Dopo il quarto

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Una voce svegliò Jungkook dal profondo sonno che lo sfinimento gli aveva portato

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Una voce svegliò Jungkook dal profondo sonno che lo sfinimento gli aveva portato. 

Occhiaie profondamente scavate nella pelle, un viso deturpato dalla paura, Jungkook si mise subito seduto- drizzando bene le orecchie per captare al meglio quella voce sconosciuta.

Mentre dei leggeri tremolii scossero le sue spalle e le sue labbra, gli occhi guizzarono destra e a sinistra- la paranoia nel sentirsi osservati lo costrinse ad analizzare ogni centimetro dell'appartamento.  

Dai condotti sopra la sua testa, un piccolo visino spuntò dalle grate. Naso e le labbra biancastri, borse grigie scontornavano un paio di vuoti occhi, il visino inchiodò quei buchi giallognoli dentro le vive perle nocciola di Jungkook. 

Jungkook rimase pietrificato, con la testa alzata verso il soffitto, non riusciva dire nulla- l'orrida visione paratasi davanti- pelle pallida, quasi marcia, l'infante che tirava su col naso cacciando delle lacrime che ogni tanto scolavano giù da quegli occhi decrepiti, morti, inutilizzabili.

"Sono soffocato"

La voce uscì fuori da labbra immobili, il viso del bambino ancora immerso nel buio dei condotti, ancora affacciatosi ad osservare bene Jungkook.   

Jungkook cacciò via un urlo, alzandosi in piedi, allontanandosi il più possibile da quello spiraglio, via dalle grate che portavano al labirintico condotto d'aria- che a quanto pare l'aria te la sottraeva. 

Gli occhi cadaverici seguirono Jungkook nei suoi movimenti, e più niente altro. Semplicemente il corpicino se ne stava immobile, aggrappandosi con piccole dita al metallo arrugginito della grata, unghie sporche di polvere e sangue rattrappito. 

"Vuoi provare ad uscire passando per i condotti, hyung?" 

La vocina acuta riecheggiò per tutto il soffitto, urtando le orecchie di Jungkook, che se le tappò quasi subito, reprimendo l'istinto di serrare anche le palpebre- paura di quello che avrebbe potuto avvicinarglisi nei momenti di cecità.  

Il visino sparì, il bambino gattonò per i condotti e un forte tonfo si udì poco dopo la sua sparizione- il bambino aveva smesso di muoversi. 

Un respiro, affannoso, si incastrò tra i pensieri del ragazzo- e quando questo respiro si interruppe, all'improvviso, gustandosi un'ultima e lunga boccata d'aria, solo allora Jungkook chiuse gli occhi, aumentando la pressione delle mani sulle orecchie.   

La vista di qualcuno privo della possibilità di usare i polmoni come si doveva, un bambino esanime- un piccolo ammasso di carne dimenticato nel mezzo di claustrofobici labirinti di metallo. Jungkook riaprì gli occhi di scatto, involontariamente riavvicinandosi ai condotti, per potersi assicurare che il bambino fosse effettivamente sparito.    

Il buio accolse i suoi occhi, del bambino neanche l'ombra. 

Jungkook, nonostante il ricordo della sua voce ancora fosse ben serrato nei suoi pensieri, tirò un sospiro di sollievo.  

I rossi numeri a neon segnavano:"30:00"

1408. - YoonkooKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora