V - Ester e Edo

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Dopo quella nostra prima volta, avvenuta quasi per caso, complici il famoso caffè a Fiesole e gli attacchi di panico, ne seguirono altre, tante, tantissime ed ogni volta cercavo di ricreare la magia della prima volta.

Dopo, come un ebete, andavo al lavoro, distrutta per non aver chiuso occhio ma felice per tutti i cambiamenti che stavano avvenendo.

Per ore e ore, mentre lavoravo, ripassavo a mente quello che avevamo fatto e arrossivo se sorprendevo i colleghi a guardarmi, quasi che potessero leggermi i pensieri.

È stato un crescendo per entrambi, non potevamo più fare a meno l'uno dell'altra e faticavamo a staccarci anche per fare le cose quotidiane: studiare, lavorare, fare la spesa.

I primi mesi sono trascorsi nell'allegria più totale tra festa dell'unità, concerti all'aperto, al chiuso, spettacoli, cene, giri in moto e tante risate.

Anche io, come te, ero molto affascinata dal suo mondo; amava l'arte e aveva la capacità di farla amare anche a chi non la conosceva, così come la musica e tutto ciò che faceva; non era la prima volta che incontravo una persona così interessante ma era la prima volta che qualcuno riusciva a trasmettere anche a me la bellezza delle cose che vedeva.

Eravamo pieni di sogni e di progetti, io sognavo di cantare ed Edoardo, che già suonava, mi spronava a prendere lezioni di canto per mettere su un nostro gruppo ma io ero troppo timida per pensare davvero di cantare davanti ad un pubblico o anche solo davanti a lui, temevo di deluderlo per cui mi incupivo, più insisteva e più entravo in crisi, mi chiudevo e lui non capendo il motivo di questa chiusura cominciava a farsi domande sul nostro rapporto! Come poteva puntare su una storia come la nostra se, al primo ostacolo, andavo in crisi e non facevo entrare nessuno nel mio mondo?

Lui, così solare, così pieno di vita, sempre positivo, e io, diventata musona, gelosa, diffidente? Aveva fatto bene a lasciare Silvia, che conosceva così bene e che non gli avrebbe riservato sorprese, per Ester, questa sconosciuta silenziosa?

Anche io mi facevo tante domande sul nostro rapporto, anche io mi chiedevo se avessi fatto bene a lasciare Andrea, i dubbi erano davvero tanti.

Edoardo suonava in più gruppi, diversi generi musicali, facevo il possibile per essere sempre presente ai concerti, adoravo vederlo suonare il basso e il suo modo di guardarmi ballare mentre lo suonava. Cosa potevamo desiderare di più?

Una sera mi propone di passare le vacanze di Pasqua a Parigi, un conoscente ci offre il suo piccolissimo monolocale con vista sui tetti: una sedia, un tavolo, una lampada ed un lettino erano l'unico arredamento, ma era meraviglioso!

Edo teneva un piccolo quaderno e, per ingannare il tempo nelle lunghe ore di viaggio in treno da Firenze a Parigi, ci scriveva i suoi desideri che poi mi faceva leggere. "Ti amo. Voglio stare con te tutta la vita, facciamo un bambino? Anzi 10, 100, 1000 bambini tutti uguali a te!" Questo il desiderio che ha scritto su quel quadernetto, quello che ha cambiato inesorabilmente tutti i nostri progetti, la nostra vita, il corso degli eventi, ma come potevo prevedere ciò che sarebbe successo?

A Parigi era tutto così magico, così bello che è venuto naturale provare a concepire il nostro bambino in quel monolocale, e per essere sicuri che ciò avvenisse, da quel momento abbiamo fatto l'amore con quell'idea, senza mai cambiarla.

Purtroppo, non avevo fatto i conti con la sua giovane età, non mi ero resa conto (giovane e innamorata pure io) che, passata l'euforia del magico momento, lui fosse tornato ben presto alla realtà, alle incombenze quotidiane: il lavoro, lo studio, la mamma, il fratellino e altre mille cose, mentre io ero ancora ancorata a quel sogno.

La notte più lunga - il dio di cartapesta - (BOZZA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora