare senza risultare più strani del solito.» ammisi guardandolo con un mezzo sorriso

«Mi sembra giusto. Effettivamente è una donna perciò potremmo lavorarci su a cambiare la nostra routine. E quello... cos'è?» chiese indicando la scatola che tenevo tra le mani

«Regalo per il mio migliore amico» dissi guardandolo, mentre allungandola al mio amico, Luke prese la scatola dalle mie mani

«Non dovevi, lo sai.»

«E invece dovevo. Mi hai detto che rivolevi la tua migliore amica e questo è il primo passo per farlo. O almeno credo, non ricordo come fare ammenda. Se il regalo è pessimo, non è totalmente colpa mia» sorrisi entrando.

Casa sua l'avevo sempre amata, arredata con mobili moderni, un open space che univa la piccola sala da pranzo al salotto. Non avevo mai avuto il coraggio di cambiare gli arredamenti del posto dove abitavo, consideravo quell'appartamento ancora casa di mio fratello.

«In che senso?» chiese

«Mi sono fatta consigliare da... Gary.» ammisi

«Aspetta, fammi capire bene: intendi il capo di tuo fratello Dean? Avete avuto un appuntamento?»

Contro ogni probabilità #wattys2019 [Da Revisionare]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora