Capitolo Dieci

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Le luci di Natale rallegravano l'ambiente facendole respirare finalmente, dopo tanto tempo, l'aria allegra del Natale in arrivo. Babbi Natale ad ogni incrocio, festoni appesi ad ogni albero, lampione e vetrine, scritte di auguri e di buon feste in bella vista ad ogni negozio.
L'odore delle feste riempiva le strade e i cuori di tutti gli scontrosi abitanti della Grande Mela che, almeno per quel singolo giorno all'anno, riscoprivano un altruismo e un amore per il prossimo che stentavano a dimostrare durante gli altri mesi.
Mancava oramai una sola settimana a Natale e tutta New York si era riversata nelle strade per terminare le compere e i regali prima che fosse troppo tardi. Heather passeggiava tranquillamente sul marciapiede, un bicchiere termico pieno di cioccolata calda insaporita alla vaniglia in una mano, mentre l'altra sorreggeva vari sacchetti di differenti misure: aveva deciso quella mattina di uscire di casa per poter ultimare i regali per le poche persone importanti della sua vita.
A suo fratello aveva deciso di regalare una playlist di vecchi cantautori, a Yvonne aveva preso un braccialetto con una piccolo ciondolo con la forma di una rosa. Aveva comprato qualche pensierino anche a Susan e ai suoi nipoti, Indio compreso nonostante avesse deciso di non passare il Natale con loro quell'anno, preferendo rimanere con la madre.
Non aveva tuttavia comprato ancora niente a Chris e la cosa la preoccupava: uno dei principali motivi per i quali era uscita quella mattina era principalmente per comprare il suo, di regalo, ma non riusciva a trovare nulla che fosse abbastanza adatto per la situazione: aveva scartato oggetti banali o troppo artefatti, rimanendo con il non cavarne un ragno dal buco.
Non riusciva a capire o a immaginare cosa volesse l'attore che da sei mesi a quella parte si era ritagliato uno spazio importante nel suo cuore rancido.
Si erano visti solo una volta, dalla partenza per Atlanta, perchè per via di un convegno la donna si era ritrovata nei paraggi della città delle riprese, approfittando quindi per vederlo e per passare del tempo con lui e salutare suo fratello.
Avevano cenato insieme, passando un piacevole post-serata nella stanza d'hotel dell'attore bevendo Martini e diventando più intimi di quanto non lo fossero stati prima.
Il giorno dopo, tuttavia, Heather era dovuta ritornare nella città che non dorme mai, con una sensazione di vuoto immenso nell'animo. Nel viaggio del ritorno, passato a sedere su un comodo seggiolino in prima classe sorseggiando champagne, Heather si era presa del tempo per pensare alla situazione che, giorno dopo giorno, stava creando con quell'uomo che, senza invito, era entrato nella sua vita da un giorno all'altro e che adesso trovava difficile far uscire.
Più di una volta, durante la sua giornata, si era riscoperta a chiedersi cosa stesse facendo, a cosa stesse pensando, sperando di essere nella sua mente almeno un briciolo del tempo rispetto a quanto lui fosse in quella della donna.
Quando si rendeva conto di cosa stesse partorendo il suo cervello, scuoteva la testa arrossendo e si ributtava sul suo lavoro pronta per sommergere i suoi neuroni di tutto tranne che di due profondi occhi blu come il mare in tempesta. Era difficile e dura da ammetterlo ma Chris Evans le mancava e le mancava terribilmente. Sentirlo ogni sera, parlare con lui delle stressanti giornate che entrambi avevano passato, chi girando scene su scene, chi incontrando editor e nuovi emergenti scrittori, la faceva sentire in pace con se stessa, la faceva sentire felice.
Non aspettava altro che passare quell'ora al telefono con l'uomo, ascoltare quella voce roca e dallo spiccato accento bostoniano per sorridere.
E in quel momento, la faccia nascosta dentro al pesante sciarpa in lana nera avvolta al collo, voleva poter trovare qualcosa che facesse capire all'uomo la sua importanza nella sua vita.
Assorta nei suoi pensieri, tuttavia, non si rese conto della figura massiccia davanti a lei: ci sbatté contro, rovesciando la cioccolata a terra e in parte sul cappotto scuro dello sconosciuto.
Portandosi le mani alla bocca e sgranando gli occhi, Heather guardò l'uomo davanti a lei per poi congelarsi sul posto.
I ricci capelli scuri incorniciavano il volto angelico e dalla mandibola squadrata. Un brillante sorriso spiccava, contornato di fossette ai lati, sul viso con una leggera barba incolta.
Due perforanti occhi azzurri erano puntati su di lei, prima con sguardo di odio e stizza trasformatosi in sorpresa e felicità.- Richard- mormorò la donna, prima di rendersi conto del danno al cappotto dell'uomo. - Oddio mi dispiace tantissimo, ero soprappensiero e non ti ho visto. - esclamò dispiaciuta, cercando un pacchetto di fazzoletti nella sua grande borsa nera.
- Heather - la voce profonda dell'uomo le fece mancare il respiro - Lascia stare, davvero. È colpa mia, non mi sarei dovuto fermare così in mezzo al marciapiede - affermò con il suo spiccato accento londinese prendendole il fazzoletto di mano e tentando di tamponare i rimasugli di bevanda scura.
- Lascia almeno che ti offra un caffè per il disturbo- propose Heather, lo sguardò intransigente di chi non accetta un no come risposta.
L'Inglese rise, accettando con piacere la proposta della donna.



Trovato un semplice ma accogliente bar, si sedettero ad una delle sedie in legno scuro aspettando i loro ordini.
Il tavolino che avevano scelto si trovava vicino alla vetrata decorata che si affacciava sulla strada trafficata.
All'interno di quel piccolo locale, il brusio e la confusione tipica della città echeggiavano lontani, facendo da sottofondo alla conversazione. - Era da un po' che non ti vedevo a New York, cosa ti porta nella grande mela?- chiese la donna per rompere l'imbarazzante silenzio che si era andato a creare al tavolo.
Richard rise, nuovamente, prima di afferrare un cofanetto dalla tasca dei pantaloni e mostralo alla donna.
Il piccolo cofanetto in velluto verde, riconoscibile da chilometri di distanza, fece strabuzzare gli occhi alla mora.
Heather lo afferrò delicatamente con gli occhi sgranati e le labbra leggermente socchiuse, spostando lo sguardo dal viso dell'uomo davanti a lei e l'oggetto che aveva in mano.
Aprendolo, non potè non notare la raffinatezza e l'eleganza dell'anello che conteneva: il diamante incastonato sul supporto in oro bianco risplendeva di luce propria.
- Chi è la fortunata?- chiese Heather con un ampio sorriso sul volto.
- Katherine- rispose semplicemente l'uomo. - Le ho chiesto di sposarmi tre giorni fa ma l'anello le calzava largo quindi sto andando a farlo stringere.-
- Katherine? Katherine Moretz? La moretta latina delle Alpha Girl?- chiese, riferendosi alla famosa confraternita del college che aveva frequentato.
L'uomo annuì, una lieve sfumatura di amore gli percorse il viso abbronzato.
- Sono così felice per voi- concluse allora la mora, sorridendo al vecchio amico.
Continuarono a parlare della pianificazione del matrimonio, alternandoli con vecchi aneddoti del passato universitario, sorridendo e ridendo come due vecchi amici, ben visibili da tutti i passanti della città.

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