EPiLoGO

177 21 4
                                    

Il tempo di un  respiro e Jungkook potette già vedere un cappio dondolare davanti al suo naso, spuntava dal soffitto. Dondolava proprio come un pendolo, segnando il tempo, o meglio, quanto ne restava a Jungkook prima che il suo collo venisse accolto da quel nodo.

Il cappio avrebbe bloccato le sue vie respiratorie, oppure gli avrebbe spezzato il collo? Ogni volta che la corda si muoveva a destra e a sinistra nella testa del ragazzo riecheggiava in ticchettio di un orologio, tutto accompagnato da alcune domande inquietanti, che il ragazzo si poneva senza fine.

La 1408 mostrava quel cappio con orgoglio, come se all'improvviso si fosse fatta santa. Mostrava pietà, la stanza era improvvisamente diventata misericordiosa.

Il dolore non era mai stato un problema per Jungkook, al dire il vero, anzi, Jungkook si vantava di avere una soglia del dolore decisamente più alta del normale- ma quanto valeva solo per il dolore fisico. E adesso qualsiasi cosa avesse posseduto quella camera si stava divertendo a far rimuginare Jungkook sul dolore, utilizzando ricordi che il ragazzo credeva non aver gettato via sul fondo della sua memoria. Ma quegli stessi ricordi erano riemersi come un inquinante e muschioso relitto.  

A Jungkook parse di sentire la voce di un se stesso un po' deviato, nel suo cervello si sdoppiarono due volontà. 

Uccidi

faceva una

Non farlo

faceva l'altra.

Ma dalla 1408 non c'era un uscita, Jungkook lo capì- e magari l'unico modo per cessare di fungere da giochino della stanza, era proprio morire.

Il moro alzò lo sguardo al soffitto, dove la corda spuntava da chissà dove, calandosi giù dal muro fino al restare sospesa a qualche centimetro da una sedia in legno. 

Non desiderava altro se non rivedere ancora una volto il viso di Yoongi, il pensare che, almeno in quella vita, non ne avrebbe avuto più la possibilità lo invitava a sbrigarsi. 

Jungkook salì sulla sedia, lentamente afferrò il cappio con le mani, guardando il soffitto.

La scritta sul muro era ancora lì "La colpa è la tua se Yoongi è morto, ti meriti tutto questo, perciò smettila di essere così patetico, di piangerti addosso e deciditi a prendere una decisione. Non ti piacerebbe raggiungere il tuo adorato hyung?".

Era colpa di Jungkook- se non avessero litigato non sarebbe stato investito, se non si fosse comportato come un idiota non avrebbe perso ciò che aveva, e probabilmente non in quel momento non avrebbe dovuto essere costretto a fissare il nodo di una corda tra le tremanti mani. 

La sedia di legno sotto le suole delle sue scarpe sembrava pericolante,talmente tanto che le sue ginocchia non potevano fare a meno di tremare.

Farla finita sembrava ala soluzione più facile- uscire dalla stanza e dimenticare una volta per tutte, lo scopo era quello, e morendo avrebbe preso due piccioni con una fava.

Stava per accettare il cappio, le preoccupazioni per il dolore di morire soffocato sparirono, i suoi occhi erano umidi di lacrime e alcune goccioline scolarono giù dalle sue cilia. 

Avrebbe potuto uccidersi, quel giorno, ma una mano lo afferrò dalla camicia. 

Una pallida e bianca mano di un ragazzo pressoché di un metro e settantacinque, dai capelli azzurri, e con due spigolosi e scuri occhietti. 

Quando Jungkook si risvegliò era sul letto di un ospedale. Non c'era nessuno accanto a lui, ma intorno al suo collo c'erano dei rugosi e violacei lividi. Formavano un anello che circondava tutto il collo, per intero. 

Si passò una mano sulle ferite, e riprese a piangere.

1408. - YoonkooKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora