Capitolo 44

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"Tutto bene?" Mi chiede Caleb, puntando i suoi occhi azzurri nello specchietto centrale per controllare com'è la situazione sui sedili posteriori. Anche nel buio dell'abitacolo, le sue iridi non perdono quello strano, e allo stesso tempo bellissimo, luccichio che contraddistingue il suo sguardo acuto.

Mi chiedo davvero cosa passa per la mente di Hana ogni volta che Caleb la inchioda con lo sguardo. Deve essere magico vedere l'ammirazione in quegli occhi.

"Ho un mal di testa a dir poco terribile." Rispondo, appoggiando la testa al finestrino.
"Ci avrei scommesso." Mi stuzzica lui, per poi lanciare un'occhiata d'intesa a Hana. "In queste due settimane, tra le frasi più quotate di Whitney ,in testa abbiamo "Ho un mal di testa terribile"."
"Puoi biasimarla?" Ribatte Hana in un tono che preannuncia l'arrivo di un adorabile battibecco. "Siete voi, uomini delle caverne, a farci venire il mal di testa."
"Ehi, io non ho ancora fatto un bel niente." Si difende Caleb, ridacchiando sommessamente.

Naturalmente io evito accuratamente di intromettermi nella loro discussione dai toni scherzosi e mi limito semplicemente a dare ragione a Caleb in silenzio. Ultimamente io e il mal di testa andiamo a braccetto, stiamo diventando una e la stessa cosa. Non c'è Whitney senza una fastidiosissima emicrania.

È come se il mio corpo l'avesse scelta come forma suprema per reagire ad ogni ostacolo che incontro. E questa sera ho dovuto subirmi la consapevolezza che quella strega vestita di marche che costano più della mia stessa esistenza sta plagiando Justin con una destrezza spaventosa.

Deve essere colpa sua se Justin ha preferito passare la sera in un club piuttosto che in mia compagnia. Si, deve essere questa la verità...o questo o sono arrivata al punto in cui odio così tanto Clarice da non poterle nemmeno accordare il beneficio del dubbio.

Il mio essere pacifica e riflessiva, che mi ha sempre portato a riflettere parecchio prima di addossare colpe alle persone, si sta dissolvendo nel nulla. Io la odio, odio quella piccola strega. E odio Justin per essere il solito maschio che non riuscirebbe a capire quando una ragazza è follemente innamorata di lui nemmeno se gli si appostasse davanti con un cartello appeso al collo con la scritta "Non voglio esserti soltanto amica".

Ovviamente non è vero. Se lo odiassi almeno un pizzico, a quest'ora non avrei le palpitazioni al solo pensiero che Clarice possa mai vedere la sua favola avverarsi. Vorrei solo che lui vedesse il suo lato da strega...e se questo non è possibile, almeno che capisse che il suo disturbo mentale non sia l'unica ragione che la porta ad avere il cuore nero.

"Starà bene?" Sento dire e mi rendo conto che la macchina si è fermata già da un pezzo e che io sto fissando distrattamente l'entrata dell'edificio in cui abitiamo.
"Oh si, è questione di tempo prima che Justin si precipiti qui per chiederle scusa." Risponde Hana in tono deciso.
"Credo proprio che questo succederà prima del previsto." Asserisce Caleb dopo un paio di secondi di silenzio per poi puntare il dito verso il parcheggio. E dopo qualche attimo di interdizione, poiché strappata "malamente" dai miei pensieri, scorgo la macchina di Justin parcheggiata come al solito in un angolino da cui solo Dio sa come lui riesca ad uscirne ogni volta.

"Perché non vai a parlarci? Noi ce ne andiamo a fare un giro." Mi suggerisce Hana, voltandosi nella mia direzione. "Ah e sappi che potrei averlo leggermente spaventato, qualche ora fa, quando ce ne siamo andate dal club. Gli ho detto che stai aprendo gli occhi su che tipo di persona sia veramente. È letteralmente sbiancato."
"Sei incorreggibile." La apostrofo, per poi scoppiare a ridere.
"Non c'è di che." Ribatte Hana, facendomi la linguaccia.

Dopo aver salutato lei e un Caleb incredibilmente divertito, mi tolgo i tacchi vertiginosi, prestatemi col preciso intento di vedermi con le gambe all'aria e scendo dalla macchina con l'intenzione di avvicinarmi a quella di Justin. Ma solo dopo qualche passo mi rendo conto che non ci sia nessuno all'interno dell'abitacolo, perciò procedo scalza nella direzione dell'edificio chiedendomi dove sia finito. I miei piedi sono talmente indolenziti che non riesco nemmeno ad avere freddo, perciò proseguo a passo sostenuto preparandomi mentalmente ai cinque piani di scale che dovrò salire. Non ci si abitua mai ad una tale tortura.

