Come sai partimmo per la Grecia, con l'idea di dividere la vacanza in due periodi, prima lì e successivamente in Jugoslavia.
La preparazione della vacanza fu una cosa affascinantissima per me. C'era innanzitutto da sistemare la moto e procurarsi alcuni pezzi di ricambio da portare con noi, perché non sapevamo cosa avremmo trovato, specialmente in Jugoslavia, quindi era meglio partire con una borsa degli attrezzi ben fornita. Edo telefonava ai rivenditori, prenotava i pezzi e insieme andavamo a prenderli. Firenze doveva essere infuocata, come sempre in estate, ma a quel tempo per me non era mai abbastanza caldo. Andavamo in giro con la sua moto a recuperare questo e quello, e ciò che più mi piaceva era la razionalità, la complessità e la precisione che Edo metteva nell'organizzare tutto senza sbagliare nessun dettaglio. Indubbiamente non era il suo primo viaggio in moto, ma era il primo per me e io guardavo tutto con occhi incantati. Volevo imparare da lui. Edo mi sembrava la persona più intelligente del mondo, tutto quello che faceva, che fosse intellettuale o manuale, lo faceva alla perfezione. Lo amavo, ero sicurissima che non esistesse un uomo migliore.
Primo tratto: acqua. La vacanza non sembrava essere nata sotto un buon auspicio. Arrivammo ad Ancora bagnatissimi, e da lì prendemmo poi la nave - passaggio ponte - per Igoumenitsa.
La prima parte del viaggio fu meravigliosa. Andammo a Lefkada, molti dicono che Lefkada fa schifo. È afosa e le spiagge non sono così belle. Forse rispetto al resto della Grecia è una delle isole meno belle, ma per me era l'isola dell'amore. Il mare pulitissimo. L'isola tutta, non solo le singole spiagge, era praticamente deserta. Avevamo una spiaggia lunga qualche chilometro tutta per noi. Più avanti, dove avevamo messo la tenda, una piccola spiaggia che era un incanto. Lì c'erano gruppi di cespugli che nascondevano piazzole per tende, cosicché non stavano mai al sole diretto, c'era sempre l'ombra del cespuglio tutto intorno e sopra. Non erano tante ed erano quasi in riva al mare. Più su c'era una specie di bazar dove si poteva mangiare souvlaki e le famose insalate greche con la feta.
Restammo poco però a Lefkada, perché comunque la vacanza era pensata per essere itinerante e avevamo diverse tappe da fare. Volevamo passare per l'interno e raggiungere Salonicco, luogo che anche Edo non conosceva bene e volevamo rimanere lì qualche giorno.
Anche perché io non stavo benissimo e avevamo bisogno almeno di un campeggio che fosse un po' pulito.
Attraversare i monti della Grecia in moto in piena estate è un'esperienza alienante. L'unica cosa che testimoniava che eravamo ancora nel XX secolo era la nostra moto. Neri corvi si assiepavano lungo le strade sconnesse a intervallare il nulla, tra un muro a secco, un campo a sterpaglia e più in giù un uliveto apparentemente abbandonato.
Onirico è l'aggettivo adatto. Io vivevo in uno stato personale ipnotico, con Edo studiavamo i sogni e le loro connessioni con la vita reale, e quel viaggio a me pareva, almeno all'inizio, qualcosa a metà strada tra la leggenda e la fiaba. Poi Edo... che a Lefkada mi portò nel punto più estremo a sud per farmi vedere quale era l'isola di Ulisse. Come potevo, laggiù, sentirmi parte del secolo che aveva inventato il personal computer?!
Da Thessaloniki partimmo tardi quella mattina, e ci toccò anche una lunga coda alla dogana.
Non sto qui a ripetere quel che ho già raccontato altrove. Sicuramente lui ti ha riferito della nostra disavventura in quella che di lì a pochissimo non sarebbe più stata la Jugoslavia.
Eppure i giornali non ne parlavano, non quando noi siamo passati per il Montenegro, non nei mesi appena precedenti e nemmeno in quelli subito successivi. Si sapeva che c'erano dei tafferugli ma non se ne comprendeva l'entità.
In ogni caso noi ci finimmo proprio in mezzo, ma questo non ci impedì comunque di godere della splendida Dubrovnik, di un po' di mare, e degli ultimi istanti felici tra di noi.
Sì, perché nonostante tutto, nonostante la pioggia, nonostante la guerra civile, nonostante tu fossi già tra i suoi pensieri, noi due, a Dubrovnik, eravamo felici.
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La notte più lunga - il dio di cartapesta - (BOZZA)
Ficção GeralUn lungo De Profundis contemporaneo. Una confessione che intreccia le vite di due donne che non si sono mai viste ma le cui vite si sono incrociate in un momento decisivo per entrambe le loro esistenze. Ester e Silvia, dopo aver passato la vita a im...