Our secret wonderful life

Svegli

Jade era fredda. Così fredda che d'estate non sudava mai. Tanto fredda che quando Beck la trovava addormentata e la toccava, per un istante entrava in panico perchè sembrava morta. Lei il freddo non lo soffriva poi tanto, solo quando dormiva. Era una fortuna quindi che il suo fidanzato fosse una stufa umana. Quando si addormentavano, lo facevano abbracciati, perchè lei aveva freddo e lui voleva riscaldarla. Lei odiava sentirsi dipendente da qualcuno e quindi Beck doveva insistere per poterla abbracciare. Puntualmente, però, poi, durante la notte, a lui faceva venire caldo quell'essere abbracciato a qualcuno. Così, nel sonno, scivolava via da lei, in cerca di fresco. Ma ogni notte, mentre lei continuava a dormire tranquilla, ranicchiandosi per cercare calore, lui si sentiva solo e si agitava nel sonno fino a che non la ritrovava e non la stringeva nuovamente a sé. Finiva sempre, quindi, che la mattina, quando il sole illuminava il letto, Beck stava dormendo tranquillo, a pancia in su, circondando con le braccia Jade che, a sua volta, teneva la mano destra sull'addome del fidanzato, la sinistra a stringergli gentilmente delle ciocce dei capelli ed il capo sulla sua spalla. Quando entrava il sole, Beck, che aveva il sonno piuttosto leggero, si svegliava, apriva gli occhi e rimaneva immobile. Jade, invece, nascondeva il viso nell'incavo del collo del giovane, cercando di sfuggire alla luce. Nel farlo, sfiorava col naso la pelle del fidanzato e lui sorrideva perchè un po' gli faceva il solletico, ma continuava a stare fermo. Dopo poco, la fidanzata muoveva la testa, continuando, involontariamente, a strofinare il naso contro il collo di Beck e mugugnando piano. Beck adorava quel suono. Era la prima cosa che sentiva la mattina e lui non avrebbe potuto immaginare di meglio. Era a quel punto che lui si girava piano piano su un fianco. La mano destra di Jade scivolava sul materasso, mentre lui non lasciava la sua presa intorno alla fidanzata. Beck appoggiava la fronte contro quella di lei, i loro nasi quasi si toccavano. Lui la guardava e sorrideva. Un sorriso gigante, soddisfatto e felice. Jade, piano piano, apriva i grandi occhi chiari e si ritrovava ad osservare il volto contento del fidanzato. Allora, per non vedere quel sorriso sparire, si affrettava a sorridere a sua volta, un sorriso veloce, piccolo, ma che per un momento, uno solo, le illuminava il viso di una felicità sincera. Poi bofonchiava un "Buongiorno" tutto impastato, che Beck capiva lo stesso e che ricambiava con un "Buongiorno" sussurrato, ma chiaro e sicuro. Il fatto é che Jade non credeva ai sorrisi di prima mattina ed ai "Buongiorno" all'inizio della giornata. Per quanto amasse Beck, non si fidava ancora così tanto della propria felicità da essere ottimista e pensare che le giornate sarebbero state belle prima di aver visto come si concludevano. E non si fidava nemmeno dei sorrisi, perché la paura che diventassero sguardi crudeli e smorfie di tristezza, disgusto, rabbia e chi più ne ha più ne metta, era viva in lei. Ma gli regalava un sorriso veloce ed un "Buongiorno" impastato, così che lui fosse contento. E lui era contento, gli bastava quello. Sapeva di non essere fidanzato con una bimba felice che rincorre le farfalle ridendo nel sole del mattino ed apprezzava lo sforzo di lei di fare quella cosa che per lui era importante. Così, dopo averle augurato una buona giornata, portava la mano sinistra sulla guancia di lei, in un muto ringraziamento, per lo sforzo che aveva fatto. E lei a sua volta andava ad accarezzargli il viso, per ringraziarlo di averla tenuta stretta tutta la notte e di averla fatta sorridere, per un attimo, di prima mattina. Rimanevano in quella posizione, lui sorridente, lei con gli occhi spalancati che dicevano tanto, per qualche momento che a loro sembrava sempre piacevolmente infinito. Si alzavano subito dopo, perchè avevano delle vite da portare avanti. E si alzavano già contenti, pronti a vivere una nuova giornata.