Quando arrivo al terzo piano, con il fiatone e la voglia di sedermi su in gradino e aspettare che Hana arrivi a convincermi affinché io continui l'avanzata verso la mia meta, sento una voce familiare che canticchia Fix you dei Coldplay. E, benché la mia cultura musicale sia letteralmente pari a zero, se non di meno, non posso non avere impressa nella mente questa canzone, perché ogni volta che passa in radio Justin non esita a sfoggiare le sue doti canore...e non lo sta facendo nemmeno in questo momento, nonostante siano le due del mattino e si trovi in un edificio anche fin troppo abitato.

"Sveglierai qualcuno." Lo informo, quando finalmente riesco a salire anche l'ultimo gradino, trovandolo seduto sullo zerbino, con le gambe distese e la schiena appoggiata alla porta.
"Una vecchietta è già uscita due volte per informarmi che è inutile che io ti faccia la serenata, visto che non sei a casa." Mi informa a sua volta scattando in piedi.
"Oh mio dio, che vergogna!" Asserisco, lanciandogli un'occhiata storta. "Avresti potuto aspettare fino a domani mattina."
"No, perché non avrei chiuso occhio." Dice in tono flebile, moridicchiandosi il labbro interiore. "Non posso andare a dormire sapendo che sei arrabbiata con me."
"Allora non avresti dovuto farmi arrabbiare." Asserisco in tono secco, facendogli segno di spostarsi per permettermi di aprire la porta. E Justin subisce la mia ira in silenzio, analizzando attentamente ogni mio movimento.

"Posso spiegarti quello che è successo?" Mi chiede dopo qualche secondo di silenzio, seguendomi a ruota in casa. E io mi limito ad acconsentire con un cenno della testa, lasciando cadere i tacchi di Hana sul pavimento (e ringraziando il Signore per il fatto che lei non mia abbia appena visto trattare male i suoi "amori" mortali).

"Grazie." Ribatte Justin, togliendosi il giacchetto di pelle. Se c'è una cosa che ho capito è che questo ragazzo non ha intenzione di rinunciare al suo stile nemmeno quando fuori fa un freddo micidiale, cosa che porterebbe la maggior parte delle persone ad indossare mezzo armadio ad ogni uscita. Ma lui se ne va tranquillamente in giro con i suoi giacchetti di pelle e le maglie a maniche corte, pur essendo suscettibile al freddo come ogni altro comune mortale.

"Non ti ho mentito perché volevo passare il tempo insieme a Clarice, Whitney. Ti ho mentito perché avevo capito che c'era qualcosa di sbagliato in tutta questa situazione, ma avevo paura di lasciar andare una persona che conosco da tutta una vita." Inizia, lasciandosi cadere sul divano. " Ho perso di vista il fatto che la nostra amicizia non è più come una volta e che non facciamo altro che scontrarci. Non sono bravo a lasciar andare le persone, anche quando mi rendo conto che la loro presenza è diventata nociva continuo ad inseguirle senza sosta. Sono fatto così. Ma mi sento incredibilmente migliore da quando ci sei te, perciò, chissà, potresti aiutarmi ad imparare a lasciar andare chi mi sta semplicemente ostacolando. Ne sei capace, lo so. Se sei riuscita a farti amare e farmi amare un po' di più me stesso, non c'è niente che tu non possa fare."

Immagino che a questo punto dovrei avere la prontezza di aprire la bocca e tirar fuori una frase intelligente. E, invece, tutto ciò che faccio è starmene impallata nel bel mezzo del salotto a guardarlo con un'aria, scommetto, piuttosto spaesata. È il mio udito che mi gioca brutti scherzi o ha appena detto di amarmi?

"Ti ho presa alla sprovvista? Non è così che avrei voluto confessarti certe cose." Riprende, fissando lo sguardo sul soffitto. "Anzi, non so nemmeno come avrei voluto che venissero fuori. Tutto questo è nuovo per me tanto quanto lo è per te, perché, diamine, non ricordo di aver mai avuto neanche lontanamente la sensazione di essere innamorato. Però, io non ho dubbi Whitney. Sono innamorato di te. E non è stato un processo graduale, non è successo lentamente. Mi sono innamorato di te tutto d'un colpo ed è letteralmente la cosa più bella che mi sia mai successa perché, ad oggi, odio un po' di meno il mondo e amo un po' di più tutto quello che mi circonda. E questo solo grazie a te."
"Quando l'hai capito?" Sussurro con il cuore in gola.
"Che ero innamorato di te? Sin dall'inizio." Risponde, sorridendo divertito mentre prende a guardarmi intensamente. "Tutto il resto l'ho capito mentre ti aspettavo seduto sullo zerbino."

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora