Capitolo 14

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Chiudo le valige e guardo per l'ultima volta l'orario sul mio cellulare. Dele dovrebbe essere qui tra pochi minuti. Esco dalla mia stanza e vado a salutare Clara e Ethan, credo un'oretta e partiranno anche loro. Appena passo davanti la stanza di Clara li vedo intenta a chiudere la valigia, ma con scarsi risultati «Non tornate in tre» dico ai due ragazzi mentre mi avvicino per abbracciarli «e se anche fosse» mi risponde Clara mentre mi abbraccia. Riesco pienamente a notare la faccia di Ethan contraria e buffa, cosa che mi fa scoppiare a ridere. Clara si stacca dall'abbraccio e mi guarda come se non avesse capito e quindi Ethan inizia a parlare «Claretta, io non voglio diventare padre, adesso» gli fa notare Ethan. Prima che inizi una discussione vado ad abbracciare Ethan e poi esco dalla stanza, chiudendo la porta. So che Clara la porterà sulle lunghe e non mi voglio subire i suoi sbalzi di umore. Vado in camera mia a prendere la borsa e poi vado in salotto a vedere la televisione.
Dopo pochi minuti sento il mio telefono squillare ed una porta aprirsi di scatto. Al telefono e Dele e quindi intuisco che è arrivato, mentre la porta era al piano di sopra. I due piccioni mi avranno finito di litigare «ragazzi! Io vado» urlo sperando mi sentano ed infatti vedo arrivare i due ragazzi che mi salutano nuovamente con un bacio «Dele?» mi domanda Clara «è fuori, stiamo facendo tardi, uscite se lo volete salutare» gli dico mentre esco dalla porta, mi seguono a ruota solo che io mi avvicino all'auto, mentre Ethan e Clara rimangono a guardarci da lontano. Prima di entrare in machina metto la valigia nel bagagliaio e poi salgo in auto «sei pronto?» gli domando e lui mi sorride «certo e poi con un'amica come te che mi farà vedere tutto» scontato, ovviamente «ti ho già comprato il biglietto per andata e ritorno, quello mi sembra il minimo» scoppiamo a ridere e poi mette in moto. Una mezz'oretta di macchina ci sono tra la casa di Clara e l'aeroporto è in questa mezz'ora io e Dele cantiamo a squarciagola. Sembriamo amici di vecchia data e invece ci conosciamo solo da cinque mesi. Chi se lo immaginava? Ormai ho più amici famosi che amici "non famosi" e per quanto qualcuno possa dire che è bello, posso assicurare che, per vari motivi, non lo è sempre. Certo, spesso a quelle persone famose si nascondo delle persone fantastiche, persone che hai avuto fortuna ad incontrare, persone che pur essendo famose non si montano la testa, persone che possono ferire il cuore, persone che possono colpirti in poco. Una lacrima mi scende mentre entriamo dentro l'aeroporto, la porto subito via in modo che nessuno possa vederla. Non so da come al bello delle persone sono passata al brutto in pochi secondi. Scuoto le testa e facciamo tutti i controlli. In poco tempo ci troviamo ho di fronte al nostro Gate, pronti ad aspettare il nostro imbarco «so che per te è difficile» mi dice Dele mentre mi prende la mano «ma sappi che io sarò sempre qui con te, combatteremo ogni battaglia insieme» mi stringe ancora di più la mano, lo abbraccio in segno di conforto e gli lascio un bacio sulla guancia «grazie» un paio di lacrime mi scendono sulle guancia, ma questa volta non sono io a toglierle, ma Dele. Credo che sia uno degli amici più importanti di tutta la mia vita. Gli sorrido «dove hai preso quella frase "combatteremo ogni battaglia insieme?"» gli dico scoppiando a ridere «ma! La ho detta sul momento!» mi dice mentre inizia a ridere anche lui. Dopo qualche secondo ci rendiamo conto che tutti sono in fila per imbarcarsi e così via ci alziamo e andiamo a metterci in fila. In pochi minuti ci troviamo già sull'aereo.

«svegliati» sento qualcuno che mi urla nell'orecchio e che mi scuote, apro gli occhi di scatto e noto che siamo atterrati «sono scesi tutti, stiamo aspettando te» mi fa notare Dele. Scuoto la testa e richiudo gli occhi «e va bene» mi da un forte pizzicotto ed apro nuovamente gli occhi, prima che io possa urlare mi alzo dalla sedia e prendo la mia valigia «si, andiamo» scendiamo dall'aereo e entriamo nell'aeroporto tedesco. Mi guardo intorno e vedo persona andare e venire di corsa, bambini pronti per una nuova avventura, coppie di fidanzati, famiglie intere e gruppi di ragazzi pronti per andare da qualche parte. Mi giro verso Dele e noto che sta guardando in un punto non molto lontano dal nostro. Mi giro per cercare di capire dove stia guardando, ma mi prende per le spalle, in modo da non farmi girare «devi andare in bagno?» mi domanda ed io annuisco «anche io, andiamo» ci giriamo intorno per cercare il bagno e lo vediamo. Io entro nel bagno delle donne, si perché io sono una donna, e faccio quello che devo fare, ovvero niente. Non so perché mi ha voluto portare nei bagni, forse per distrarmi o non so il perché. Esco dal bagno e vedo fuori. Torno dov'era prima. Il mio sguardo si ferma su due figure in lontananza. Una ragazza ed un ragazzo. Si nota la differenza di altezza. La ragazza non ha nessun sorriso in volto, non trasmette emozioni. Il ragazza invece è messo peggio. Posso notarlo così facilmente perché non sono molto lontana da quei due ragazzi. Una fitta al cuore. Due e poi subito tre. Mi fa male vederlo così, non riesco a vederli così. Posso soltanto odiarmi da sola. Odiarmi per quello che ho fatto. Odiarmi per avergli fatto del male. Non se lo meritavano. Ne loro ne io eppure quel ragazzo mi ha fatto del male. Tanto male. Ma continuo ad essere innamorata da lui. Innamorata persa. Innamorata dal primo momento in cui lo ho visto qui. Con i suoi occhi chiari. Le sue fossette. Poi da quello che pensavo potesse essere solo attrazione fisica bei primi giorni è diventata solo una serie di odio e amore. Ricordo quando all'inizio non mi stava simpatico e preferivo non vederlo a quando, in quella notte stellata, uscimmo di notte per parlare. Non ho mai provato tutte queste emozioni messe insieme se non per lui. La prima cosa che mi viene in mente di fare è quello di avvicinarmi a loro. Salutarli e basta. Per non farli soffrire. Per non fargli fare una vacanza orribile. Per fargli capire che sto bene. Mi giro in torno per vedere se c'è Dele nelle vicinanze e noto che sta uscendo dal bagno. Prima che mi si avvicini vado vicino a Jo e Robert. Gli vado di spalle in modo che non mi possano vedere «quindi li ha sentiti?» è Jo a parlare «si Jo, li ha sentiti» questa volta invece è Robert, più scazzato del normale. Prima che possa fare qualche errore qualcuno mi mette una mano sulla spalla e mi tira indietro «che cavolo fai?» mi domanda Dele «li devo salutare, era questo che non mi volevi far vedere? I miei due amici qui?» gli domando cercando di temere la voce bassa «si, non volevo farti stare male per loro, lo sai» scuote la testa ed io annuisco «forse hai ragione, non c'è bisogno» prendo nuovamente la valigia e io e Dele ci dirigiamo verso l'uscita, non prima di essermi girata una seconda volta verso i miei due amici. Un'altra lacrima scende dai miei occhi, una delle tante lacrime di oggi.

Sei tu la causa del mio sorriso //Robert Lewandowski❤️⚽️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora