Alle otto del mattino ero uscita già di casa per andare all'aeroporto per salutare Marco. Non avevo detto ancora niente a James, probabilmente appena lo scoprirà mi ucciderà, ma non mi interessa, adesso ho solo voglia di stare con Marco.
Ieri sera, al parco, Marco mi ha accompagnato a casa verso le otto, James mi stava aspettando per cenare e non volevo dirglielo in quel momento. Stamattina invece mi sono svegliata presto per stare un altro po' con Marco.
«non vedo l'ora di venire a Dortmund a vederti giocare» gli poso una mano sulla guancia. Siamo seduti in un bar dell'aeroporto a bere un caffè prima che lui parta «ti aspetto» prende la mia mano e la bacia, sorrido per il piccolo gesto che ha fatto «Oggi James inizia gli allenamenti» esclamo mentre mi porto una mano alla fronte «Perché questa reazione?» mi domanda evidentemente preoccupato «Ho l'auto» mi maledico «allora va a casa» mi dice facendo finta di niente «no, farà tardi, non mi interessa, io resto qui, con te» annuisco per auto convincermi «Se è il suo primo allenamento lo potranno prendere di mira» mi dice mentre fa per alzarsi «aspetta, lo chiamo e gli dico di prendere un taxi» prendo il telefono e compongo il numero di James, dopo tre squilli finalmente risponde, ma a parlare non è lui «pronto?» mi risponde una voce maschile scocciata, stacco il telefono dall'orecchio e controllo che abbia chiamato mio fratello, corrugo la fronte appena noto che si, è lui «pronto, sto cerando James» domando mettendomi una mano in testa, Marco alza le sopracciglia in segno di sorpresa «Emilia? Sono Robert» sbuffo a sentire il suo nome «dov'è James?» gli domando in un tono scontroso «si sta cambiando, mi ha detto di rispondere» anche il suo tono è più freddo del dovuto «no aspetta, dove siete?» gli domando mentre sul mio viso passa un velo di confusione «siamo a Säbener Straße e James si stava cambiando, lo sono andato a prendere perché mi stava chiamando disperato perché tu e l'auto non c'eravate, ha provato a chiamarti, ma eri irraggiungibile, lo ho tranquillizzato dicendogli che avevi accompagnato Marco all'aeroporto» mi spiega in breve mentre io e Marco ci dirigiamo al gate, dove lo lascerò per aspettare che l'aereo decolli, per fortuna avevo detto che non avrei più avuto relazioni a distanza «ah ok, allora tutto apposto» gli dico mentre Marco mi abbraccia da dietro «si» lo sento sbuffare «aspetta, ma come facevi a sapere che avevo accompagnato Marco all'aeroporto?» gli domando «me lo ha detto lui» sento ancora più sbuffi da parte sua allora decido di chiudere qui la chiamata «ok, grazie, ciao» e lo saluto, non aspetto un saluto da parte sua che attacco la chiamata «chi era?» mi domanda Marco mentre si sposta «Robert, ha accompagnato lui James» gli lascio un bacio sulle labbra «mandami un messaggio appena arrivi» gli sorrido «va bene» mi accarezza la guancia. Ci salutiamo un ultima volta e poi lui entra nel gate, dopo pochi minuti lo vedo alzarsi e dirigersi dove lo aspetta l'aereo.
In pochi minuti sono già fuori l'aeroporto è qualche lacrima esce dal mio occhio, lasciando un solco sulla guancia.Chiudo la macchina ed entro nella sede sportiva, James si starà allenando ed io volevo vederlo. Ovviamente qualcuno mi domanda chi sono e dopo aver spiegato mi fanno entrare senza problemi. Ho chiesto ad un paio di persone dove fosse il campo da calcio, inutile dire che sono andata da un'altra parte.
Mi ritrovo davanti agli spogliatoi, da dove sta uscendo una figura maschile, riconosco subito chi è «Ciao» lo saluto «Ciao Emilia, è da un po' che non ci vediamo» Thomas mi saluta e mi sorride «sei venuta a vedere tuo fratello?» mi domanda mentre inizia a camminare, probabilmente verso il campo «già, però mi sono persa e non sapevo dove entrare per trovare il campo» lo seguo e lui annuisce in tutta risposta «ti accompagno io» si gira e mi sorride «come mai non sei venuta con James e Robert alle otto e mezza?» mi guarda e un filo di curiosità si fa spazio nel suo sguardo «ho accompagnato Marco all'aeroporto» effettivamente adesso erano le dieci, potevo anche andare prima, ma non avevo voglia «Marco? Reus?» domanda mentre si gratta il mento, annuisco in tutta risposta «siete amici?» mi guarda «si» non dico niente di più, per il momento lo deve sapere prima James «eccoci arrivati, io devo andare in campo, tu sali sugli spalti» mi indica una scala per salire sopra «va bene, a dopo» lo saluto, mi giro e salgo le scale, in poco tempo vedo il campo dove la squadra del Bayern si allena, sorrido alla vista di mio fratello alle prese con il pallone «ehy ci sei anche tu qua?!» sento una voce alle mie spalle e quella voce è quella di Jo «già» la vado ad abbracciare «come mai non sei venuta prima?» si stacca dall'abbraccio «ho accompagnato Marco all'aeroporto» avrò detto questa frase mille volte «tra voi due c'è qualcosa?» mi domanda mentre in lontananza vedo Thomas, James e Robert parlare «no, niente» mento «menti» questa ragazza è un cazzo di detective «forse» mi prende il braccio «a me puoi dirlo» mi guarda negli occhi e mi sorride «si» sussurro «cosa?!» sento Jo urlare, mi salto e istintivamente il mio sguardo si dirige verso James, il quale mi sta guardando da lontano, insieme a tutto il resto della squadra, mi batto una mano sulla testa e chiudo gli occhi «Jo, ti hanno sentito tutti» le sussurro mentre mi siedo «ti prego, non dire a James che io e Marco stiamo insieme, glielo devo ancora dire» la guardo e lei annuisce «Jo!» una voce maschile chiama Joanna «cos'era quell'urlo?» domanda Robert venendo vicino a noi, ci avviciniamo a quella che dovrebbe essere una ringhiera per dividere il campo dagli spalti «niente» risponde lei e in lontananza vedo arrivare anche James, sorrido «perché non mi hai detto che uscivi stamattina?» è la prima domanda che mi fa James appena si avvicina a noi «ero convinta di avertelo detto» altra bugia «come no» mi guarda malissimo «senti, non sono morta, sono qui viva e vegeta» gli dico mentre mi giro su me stessa «dopo devo dirti una cosa» lo guardo e un piccolo sorriso nasce sul mio volto «cosa? Che hai combinato?» sorrido ancora più forte «niente» mi mordo il labbro «adesso vai ad allenarti» gli faccio segno con il mento di tornare in campo «dai, adesso voglio sapere» mi prende la caviglia e faccio un sussulto «ma sei scemo?» gli grido contro «e comunque te lo dico dopo» muovo il piede in modo da fargli togliere la mano e fa quello che avevo previsto «ok, dopo, ma non mi scappi» e corre in direzione del campo, in tutto questo Jo stava ancora parlando con Robert, non mi avvicino, e mi vado a sedere sugli spalti.
Il cellulare mi vibra e noto che mi è appena arrivato un messaggio da Marco dove mi dice che è arrivato, gli rispondo dicendogli che sono agli allenamenti di James e che ci saremo sentiti dopo.
Alzo lo sguardo e noto che Robert ha gli occhi puntati su di me, faccio finta di niente e guardo mio fratello che scherza con i compagni.
Jo ritorna vicino a me e si siede «sai quanto durano gli allenamenti?» le domando fissando Robert che fa qualche palleggio di testa «finiscono a mezzo giorno» non la guardo, ma continuo a fissare Robert e a cercare di capire che cosa mi attira in lui, sarà il suo modo di fare quei palleggi a piacermi «ok, grazie» le dico mentre le sento sussurrare un "James è davvero molto bello mentre gioca", faccio finta di non averla sentita e sorrido, starebbero davvero bene insieme.
STAI LEGGENDO
Sei tu la causa del mio sorriso //Robert Lewandowski❤️⚽️
RomanceEmilia Rodríguez è costretta a cambiare città a causa del lavoro di suo fratello James Questo viaggio la porterà a far conoscere persone che le cambieranno la vita, soprattutto una in particolare, Robert. Robert Lewandowski è un ragazzo tranquillo...