Dancing in the dark

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Erano andati ad una festa, quella sera d'inverno. Una festa di quelle eleganti, in lussuosi ristoranti, sale intere solo per le compagnie ricche e numerose come quella. Affiancato alla portafinestra, un grande e bel pianoforte a coda. La loro era una compagnia di artisti e, tra i partecipanti alla festa, "quella smorfiosa di Tori", per usare le parole di Jade, "non poteva evitare di mettersi in mostra", dando fondo al suo repertorio di malinconiche e romantiche canzoni dal ritmo lento, particolarmente indicate, quella sera, per creare grande suggestione. Naturalmente, Andre, anche lui presente, l'accompagnava al pianoforte.
Beck e Jade si erano allontanati dall'improvvisata pista da ballo e dalla festa. Erano usciti nel giardino che doveva ospitare chi preferiva mangiare all'aperto ma che, a causa del freddo, era deserto e completamente buio. Al punto in cui si trovavano loro, arrivava, tenue, solo il suono del pianoforte. I due, quasi immobili, formavano un'unica sagoma nell'oscurità. Le braccia di Beck a cingerle la vita, quelle di Jade attorno al collo di lui. Il lento ritmo della musica lontana accompagnava il loro movimento impercettibile. A modo loro, stavano ballando, muovendosi piano, su loro stessi, gli occhi aperti, persi nella notte. Dolci, innamorati, senza alcuna necessità se non la presenza del compagno, danzavano nel buio, l'una nelle braccia dell'altro.

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