Capitolo 10

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Mi sto preparando per andare a scuola. Indosso un semplice jeans ed una camicetta. Sempre con le moto andiamo a scuola ed arriviamo in 5 minuti.
Noto un certo trambusto nell aria, chissà cosa sta succedendo. C è un cerchio solo che non riesco a vedere chi c è dentro.
"Ignora" mi dice George, si tanto non mi importa. Entriamo dentro ed i professori si girano verso di noi guardandoci.
"Dove andate?"
"In classe"
"Deve suonare prima la campagna" lo guardiamo da testa a piedi e dopo aver fatto una risatina andiamo in classe. Posiamo gli zaini sui banchi e usciamo di nuovo fuori. Do un bacio a Riki "Non mi hai dato neanche un bacio da sta mattina" metto il broncio.
Mi morde il labbro per poi baciarmi. Mette le mani sui miei fianchi stringendoli mentre io ho le braccia dietro il suo collo. Ci stacchiamo e mentre mi abbraccia da qualche bacio sul mio collo. Gli stringo le braccia e sorride.
Siamo solo noi due in classe perché i ragazzi sono usciti. Mi siedo sul banco mentre lui è all impedì avanti a me.
Allungo le braccia per stiracchiarmi ma lo colpisco per sbaglio.
"Scusa" tiene la mano sull occhio e scoppio a ridere per la faccia. Proprio in quel momento entrano i professori e quindi ritorniamo seri.
Si siedono tutti alla cattedra e ci guardano, lo fanno a posta...
Metto le mani sul suo viso dando due piccoli schiaffi.
"CAMILLA" dice un po' addolorato.
"Hai una faccia da schiaffi, non è colpa mia" mi guarda male, stavo per baciarlo ma dice
"No. Non voglio i tuoi baci" dice mettendosi sulle punte.
"Dai" mi arrampico su di lui e quando abbassa la testa lo bacio.
Sento dei passi ed un odore familiare
"MIO PADRE" dico staccandomi. Ci sediamo facendo finta di studiare, i prof non stanno capendo.
Si apre la porta mostrando la figura di mio padre?!
"SALVE" dice Riki facendo una specie di inchino, mi viene da ridere. Certo che fa proprio paura, è accompagnato da due uomini, ha gli occhi bui e il volto pallido.
"Papà cosa fai qui?"
"Volevo dirti di tornare in Italia dato che non rispondi al telefono. Poi se vuoi restare..."
"NONO prepariamo le valigie" fa un segno con il capo ed esce fuori.
Faccio un sorriso, Riki lui mette le mani sui miei fianchi e poi mio padre rientra mostrando solo la testa
"Giù le mani" le toglie con un sorriso divertito. Ma io le riposiziono guardando mio padre con sfida.
Si avvicina a noi mettendo le braccia sulle nostre spalle.
"Ma Dylan che fine ha fatto?"
"È morto"  dice Riki, gli do una gomitata "Dovrebbe essere in Italia"
Sorride e sene va definitivamente. Le ore passano velocemente. Ritorniamo a casa e dopo aver pranzato io e Riki saliamo in camera per poi buttarci sul letto. Ho voglia di baciarlo così mi siedo su di lui per poi piegarmi fino ad arrivare alle sue labbra.
Ci stacchiamo lentamente e vedo fissare le mie tette, abbasso lo sguardo e mi si è sbottonata un po'. Stavo per aggiustarmi ma mi ferma per poi farlo lui. Lo abbraccio forte ma la maglia fa di nuovo la stessa cosa così mi alzo e la cambio.
"Amore hai le tette grandi per questo" lo guardo e gli tiro un cuscino.
"Ho fame, aspettami qui" scendo giù e prendo due yogurt al sangue di topo,sono buonissimi.
"Giuro che stavo per chiederteli" dice Riki con faccia da bimbo felice.
Ci sediamo per terra e mentre mangiamo dico "Dovevo prendere qualcosa di più duro da mettere dentro" si blocca con il cucchiaio e mi guarda, dopo mi accorgo dei doppi sensi così continuo a provocarlo
"Si, dovevo prendere qualcosa di più duro, magari anche lungo in modo da non finirlo tutto" metto un cucchiaio in bocca e lui fa lo stesso.
Continuo la conversazione "Le dimensioni sono importanti per..." non finisco di parlare che si butta sopra di me, tutto ciò stesi a terra.
"Io ho qualcosa di duro ed anche molto lungo" sussurra
"Davvero?" mi toglie la maglia baciandomi. Piano piano saliamo sul letto lo guardo ridacchiando.
"Per dispetto non faremo niente" lo guardo
"Mh va bene" mi stendo sopra di lui posando la testa sul  petto mentre mi stringe il sedere e muove il suo bacino facendo scontrare le nostre intimità.
"Eh no, non faremo niente, ricordatelo" sussurro, lui continua a palpare il mio sedere.
"Mi dispiace per il tuo didietro" dice Cole spuntando dalla porta. Ridiamo entrambi e poi lui ci lascia di nuovo soli.
"Non puoi dimenticare le parole che ho detto prima?"
"NO"
Sbuffa e rimaniamo abbracciati per molto tempo. Dopo aver cenato passiamo la notte in modo normale, come sempre diciamo.
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