Dimmi chi sei

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DIMMI CHI SEI

Questa settimana con Anna abbiamo fatto un po' un cambio di programma, e le lezioni di cucina le abbiamo fatte a casa mia. Mi seccavo ad uscire, sinceramente, ormai ero comodo con i miei bermuda già in versione estiva, così ho convinto lei a venire. Per farmi perdonare però una di queste sere ho cucinato io per lei, mettendo la lezione in stand-by. Visto che avevo il pomeriggio libero, ho preparato il brasato, con la promessa di insegnarglielo.

Anche per questo, mi chiedo che ho fatto di male.

Sono giorni che Diana, la veterinaria di Patatino mi chiama ogni due e tre per darmi dei consigli su come accudirlo meglio, ma ho la netta sensazione che più che altro mi chiami perché si è fissata con me, più che col mio cane.

Cosa molto simpatica, il maresciallo me l'ha appena fatto notare che secondo lui è una 'spasimante'.

Maresciallo, la prego. Quando si mette in mezzo lei succedono sempre casini. Io non voglio avere niente a che fare con questa donna, non da quel punto di vista.

Se proprio vuole aiutarmi, mi lasci più spesso da solo con Anna. Non che glielo chiederei mai, eh.

Eccola che chiama un'altra volta. Ma se se n'è andata tre secondi fa? Forse non dovrei rispondere.

Sto sbrigando alcune faccende quando mi avvisano di un omicidio. So che Anna e gli altri sono già andati a fare i rilevamenti del caso, quindi decido di chiamare direttamente lei per vedere se ci sono novità urgenti.

E perché vuoi una scusa solo per chiamarla.

Zittisco questa voce e aspetto che risponda.

"Marco? Pronto?"

"Ehi, Anna, ciao. Mi hanno appena chiamato per informarmi del caso. Tutto ok? Siete già stati sul posto?"

"Sì," mi risponde, "appena arrivi in caserma ti aggiorno..."

"Perfetto, allora a dopo!"

"Ciao!" mi saluta, la voce quasi un sussurro.

Una parte di me è tentata di correre lì, ma mi trattengo e continuo a fare quello che stavo facendo prima.

Quando arrivo in caserma, saluto velocemente gli altri carabinieri e la raggiungo in ufficio, portandole un caffè.

"Ehilà," le dico con un sorriso.

"Ehi, eccoti... grazie, ne avevo bisogno," risponde lei quando le porgo il bicchiere.

"Figurati... quindi che è successo?"

Mi relaziona sul caso, e stiamo proprio uscendo dal suo ufficio quando mi chiama Diana. Ignoro la chiamata, riprendendo la discussione con Anna, nuovamente interrotta dal cellulare.

"Dottore, risponda, no? Non si fanno attendere le donne!" S'intromette Cecchini. E quando mai. Non davanti ad Anna!

Mi rassegno a rispondere, cercando di farla breve dicendole che sono a lavoro, ma niente. Mi dice anzi che la visita per Patatino possiamo fissarla al pomeriggio successivo, e io le suggerisco di fargli il trattamento completo di quella terapia di cui mi aveva parlato, così magari mi lascia in pace per un po'. Peccato che poi ci aggiunga un 'trattamento per me' che non mi convince molto. Dopo dieci minuti buoni finalmente mi molla, e tornando in ufficio scopro che hanno trovato una sospettata, che hanno già convocato e che arriverà a breve.

Quando la interroghiamo, Anna le si siede vicina. Ancora una volta, dimostra di avere un grande intuito e molta sensibilità verso ciò che potrebbe aver spinto una madre a cercare vendetta verso il potenziale assassino della figlia data per scomparsa dieci anni prima. Così la donna ci racconta tutto, e purtroppo ci sono tutti gli elementi per accusarla dell'omicidio dello chef.

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