Capitolo Uno

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Afferrò la valigia nera rigida dal nastro trasportatore e la appoggiò ai suoi piedi per poi dirigersi verso le porte scorrevoli in vetro opaco. Le oltrepassò e si guardò intorno, cercando una faccia conosciuta fra la folla, rendendosi successivamente conto che, come al solito, si era scordato del suo arrivo.

Scosse la testa leggermente, sospirando e uscendo nel caos del traffico di Los Angeles, lo smog e l'odore della grande città la colpirono facendole storcere il naso, irritata.

Si era di nuovo scordato di lei, per la terza volta.

La sua giornata non era iniziata nel migliore dei modi: la sveglia non aveva suonato e quando si era svegliata e si era resa conto di che ore fossero, si era scapicollata fuori dal letto, scivolando su uno dei giochi di Bubble rischiando di rompersi l'osso del collo e procurandosi un grosso livido sul didietro. Aveva dovuto terminare di fare la valigia velocemente e non aveva fatto colazione. Il  viaggio, invece, lo aveva passato accanto ad un signore di mezza età che, dormendo, le aveva tirato un colpo su una spalla.

Ora si ritrovava ad essere affamata ma senza la minima voglia di fermarsi a mangiare e con due grandi lividi.

- E mio fratello si scorda di venirmi a prendere. Cos'altro può succedere oggi?- borbottò sistemandosi il cappello dalla falda larga sui capelli scuri. 

Ispezionò la strada individuando un taxi parcheggiato a pochi metri e si avviò verso il conducente che prontamente la aiutò a sistemare le valige nel portabagagli. Osservandosi nello specchietto retrovisore vide le profonde occhiaie che contornavano i grandi occhi castani rossi per la stanchezza.

Non andrò mai più ad una festa il giorno prima di un viaggio, pensò fra se e se maledicendo il mal di testa dovuto al post sbornia che aveva in quel momento.

- Siamo arrivati, signorina- la informò il tassista guardandosi intorno strabiliato.

La grande e lussuosa casa bianca si erigeva in tutto il suo splendore davanti ai suoi occhi, il cancello scuro in ferro battuto che sottolineava l'importanza della persona che vi abitava.Pagò l'uomo e, afferrando le valige, si affrettò a raggiungere il cancello e a suonare il campanello. La voce gracchiante dall'altra parte del dispositivo non tardò a farsi sentire, il leggero 'Chi è?' Di Linda, l'anziana donna di servizio, arrivò alle orecchie della ragazza che subito sorrise.

- Linda, sono Heather- rispose prontamente, facendosi inquadrare dalla telecamera posizionata sopra al tasto.

Il cancello scattò immediatamente, lasciando che la ragazza si incamminasse per il sentiero rivestito di ghiaia chiara, ai lati un vasto giardino ricco di gerani e petunie dai mille colori. Arrivò alla porta di entrata dove trovò Linda ad attenderla sorridente.

La donna le andò in contro abbracciandola, sommergendola poi di domande.

- Che cosa ci fa qui signorina Heather, suo fratello non mi aveva informato del suo arrivo!- le chiese chiudendosi la porta alle spalle.

- Quel microcefalo di mio fratello se n'è completamente scordato, Linda.- le rispose alzando gli occhi al cielo e guardandosi intorno. La casa era esattamente come un anno fa: l'anticamera ampia e luminosa che portava, attraverso un corridoio arredato da quadri di arte moderna ai lati e un lungo tappeto rosso a simboleggiare l'egocentrismo del suo caro fratello maggiore.

- Dov'è Rob?- domandò la castana guardandosi intorno.

- Il signor Downey è in città per una riunione di lavoro, a quanto pare a breve inizierà a girare un nuovo film con quella Mervol, o come si chiama- spiegò la donna guidandola verso la cucina e chiedendole poi se fosse affamata.

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