Chi ha iniziato a diffondere in giro l'idea che il tempo passi alla velocità della luce, chiaramente non ha mai vissuto in una piccola comunità nascosta nel sud della Pennsylvania, dove la vita si ferma veramente al tramonto del sole e riprende a scorrere lentamente all'alba .
Perché giuro che vivere qui, dopo aver assaporato la libertà, ti dà l'impressione che il giorno non duri piu soltanto ventiquattro ore, bensí un numero indefinite.Ma chi ha inventato quel detto chiaramente non ne aveva la piu pallida idea.
Io, invece, lo so. E ne divento ogni giorno piu consapevole. Tant'e che ormai a distanza di tre mesi da quel fatidico giorno in cui mi sono lasciata alle spalle il sogno di costruire un futuro nella Grande Mela, non sono ancora riuscita ad affondare le radici nel suolo della comunità.Ogni mattina quando apro gli occhi prometto a me stessa che sarà un giorno migliore , per trovare la forza di scendere giù dal letto. Eppure ogni giorno ho a che fare con la stessa storia: vado in giro come un'anima in pena, totalmente incapace di controllare i miei stessi sentimenti.
Sento, in qualche modo, di essere ancora incatenata alla vita costruitami a New York. E si sta rivelando più difficile del previsto il fatto di aprire nuovamente l'anima a questo posto che, pur non ideale per il mio spirito, mi ha dato tanto."Oh mio Dio, Whitney!" Vengo colta alla sprovvista dalla voce squillante di Bethany. "Hai intenzione di passare il resto della tua vita in questa stanza?"
"Se possibile." Scherzo, sperando che la mia sorellina non noti il movimento sottile con cui nascondo le polaroid, che rittragono me e Justin (una delle poche cose a cui non ho avuto il cuore di rinunciare) , sotto i cuscini.
"Tu davvero pensi che non abbia capito che quelle foto che ti ostini a guardare ogni mattina siano del tuo ragazzo?" Mi chiede apertamente, esasperata dal mio silenzio prolungato sull'argomento. "Quello che ti sei lasciata dietro quando sei ritornata qui?"
"Non mi interessa cosa pensi perché, francamente, non sono affari tuoi." Taglio corto, raddrizzando la schiena.
"Andiamo, non fare la difficile. Raccontami di lui e io ti dirò dov'è che sparisco ogni pomeriggio." Mi propone, sedendosi accanto a me sul bordo del mio letto. "È uno scambio equo, non trovi?"
"No." Ribatto senza alcun indugio, ridacchiando piano, sinceramente divertita. "So già dove sparisci e non ho bisogno di una tua conferma per sapere che i miei sospetti siano giusti."
"E io so già che ti sei lasciata dietro qualcuno quando hai deciso di ritornare qui. Non ho bisogno che tu lo ammetta per sapere che i miei sospetti siano giusti." Ribatte allo stesso modo, utilizzando le mie stesse armi. "Ti manca come l'aria."Ed anche se realizzo di essere stata colta in flagrante e di non essere stata poi così brava a nascondere quale sia il prezzo ormai pagato per essere vicina a tutti loro, mi viene spontaneo sorridere di fronte alla perspicacia con cui mi ha mascherato. Sin dal primo giorno Bethany mi ha bombardata di domande riguardanti la vita a New York, ma non mi ha mai chiesto apertamente se mi sono innamorata di un ragazzo non amish. E io non ho mai confessato di mia spontanea volontà, non sapendo che effetto potrebbe sortire questa ammissione su di lei.
"Prima tu." Mi arrendo, in fine, esortandola a continuare. La ragazza in tutta risposta sorride, per poi liberarsi del grembiule bianco che le circonda la vita, sopra un incredibilmente austero vestito nero, per poi proseguire col sbarazzarsi del rigido chignon in cui raccoglie i capelli ogni mattina. Capelli che ora cadono in onde castane sopra le sue spalle fragili ed incorniciano il suo viso dai tratti delicati.
Libera com'è da quella sorta di dress code amish che ci impongono sin da piccole, sembra tutta un'altra persona."Sono diventata amica di una ragazza del villaggio accanto." Mi confessa, abbassando notevolmente il tono della voce.
"Una ragazza non amish, suppongo." Tengo a specificare, inarcando un sopracciglio.
"Si, Whitney." Concorda con un sorriso a trentadue denti. "E onestamente non riesco a capacitarmi più di come io mi sia lasciata influenzare da papà e credere che tutti gli esseri non amish siano una minaccia per la nostra comunità. Kate ha la mia stessa età ed è la persona piu dolce di questo mondo. Ogni volta che riesco a sparire senza che papà lo noti, mi fa fare un sacco di cose divertenti che mi fanno sentire un milione di volte piu viva di quanto mi sia sentita qui, nella nostra amata comunità. Kate è come noi, Whitney. Ha solo una vita diversa. Tu dovresti capirmi."
"E ti capisco, infatti." Concordo, prendendo ad accarezzarle lievemente una guancia. "E non ti giudicherò mai. Ma non posso garantirti che papà sarà così clemente, semmai dovesse scoprire che ogni giorno ti intrufoli in un villaggio non amish per vivere come loro, circondata da tutto quello che lui considera frutto della depravazione umana."
"Ed è per questo, mia cara sorella maggiore e più saggia, che papa non lo scoprirà mai." Replica, lanciandomi uno sguardo eloquente. "Continuerò a vedere Kate di nascosto finché potrò finalmente abbandonare la comunità. E quando quel giorno arriverà, non guarderò più indietro. Ora tu!"Le sue parole e la decisione che intravedo nei suoi occhi mi lasciano interdetta per qualche secondo. Io stessa, prima di aver abbandonato la comunità, ero fatta interamente di nervosismo ed eccitazione, ma mai s'era vista talmente tanta determinazione nei miei occhi. E se ci fosse stata almeno la metà di quanto intravedo in quelli di Emily, probabilmente anche io avrei voltato le spalle al passato senza più guardare indietro.
"Lui è Justin." Inizio, consegnando tra le sue mani le polaroid che ho custodito tanto gelosamente in questi mesi. "Come puoi vedere, non ha niente di amish."
"Ma tu lo ami, non è cosi?" Mi chiede, analizzando avidamente ogni dettaglio, per poi proseguire quando io confermo con un semplice cenno della testa.
"E lui ama te." Suppone, sorridendo più per se stessa che per me.
"È un po' complicato." Replico, grattandomi la nuca, sinceramente in difficoltà. "Mi amava prima che partissi. Ma credo che ora sia andato avanti."
"Cosa te lo fa pensare?" Ribatte, evidentemente contrariata. E' come se la mia risposta fosse, in qualche modo, un pericolo per la sua visione di ciò che l'aspetta fuori da qui, una volta che sarà abbastanza grande da poter prendere e andarsene.
"Gli ho mandato una lettera qualche settimana fa e non ho ricevuto alcuna risposta. Mi ero promessa che non gli avrei fatto capire dove mi trovo, figuriamoci servirgli su un piatto d'argento l'indirizzo. Eppure..." Mi fermo, rendendomi conto che devo prestare un po' più di attenzione al modo in cui affronto questo difficile argomento con lei. "Lui è fuori da qui, Bethany, in una grande città dove ogni giorno incrocia un sacco di sguardi diversi. E può darsi che uno in particolare l'abbia catturato. "
"Beh, se tu non avessi avuto la cattiva idea di tornare qui, stareste ancora insieme." Replica in tono freddo, quasi fosse un'accusa. Cosa che mi fa provare un'ondata di delusione, così grande che mi risulta difficilmente da ignorare."Guarda che sono tornata qui pensando maggiormente al tuo bene." Sbotto dopo un paio di secondi di silenzio.
"In questo caso, lasciati dire che hai commesso un grandissimo errore." Replica senza batter ciglio. "Appena compierò diciott'anni, me ne andrò molto lontano da qui e tu ti troverai nella scomoda situazione di dover scegliere nuovamente se restare nella comunita o andartene."Ogni parola che esce dalla sua bocca risulta parecchio familiare alle mie orecchie. Sono le stesse paure che io analizzo ogni giorno, senza saper mai come metterle a tacere. E ora che le sento dire a voce alta e provenire da un'altra persona, sembrano piu vere che mai.
"Nel primo caso, se tu dovessi scegliere di restare, dovrai accettare il fatto che non verrai mai piu vista con gli stessi occhi dalla comunità." Continua a infilare il coltello nella piaga, lanciando uno sguardo eloquente ai miei semplici vestiti neri che sono tra i pochi capi di abbigliamento che ho portato con me. "Guardati, nemmeno tu ti senti piu una amish."
"Nel secondo caso, invece..." Prosegue con un'aria di superiorità che non dovrebbe appartenere ad una ragazzina di quindici anni. "Avrai a che fare con un padre furioso e umiliato perché sua figlia ha deciso di abbandonare la comunità non una volta, ma ben due volte."
"Qualunque cosa scegliessi, qualcuno ne soffrirà a prescindere." Rifletto a voce alta, sentendo nell'aria il sentore della sconfitta. Non vedo più via di uscita da una situazione che è puramente il risultato delle mie scelte e questa mancanza di prospettive mi uccide più di qualunque altra cosa.Sono io contro tutti. La mia felicità contro quella della mia famiglia. La mia tranquillità contro quella della mia famiglia.
Qualunque passo facessi, qualcuno ne resterebbe incredibilmente deluso. Perciò si tratta semplicemente di rispondere sinceramente ad una domanda che mi attraversa la testa già da un po'.Ci tengo di più alla mia felicità o a quella di quelli intorno a me?
N.a
Dunque, questo capitolo è pronto da parecchio... però prima di pubblicarlo ho voluto semplicemente vedere quanto fosse alto il coinvolgimento di voi lettrici. Per mio grande dispiacere, ho dovuto appurare che, in realtà, la storia non suscita più granché in voi, o almeno non come all'inizio.
Ma, intendiamoci, so bene che sia tutta colpa mia. Pertanto non mi lamenterò (perché non ne ho il diritto) ma farò di tutto per non allungare il brodo e finirla al più presto.
Detto questo: -6
Ps: Mi auguro abbiate passato un Natale fantastico insieme alle vostre famiglie!♥️
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Il cielo nei tuoi occhi d'ebano
RomanceWhitney ha solo 19 anni e fin troppe responsabilità per la sua giovane età. Il suo unico scopo nella vita è quello di riuscire a ritagliarsi un posticino fuori dalla sua piccola cittandina amish, in questo nuovo mondo che tanto riesce ad intrigarla...