Dopo aver lanciato qualche altro sguardo sbrigativo nel corridoio gremito di studenti rumorosi, mi appoggio pigramente al muro e sbuffo per la frustrazione. Continua a non esserci traccia di Justin e ho la "vaga" impressione che egli abbia ripreso le sue vecchie abitudini, saltando i corsi un giorno si e l'altro pure. Non ne sarei così sorpresa, se così fosse.
Ma ciò che mi infastidisce davvero oltremisura è il suo continuo rendersi irreperibile. Dannazione, riuscire a trovarlo e avere una conversazione che duri più di cinque minuti sta diventando un'impresa titanica.D'istinto controllo ancora una volta lo schermo del telefono, nella speranza di trovarmi la notifica di un suo messaggio come risposta ai miei dieci tentativi di contattarlo nel giro di cinque minuti. Ma, naturalmente, capisco subito che io stia sprecando inutilmente le mie speranze. Se il mio storico amico sta davvero ritornando alle vecchie abitudini, devo iniziare ad accettare l'idea che probabilmente preferirà passare le giornate in compagnia dei suoi compari depravati.
Non posso essere certa che la ragione della sua "scomparsa" sia realmente questa, ma, se non altro, preferisco pensare ciò piuttosto che constatare che, ancora una volta, sto passando in secondo piano. Con Justin è sempre la stessa storia: chiunque entri nella sua vita sembra immediatamente più importante di me. Non credo abbia mai avuto paura di perdermi. E ha ragione. Io non sono in grado di stargli lontana, nemmeno nei pochi istanti di lucidità in cui mi rendo conto che per lui sarò sempre e soltanto la sua storica amica d'infanzia. La sorella che non ha mai avuto.
Piuttosto che ammettere l'ovvio, preferisco di gran lunga cercare di eliminare ogni possibile concorrenza, mentendo a me stessa sul fatto che, in questo modo, prima o poi capirà che continuare a cercare qualcuno da un'altra parte non sia altro che uno spreco di tempo. Perché noi siamo fatti l'uno per l'altra, e non riuscirà a trovare una ragazza migliore di me.Io lo so, e presto lo saprà anche lui.
Ma ciò non toglie che in questo momento io ne sia più infastidita che mai. Cosa che mi porta ad avere quelle ondate di follia pura, che spesso e volentieri mi portano a commettere un sacco di errori, ancor prima di rendermi conto di ciò che sta succedendo nella mia testa.
E poi ci sono queste galline del terzo anno che continuano a sghignazzare vicino a me, passando da un pettegolezzo all'altro, e che non stanno di certo contribuendo in modo positivo al mio umore già tempestoso.
A pensarci bene, potrei sfogare tutte le mie frustrazioni su di loro. D'altra parte, sono stata incoronata Ape Regina sin dal primo giorno in cui ho messo piede in questo college infernale. Quindi, in un certo senso, potrei trattarle male e nessuno solleverebbe alcuna obiezione, perché è proprio ciò che si aspettano da me.Però, francamente, questo è uno di quei giorni in cui non ho la benché minima intenzione di rivolgere parola a nessuno. Nemmeno se quel qualcuno fosse Donatella Versace in persona, santa donna che rallegra le mie giornate con collezioni da urlo.
O meglio, l'unica persona di questo mondo per cui farei uno sforzo per riuscire a mettere insieme un discorso compiuto, sembra si sia letteralmente dissolta nel nulla. Perciò, la mia voglia di prendere in considerazione il pensiero che esistono altre persone oltre a Justin, attualmente è scesa sotto zero.Forse devo iniziare a darmi un contegno perché tutti i miei pensieri gravitano intorno a lui al punto che mi sembra che persino questo branco di galline, appostate a qualche passo da me, stiano parlando di lui.
Per mantenere ancora un briciolo di dignità, mi convinco che, anche avendo effettivamente sentito pronunciare il suo nome, stiano semplicemente parlando di uno dei tanti ragazzi di nome Justin che frequentano la NYU. Personalmente, non me ne viene in mente neanche uno, però questo succede perché, ahimè, il mio cervello collega questo comunissimo nome soltanto ad un determinato volto.Ad ogni modo, presto vengo costretta a dare ascolto al mio istinto, giacché mi rendo conto che tra di loro c'è anche quella famosa Ariel del terzo anno che cerca di entrargli nelle grazie da mesi e mesi. Perciò, le opzioni sono due: o sta parlando del mio Justin, o ha iniziato a fare la sgualdrinella con un altro povero malcapitato.
Una cosa è certa però, e cioè che non ho intenzione di portami a lungo questo dubbio dietro. E così, in tutta nonchalance, mi avvicino a loro, esercitando il mio potere da Ape Regina.
Naturalmente mi accolgono nel loro gruppo, disposto in uno di quei cerchi che mi ricorda tanto i riti satanici (forse un po' anche per le loro facce) senza dire una parola. Anzi, credo che siano anche ben contente di avere un nuovo spettatore per i loro spettacolini pietosi. Tant'è che Ariel mi lancia un sorriso compiaciuto mentre riprende in tutta tranquillità la sua storia."Come dicevo." Asserisce, in un tono che dovrebbe essere confidenziale, ma che in realtà può essere sentito da chiunque le passi accanto. "Finalmente sono riuscita a portarmelo a letto."
"Chi?" Chiedo, aggrottando la fronte, mentre il mio cervello si rifiuta di fare alcun collegamento sensato. "Chi ti sei portata a letto?"
"Ma è ovvio!" Esclama, ridacchiando con ancora un sorriso compiaciuto sulle labbra. "Justin Morrison."
"Oh." Ribatto semplicemente in tono neutro. La notizia non mi lascia stupita, né tantomeno interdetta. Pur non credendoci totalmente, mi rendo conto che potrebbe essere la verità e potrebbe essere finalmente riuscita a raggiungere il suo obiettivo.
C'è chi punta a diventare qualcuno nella vita, e chi, come Ariel, punta ad infilarsi nel letto di ragazzi che si innalzano allo status di "irraggiungibile". Ma ecco, quello che Ariel pare non aver afferrato, a giudicare da quanto sembri entusiasta, è che non otterrà mai niente più di questo. Forse Justin ha ben pensato di divertirsi per una notte, ma è fin troppo intelligente per lasciarsi coinvolgere in qualcosa di più serio con una piccola troietta. Perciò, oltre a non esserne sorpresa, non riesco nemmeno a vederla come una valida minaccia. Non è nient'altro che una povera illusa."Quando è successo?" Mi informo, inarcando un sopracciglio.
"Stanotte." Risponde prontamente, senza un minimo di esitazione. "Inizialmente mi ha detto che non aveva intenzione di toccarmi, perché a quanto pare ha una ragazza. Ma poi credo se ne sia scordato. Non vorrei essere davvero nei panni di quella povera illusa!"
D'istinto, spalanco la bocca e, per qualche secondo, non posso fare a meno di guardarla come se le fosse appena spuntata una seconda testa. Anche questo è un altro frammento della sua verità, o sono semplicemente delle parole buttate al vento per amplificare la dolcezza della sua "vittoria" personale?L'unica persona che Justin potrebbe davvero definire come la sua "ragazza" è quella cameriera da quattro soldi. Eppure sono convinta che dopo la nostra ultima chiacchierata abbia capito di doverla lasciar perdere definitivamente. O è ciò che ha voluto farmi credere, per mettere fine ai miei sproloqui?
La verità è che da allora non abbiamo più affrontato questo argomento, e non ho la più pallida idea di cosa sia cambiato nella sua testa.Ma di certo so cosa non cambierà nella mia: quella Whitney, o come diavolo si chiama, è letteralmente troppo insignificante per prendere un posto che spetta a me. Perciò, non esiterei a rimetterci lo zampino se scoprissi che Justin ha veramente avuto la sconsideratezza di ritornare sui suoi passi.
E, chiaramente, il mio cervello non ci mette molto prima di escogitare un piano geniale per tenere la situazione sotto controllo, il mio controllo.
Tirando fuori il telefono dalla tasca, faccio finta di mandare qualche messaggio, mentre avvio velocemente il registratore. E dopo di questo, esorto Ariel a scendere nei dettagli, facendo finta che quello che ha dire mi interessa realmente.
Ovviamente non è così, preferirei davvero non sentire i dettagli della loro sessione di sesso sfrenato. Per non dire che in certi punti del suo racconto a luci rosse riesce davvero a colpire quel poco pudore che mi è rimasto dopo le mie relazioni.Ad ogni modo, sopporto questo supplizio per un motivo ben preciso: se c'è una cosa che ho capito di Whitney, è che sia una di quelle santarelline in via di estinzione che arrossisce persino quando un ragazzo la guarda. Basterà fargli sentire le parole di Ariel per farla inorridire, dal momento che sta parlando di quello che si reputa "il suo ragazzo".
Probabilmente non crederà nemmeno che questa sia una verità assoluta, ma almeno riuscirò a far nascere qualche dubbio nella sua testolina. E, chissà, questo potrebbe farle venire la voglia di riversare su Justin tutta la sua gelosia.
Dubito che lui ne sia talmente innamorato da sopportare passivamente le sue scenate. Perciò, probabilmente scapperà a gambe levate in men che non si dica.Fine della storia.
Fatto sta che devo avere la pazienza di scoprire se effettivamente c'è davvero ancora qualcosa tra di loro o Justin abbia semplicemente cercato di scrollarsi Ariel di dosso grazie alla prima scusa che gli è passata per la mente.
Non posso sganciare la bomba senza essermi assicurata che ne vale la pena. Perché non posso ignorare il fatto che c'è sempre il rischio che Whitney dica la verità a Justin, mettendomi in una cattiva luce con lui.Anche se, naturalmente, ho in serbo qualcosa anche per quella triste eventualità. La piccola Whitney non potrà mai allontanarmi da Justin.
Mai e poi mai.
STAI LEGGENDO
Il cielo nei tuoi occhi d'ebano
RomanceWhitney ha solo 19 anni e fin troppe responsabilità per la sua giovane età. Il suo unico scopo nella vita è quello di riuscire a ritagliarsi un posticino fuori dalla sua piccola cittandina amish, in questo nuovo mondo che tanto riesce ad intrigarla...