Ciao Silvia,
mi hai chiesto di scrivere la mia versione ed eccola.
Era l'inizio dell'estate 1990, io e la mia amica Paola vagavamo per il centro di Firenze in cerca di nuovi ristorantini etnici. Avevamo già assaggiato il messicano, l'indiano, l'egiziano e speravamo di trovare qualcosa di nuovo.
A un certo punto sentimmo della musica provenire da Piazza della Signoria e seguimmo il suono, lì c'era un gruppo di percussionisti che stava eseguendo l'ultimo brano. Appena finirono ci chiesero di aiutarli a caricare gli strumenti in macchina e in cambio ci invitarono nella loro casa colonica fuori Firenze dove avrebbero cucinato piatti sudamericani e continuato a suonare. Non ce lo facemmo ripetere due volte e ci ritrovammo in una casa bellissima dove vivevano insieme circa dodici persone, tutti musicisti. Passammo una serata stupenda e divertente capendo che erano nate nuove amicizie. Prima di salutarci ci invitarono a un loro concerto che si sarebbe tenuto il mese successivo a Prato.
Quando finalmente arrivò il giorno del concerto, raggiungemmo al tavolo i nostri nuovi amici che avevano già mandato qualcuno a prendere da bere, per cui per me e Paola a fare la fila, interminabile, decisi di andare io. Al bar mi ritrovai dietro a un ragazzo alto e, secondo me, bellissimo, scoprii subito che era anche molto simpatico, c'era un leggero venticello che mi fece arrivare il suo odore, lo respirai e mi piacque.
Arrivato il suo turno, lo servirono, mi salutò e se ne andò; arrivò il mio turno, mi servirono, tornai al mio tavolo e... lui era lì... ci presentammo, era Edoardo, il bassista del gruppo.
Finalmente iniziarono a suonare, erano bravi e anche se non era un genere che mi piaceva particolarmente, mi feci travolgere dalla musica e mi scatenai. Alla fine dell'esibizione tornarono al tavolo e proseguimmo la serata.
Edoardo era in compagnia di un certo Giorgio ( mai l'avessi conosciuto) il quale appena gli dissi che vivevo da sola in un una grande casa, non esitò a chiedermi di ospitarlo, mi raccontò che era appena arrivato dalla Valle d'Aosta per frequentare una scuola di fotografia ma che Edo poteva ospitarlo solo per pochi giorni e io, che a pelle mi fidai, lo accolsi a casa mia.
La serata continuò a zonzo per le strade deserte di Firenze alla ricerca di un bar aperto, era caldissimo e alla fine andammo a casa di Edo a bere un tè, Sveva non c'era, potemmo fermarci anche per dormire, rimanemmo io, Paola e Giorgio. La mattina seguente ci trasferimmo a casa mia, insieme stavamo bene, era estate, eravamo allegri, spensierati, tutto ci sembrava meraviglioso, praticamente diventammo inseparabili fino a che Edo non partì con te per la Grecia e io per la Sardegna.
Di quel giorno, quando tu eri sotto la doccia e capisti, rifiutando di capire, che qualcosa di diverso stava succedendo, ricordo che faceva un gran caldo e io ero intenta a preparare le valigie perché partivo anch'io come voi per le vacanze, destinazione Sardegna.
Io e Edo ci eravamo già salutati e dati appuntamento a settembre, quindi non mi aspettavo di rivederlo così presto per un altro, ultimo, saluto.
Ci conoscevamo da pochissimo e ancora non c'era stato niente tra noi però mi piaceva già tanto il suo carattere allegro e spensierato.
La visita di quel giorno, inaspettata, mi ha fatto un piacere immenso, eravamo emozionati, e non posso negare di aver fantasticato su di noi.
Il problema, che forse tu non sai, Silvia, è che all'epoca ero un po' incasinata sentimentalmente, stavo da 5 anni con un certo Lucio, e le cose tra noi non andavano male, ma entrai davvero in crisi quando conobbi quel cantante famoso di cui anche tu sai, non mi sono mai innamorata di lui, la chimica mi ha spinta sulla strada della distruzione: la distruzione del mio rapporto con Lucio prima, e del tuo rapporto con Edo, dopo. Nonostante il tradimento Lucio era disposto a tornare con me, ma io avevo le idee confuse. Mi comportavo e mi sentivo come se non ci fosse quel legame, come se fossi stata libera.
Non so cosa mi sia successo, ma pur sentendo di amare Lucio, non riuscivo a dire no al frontman di quel famoso gruppo musicale, e stavo male, mi sentivo in colpa e mi ci sentivo ancor più allorché lui diceva di capire e perdonare.
Quando quel giorno Edoardo venne a salutarmi, capii che il mio destino andava verso di lui, che qualcosa in lui mi apparteneva e non sapevo se sarei mai riuscita a farne a meno. Partivo per raggiungere Lucio, ma nel cuore avevo già Edo.
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La notte più lunga - il dio di cartapesta - (BOZZA)
Fiksi UmumUn lungo De Profundis contemporaneo. Una confessione che intreccia le vite di due donne che non si sono mai viste ma le cui vite si sono incrociate in un momento decisivo per entrambe le loro esistenze. Ester e Silvia, dopo aver passato la vita a im...