Capitolo 2

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Chi conosceva la mia famiglia, sapeva una cosa: tutti noi eravamo cresciuti con l'idea di essere molto puntuali e molto meticolosi, soprattutto quando si parlava di lavoro.

Quando mio fratello mi telefonò, dicendo che era meglio che lo raggiungessi al tribunale, perché il caso che stava seguendo stava subendo un ritardo per via di un testimone che non si era ancora presentato, perciò se mi andava potevo passare ad ascoltare le ultime battute.

Avremmo comunque valutato il rimandare ad un'altro giorno gli acquisti che avevamo previsto. Salii nuovamente in casa e scelsi un abito abbastanza elegante, ma comodo dato che ero in tribunale e com'era prevedibile, Dean sarebbe stato elegantissimo. Mi sarei guardata un po' in giro, chissà se avessi trovato la persona giusta per me.

Guardai nel mio armadio: come era ovvio non vi trovai nessun abito elegante, a parte un paio di vestiti neri, perciò ne scelsi uno che mi sembrava meno volgare dell'altro, in quanto la gonna era sotto il ginocchio, senza spacco. indossai dei tacchi (neri che non mettevo praticamente mai, ma dovevo fare bella figura, ma avrei avuto le scarpe da ginnastica in macchina!) e una borsa adeguata a tutto. Presi le chiavi della mia automobile, una Mini Cooper D color crema che i miei fratelli prendevano in giro, perché per loro era terribilmente piccola e parcheggiai non troppo lontano dal tribunale. Cambiai le scarpe da ginnastica con i tacchi e fu quando mi allontanai di qualche passo che ricordai il motivo per cui non portavo mai i tacchi: mi sentivo tremendamente instabile e avevo l'impressione che tutti mi fissassero, per prendermi in giro.

Entrai e aver chiesto indicazioni, arrivai nell'aula del tribunale dove si teneva l'udienza dove Dean era l'avvocato della difesa. Sia lui che la sua controparte erano molto convincenti, facevano domande che per me erano pertinenti e se fossi stata parte della giuria avrei avuto difficoltà a scegliere, se che l'imputato fosse innocente o colpevole.

Ci fu un'interruzione del dibattimento, avrebbero ripreso il giorno successivo; in quanto gli ultimi due testimoni e un esperto, sarebbero arrivati soltanto il giorno successivo.

«Sorellina! Sei qui e sei bellissima!» disse Dean piacevolmente sorpreso, per poi aggiungere «Fai attenzione con quei tacchi!» quando si rese conto che ci traballavo sopra. Non era stata un'idea brillante, soprattutto con tutta quella gente che c'era all'uscita dall'aula che si era riversata in un corridoio brulicante di gente. Usciti dall'aula, per evitare un avvocato scuro in viso che parlava con un uomo decisamente agitato, misi in fallo un piede e caddi addosso un uomo che aveva un caffè tra le mani, così facendo versò la bibita calda addosso a me.

«O mio Dio... Deve fare attenzione dove mette i piedi!» dissi con sdegno mentre l'uomo cercava di capire cosa fosse successo per poi aggiungere a bassa voce «Cazzo» guardandomi la macchia sul vestito

«Mi scusi non era mia intenzione.» disse lui imbarazzato, stava per aggiungere qualcosa ma lo interruppi.

«E ci credo! Faccia attenzione però la prossima volta!»

Fu in quel momento che mio fratello che si era allontanato un attimo, cercò di mettere una pezza al mio comportamento decisamente poco gentile. Non era una cosa che facevo di solito, non mi sarei arrabbiata in un altro momento, ma era praticamente l'unico vestito buono che avevo e non sopportavo di averlo rovinato con del caffè. Ero così tanto disparata di fare bella figura con Dean, che stavo guastando involontariamente la situazione. Sapevo che me ne sarei pentita e presto, ma ero terribilmente scossa.

«Scusami Gary, non so cosa prenda a mia sorella oggi. Non ha mai parlato a qualcuno così prima» disse

«Ma ti sembra normale? Ha rovinato il mio vestito preferito e credo che si sia rotto un tacco!»

«Non sarai la prima e nemmeno l'ultima, Helen. Dai che ti porto a casa.» disse Dean guardandomi torvo, prima di venire chiamato dall'uomo, che doveva rispondere al nome di Gary. I due uomini parlarono brevemente e mio fratello mi guardò in cagnesco per un istante. Dean si offrì di acquistargli un altro caffè per l'indomani, per ringraziarlo anche se il suo era andato perso, in quanto era tutto sul mio vestito e l'uomo lo ringraziò, accettando di buon grado.

Mi fece cenno di raggiungerlo, io lo guardai salutando l'uomo con tono assente. Solo quando uscimmo dal tribunale e ci fummo allontanati che Dean sbraitò «Si può sapere che ti prende?» sbraitò

«Mi è venuto addosso! Mi ha rovinato un vestito e ho fatto una figura da idiota patentata!»

«Direi che quello che ha fatto una figura idiota sono io, dato che hai sbraitato al mio capo, Helen! Non vorrei che mi licenziasse per colpa tua!» disse

«Lui? Il tuo capo? Ma non era il signor Kennedy?» chiesi sconcertata.

«Quello era uno dei soci fondatori ed è in pensione da tre anni, Helen. Non avrei mai dovuto farti venire qui, o comunque avrei dovuto specificare di non vestirti elegante, anche se mi ha fatto piacere vederti così. Meglio rimandare tutto a domani, sono troppo arrabbiato. Sei in macchina?» chiese e annuii, con aria triste. Mi dispiaceva aver rovinato l'umore a Dean, non pensavo di aver fatto un casino del genere.

«D'accordo, allora cambiati e torna a casa. Ti avrei chiesto un passaggio, ma ho bisogno di fare due passi per schiarirmi le idee. E per favore, non metterti più i tacchi, in nessun altro caso della vita.» disse facendo una smorfia.

Arrivai a casa e chiamai Sally con aria dispiaciuta, raccontando quanto era successo. Le raccontai di Dean, del fatto che sbraitai contro il suo capo, che era stato un idiota e che mi sentivo un po' in colpa.

«Credi che Dean sia arrabbiato con me?» chiesi alla fine

«Chiamo Luke e domani saremo da te, non ti preoccupare che si sistemerà tutto. Dean non è arrabbiato con te, hai esagerato ma eri nervosa. Una situazione in cui volevi fare comunque bella figura e comunque, anche se non lo ammetti a te stessa, ti sentivi a disagio. Mi sento in colpa anche io, però, dato che hai seguito il mio consiglio. Era bello questo Gary?»

«Lo spero Sally. Mah, niente di speciale. Non l'ho guardato bene, ma sono belli tutti se sono vestiti eleganti. Se mai lo incontro di nuovo, te lo faccio sapere.»

Conclusa la telefonata, mi misi sul divano e chiamai mia madre, Elizabeth, che mi rassicurò e mi invitò a cena, dato che lei e mio padre - Stephen, stavano per ordinare una pizza da asporto. Accettai di buon grado, dato che non me la sentivo di stare a casa da sola. 

Contro ogni probabilità #wattys2019 [Da Revisionare]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora