Ottavo

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Jungkook si coprì il viso con le mani, soffocando il pianto, decidendo che trattenere il fiato e contare fino a dieci era il modo migliore di impedire a quelle gocce trasparenti di sfuggire dalle sue ciglia

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Jungkook si coprì il viso con le mani, soffocando il pianto, decidendo che trattenere il fiato e contare fino a dieci era il modo migliore di impedire a quelle gocce trasparenti di sfuggire dalle sue ciglia.  

Sospirò.

La crudeltà della 1408 era tale che ti portava di fronte a qualcuno o a qualcosa del tuo passato che non puoi avere il piacere di avere nel tuo presente, riportando a galla ciò che di piacevole c'era nell'averle intorno per Jungkook era semplicemente la presenza di Yoongi, il suo tocco o il suo respiro- la sua tinta disordinata o la sua voce) e poi la 1406 si divertiva a sottrartela come si fa con i giocattoli ai bambini. C'era qualcosa di soddisfacente, nel sapere che potevi ridurre una persona ad un disastro di pianto e lamenti- e per farlo avevi semplicemente bisogno dei suoi ricordi, o dei suoi sentimenti.   

La camera attendeva la sua pazzia, pazientemente giocava con il suo cervello e attendeva che questo esplodesse.

Paura, rancore, ansie, brutti ricordi- venne sfruttato tutto il necessario per mandarlo nel panico.

Sentendosi imprigionato, murato vivo, Jungkook cercò di proteggersi trascinandosi verso l'angolo di quella camera.

Tutto ciò non era reale, e non avrebbe dovuto impazzire per qualcosa che non era reale- o avrebbe fatto una figura patetica.

Gentilmente si asciugò da solo alcune lacrime impigliate tra le ciglia, e pregò per la sua vita.

Pregò che finisse in fretta.

Specialmente dopo che la sensazione dell'avere Yoongi intorno- dopo due anni non ci sperava più- era tornata, e il senso di abbandono da essa trascinata nel suo petto lo schiaffeggiò dolorosamente in faccia. Pregò di non dover più patire una cosa del genere- e due erano le soluzioni, raggiungere Yoongi nell'altro mondo, o cercare in qualche modo di eliminare dalla sua testa la minima traccia che anche solo accennava al suo incontro, o ai suoi momenti, passati con Yoongi. 

Ma l'idea di uccidere- in un certo senso- l'esistenza del ragazzo via dalla sua mente gli sembrava un colpo basso, specialmente se aggiungevi al senso di ingiustizia anche quello del rimorso. 

Jungkook, un po' tremolante e instabile sul suo corpo, si accasciò sul letto, testa che penzolava inerme all'indietro sulla soglia di quel vecchio materasso e un ombra piano sembrò allungarsi in una lingua serpeggiante su la carta da parati.

Oramai Jungkook non aveva neanche la forza di spaventarsi, di sorprendersi, o di urlare. 

Guardò l'ombra di un uomo formarsi di fronte a lui- sotto sopra- e rimase steso nella stessa posizione, evitando di muovere un muscolo. 

A seconda di ciò che aveva di fronte, sembrava che una persona si fosse messa di fronte a lui, ai piedi del letto, e la sua imponente figura avesse ostacolato la luce della lampada all'interno della stanza.  

Un po' gli tornarono alla mente le favole che la madre gli raccontava da piccolo- Peter Pan che perdeva l'ombra e essa si divertiva a gironzolare per conto suo, attendendo solo di venire costretta a essere ricucita al suo piede. E, quell'ombra sul muro, sembrava voler ricollegarsi a Jungkook, o a volergli dire qualcosa. 

L'ombra allungò un dito e con esso graffiò, come un gatto, producendo striduli rumori d'agonia da parte della povera parete. 

La frase venne incisa dall'ombra, che sembrava volesse soffocare la figura inerme di Jungkook- ancora immobile sulle lenzuola- e la frase venne completata, presentata al ragazzo con un ghigno malefico abbozzato alla fine di essa. 

L'ombra sparì e smise di intralciare la luce, così che Jungkook potesse chiaramente leggere a sua opera sulla parete:

"La colpa è la tua se Yoongi è morto, ti meriti tutto questo, perciò smettila di essere così patetico, di piangerti addosso e muoviti a prendere una decisione. Non ti piacerebbe raggiungere il tuo adorato hyung?"

1408. - YoonkooKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora