Don Matteo sotto tiro

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DON MATTEO SOTTO TIRO

Siamo appena arrivati in ufficio che riceviamo una segnalazione per una rapina in un negozio di articoli sportivi. Scendo giù col Maresciallo, quando vediamo Anna dirigersi verso di noi decisamente infastidita. Gettando un'occhiata più indietro, noto sua sorella Chiara con un tizio che suppongo sia Sasà. Ma tu guarda che tipo.
Cecchini la informa rapidamente di quanto saputo.
"Va bene, andiamo," risponde prima di girarsi verso Chiara. "Sì, ciao..." Commenta, alla visione dei due che si tengono per mano, per poi salire subito in macchina. "Andiamo..."

Dopo essere tornati dal sopralluogo, convochiamo in caserma il socio dell'uomo ferito, e scopriamo un giro di mercenari. Il figlio, chiamato poco dopo, sembra odiare il padre ferito, quindi ne fa un possibile sospettato. Anna però non è convinta, lo ha ritenuto sincero, quindi suggerisce di spostare l'attenzione su altri elementi, come la ragazza venezuelana che lui conosce. Avviamo le ricerche.
"Ah, lasciando stare il caso per un attimo... confermato per stasera, sì?" Le chiedo, riferendomi alla lezione di cucina.
"Sì, certo," mi risponde con un sorriso. "Ci dovrebbe essere anche mia sorella a cena."
"Ah... ok, d'accordo." Commento, non troppo felice della notizia. Non che abbia niente contro Chiara, sia ovvio, però ho molta più familiarità con Anna, con lei posso parlare di tutto senza problemi, con sua sorella devo evitare argomenti personali che non ci tengo a diffondere con altri.
Un conto è che li sappia Anna, un altro è sua sorella. Sarebbe come raccontare tutto a Cecchini. No, grazie. Meglio una conoscenza superficiale.
"Ti dispiace?" Domanda, forse per via della mia esitazione.
Un po'. "No, no, stavo solo pensando che dovrai fare attenzione a non avvelenarla..." La punzecchio, inventandomi una scusa al momento.
"Ah sì? Allora devi stare attento pure tu!" Afferma puntandomi un dito contro. "Basta pausa, ora, rimettiamoci a lavoro."
"Sì, ma prima vado a prendere il caffè."

***

La sera, una volta a casa di Anna e preparato tutti gli ingredienti, le spiego come preparare l'amatriciana. Stavolta lascio fare lei, dandole solo le istruzioni.
Sì, così mentre lei cucina, tu puoi osservarla senza che sembri inappropriato.
"Il guanciale magari taglialo a striscioline, non a cubetti." Suggerisco, decidendomi a guardare non solo lei ma anche quello che sta facendo.
"Okay... per ora è andata così..." Mormora, in effetti l'ho corretta un po' tardi.
"E l'aglio?" Domanda.
Io la guardo fingendomi sconvolto. "Nell'amatriciana, l'aglio? Levati il grembiule!" Faccio, in finto tono offeso. Lei è preoccupata per un attimo, poi ride capendo che la mia è solo una battuta. Che carina, con quell'espressione di panico momentaneo. "Dai, facciam finta che non ho sentito!" La prendo in giro, mentre lei torna accanto a me.
D'un tratto sua sorella esce dal bagno, pronta per uscire.
"Chia'! Che fai, non ceni con noi?" Le domanda, un po' sorpresa.
"No, mi dispiace, ho un altro impegno!" Risponde Chiara in tono dispiaciuto.
Oh-oh, non mi dire che l'altro impegno è quello che penso io. Altra scenata in arrivo.
"Sasà." Intuisce Anna, tetra in volto.
"Si, vabbè, ma un aperitivo, una cosa tra amici, così." Si schernisce lei.
"Chiara, non puoi correre da lui ogni volta che schiocca le dita!"
"Io non corro dietro a nessuno."
"E invece sì. Ti fai prendere in giro e poi ci resti male, tutte le volte." Ahi ahi, la vedo male. "Dai, per favore, resta con noi!" La prega, stavolta in tono più dolce.
"Neanche mamma mi dice più cosa devo fare," le dice Chiara in tono irriverente, ignorando il rimprovero di sua sorella e andando via in tutta fretta.
Lei chiude gli occhi, non capisco se si stia trattenendo dall'urlare o dal correrle dietro, poi si asciuga le mani sul grembiule e torna accanto a me, appoggiandosi al tavolo con sguardo basso.
"Anna..." tento io.
"Non dire niente, per favore." Mi chiede.
"Mh... si sta bruciando il sugo, però." Le faccio notare, se non altro per stemperare la tensione.
"No!" Corre ai fornelli per abbassare la fiamma e girare il sugo, appena in tempo.
Io ridacchio alla sua espressione.
"Mannaggia, stavo per rovinare il lavoro di un'ora!" Si lamenta lei, adocchiando il contenuto della padella con circospezione.
"Hai fatto un salvataggio lampo, però, il sugo è salvo! Per questa volta ti perdono la svista, Capitano."
"Ma che generosità, Dottore!" Replica con la mia stessa ironia nella voce.

Poco dopo, una volta pronta la pasta, ci sediamo a tavola.
"Per essere il primo tentativo, tutto sommato puoi ritenerti soddisfatta. Non è male." Commento, allegro, assaggiandone qualche forchettata.
"Oh, bene. Pensavo mi avresti bocciata, stavolta."
"No, perché? Avresti potuto fare molto peggio di così."
"Molto divertente."
Parliamo del più e del meno per un po', poi mi azzardo a fare una domanda che mi frulla in testa da qualche giorno.
"Anna?"
"Mh?"
"Posso chiederti una cosa?"
Lei mi lancia un'occhiata confusa. "Certo."
Io esito un istante. "Posso... Se tuo padre era innocente, hanno poi arrestato il vero colpevole della truffa?" Le domando, a voce talmente bassa che temo non mi abbia sentito.
Quando alzo lo sguardo verso di lei, capisco che mi ha sentito eccome, e mi pento per un attimo di aver chiesto.
Tiene gli occhi bassi, ma è impossibile non leggervi la rabbia che li infiamma.
"No. Non l'hanno mai preso, è scappato prima che potessero arrestarlo, prima che scoprissero che fosse lui il vero colpevole, o che noi ci accorgessimo che fosse stato lui a rubare tutto. È ancora a piede libero."
Corrugo le sopracciglia, riflettendo sulle sue parole per qualche istante. "Vuoi dire che... lo conoscevate?" Domando, sperando di aver capito male.
Anna solleva lo sguardo per puntarlo dritto nel mio. "Sì. Era il migliore amico di mio padre. Si chiama Claudio Lisi."
Io spalanco gli occhi, incredulo.
"Già. Esiste anche questo tipo di tradimento, e ti assicuro che non fa meno male." Mormora. "Per me e per Chiara era una specie di zio, veniva spesso a cena da noi e mi dava ripetizioni di matematica. Ci sapeva fare talmente tanto con i numeri che ha prosciugato il conto bancario senza che nessuno sospettasse niente per un po', fino a quando l'hanno scoperto e mio padre è finito nei guai. Furono accusati entrambi, e non servì a niente il fatto che Lisi fosse già scappato, pensavano tutti che mio padre fosse d'accordo. Alla fine mio padre non ha resistito, e si è suicidato. Lui se ne stava nascosto chissà dove, tranquillo, e mio padre si è tolto la vita per colpa sua."
Ormai le lacrime scorrono sul suo viso senza controllo. Io sono troppo sconvolto per muovermi.
"Io non ci volevo credere quando ce l'hanno detto, non era possibile che papà ci avesse lasciate così... era solo uscito, mi dicevo. Adesso torna... Poi quando le diedero il permesso, mamma ci portò a vederlo nella camera ardente. L'avevano truccato... ma per me non era lui. Non era papà..."
Quando si porta una mano davanti alla bocca per soffocare un singhiozzo, io finalmente mi sblocco, e in un attimo mi ritrovo dall'altra parte del tavolo con lei che piange tra le mie braccia.
Non potevi startene zitto, eh, Marco? Guarda cos'hai fatto.
"Shhh..." cerco di calmarla, accarezzandole i capelli. "Anna..."
Dopo qualche minuto, si allontana da me, asciugandosi in fretta il viso.
"Scusami, mi dispiace..." Mi dice, e io mi do mentalmente dello stupido.
"No, sono io che devo scusarmi, non avrei dovuto chiedere..."
"Non mi hai obbligato a rispondere. Volevo che lo sapessi, te l'avrei detto comunque prima o dopo." Confessa, spiazzandomi.
Lì per lì non so che rispondere, così le prendo una mano, accarezzandone il dorso col pollice.
"Allora grazie... per esserti fidata di me."
Anna mi rivolge un piccolo sorriso, poi comincia a sparecchiare, e mi affretto a darle una mano, in silenzio.

Quando vado via, più tardi, sua sorella non è ancora rientrata.
Stasera come non mai non avrei voluto lasciare Anna da sola.
Dovevi, però. Hai bisogno anche tu di riflettere sulle cose che ti ha raccontato. È stata molto precisa al riguardo, ha scelto lei di raccontartele. Si fida di te, tanto da farti conoscere qualcosa di sé che nasconde praticamente a tutti.

Non oso sperarci, ma forse il maresciallo aveva ragione. L'altra sera voleva davvero stare con me.

***

La mattina dopo, quando lei arriva in caserma, ha una faccia terribile. Mi saluta con un mezzo sorriso tirato e chiede se abbiamo notizie sulla ragazza in fuga.
Cecchini conferma, e le chiede se deve portarle i documenti in ufficio. Lei non risponde, limitandosi a superarci e andare dritta nella sua stanza chiudendo la porta.
"Ma che ce l'ha con Lei?" Mi chiede il Maresciallo. Io spero di no, non vorrei che si fosse pentita di avermi detto quelle cose ieri sera.
"No, stavolta non penso. È per la sorella... mi dia un minuto." Gli domando, sperando che capisca.
Lui mi lascia fare, e io mi affretto a bussare alla sua porta prima di entrare.
"Che, nottataccia?" Le domando in tono leggero.
"Chiara non è rientrata." Si limita a rispondermi, un'espressione preoccupata sul viso.
"Eh, ho capito, ma è adulta, no? Poi non fa sempre così?" Continuo, citando le sue parole di qualche giorno fa. Non può sempre badarle lei, correrle appresso come si fa con i bambini.
"Mia sorella si merita di meglio."
"Sì, ma tu hai provato veramente a dirglielo?"
"C'eri ieri, l'hai visto."
Prima che io possa spiegarmi meglio, Cecchini entra con i documenti. Ci accordiamo sul da farsi, poi a un certo punto bussano alla porta ed entra un giovane prete, probabilmente il sostituto temporaneo di Don Matteo, visto che lui doveva andare in Vaticano per qualche giorno. Noto Cecchini fare dei gesti strani dietro la schiena.
"Sono passato per sapere se... ci sono novità sulle indagini."
La faccia di Anna a sentire quella richiesta è impagabile. "Scusi?" Fa, alzandosi. "Lei vuole novità sulle indagini?"
Il prete sorride. "Le indagini!"
"Fuori." Esclama lei, e io per poco non scoppio a ridere.

Il giorno dopo, io e Anna raggiungiamo in piazza il ragionier Bucci, ormai in pensione, che le chiede il favore di fare il giudice alla partita di bocce che lui e altri pensionati del Circolo hanno organizzato per il torneo come parte di un evento benefico. Solo che l'ultima volta è finita a rissa perché ognuno diceva che il punto andava alla propria squadra. Dopo qualche titubanza iniziale, lei cede.
"Ti han fregata, eh?" La prendo in giro quando lui se ne va.
Anna scuote la testa. "Basta che stavolta vada meglio... e mi accompagni pure tu."
"Oh, non me lo perderei per niente al mondo, 'sto torneo."
Ci avviciniamo al tavolino del bar dove sta seduto il Maresciallo col nuovo prete, che si è appena alzato e sta andando via.
"Che voleva il prete?" Si informa subito Anna.
"Don Faustino... un chiacchierone! Parlava del più, del meno, del... invece il ragioniere?" Cambia discorso. È un grande quando fa così.
"È per... la solita partita di bocce," spiega lei, "l'evento benefico..."
"L'ha incastrata per far l'arbitro," mi intrometto io, ancora divertito da questa cosa.
"'N'altra volta?"
"Beh, speriamo che non finisca in rissa come l'altra volta!" Sospira Anna, prima di avviarci tutti e tre in caserma.

***

Nel pomeriggio, Chiara viene a trovare la sorella in caserma. Sono nel suo ufficio con le porte aperte, e Chiara le ha appena riconsegnato le chiavi di casa. Mi avvicino, e la sento spiegare che ha deciso di rimettersi insieme al suo ex. Poi la saluta con un bacio sulla guancia, prima di uscire e rivolgermi uno sguardo ammiccante.
Io però sono concentrato su Anna, chiaramente delusa dalla decisione della sorella. Valuto per un attimo se andare da lei o seguire Chiara, optando poi per la seconda: se Chiara capisce che sta sbagliando e che deve prima riflettere sulle sue azioni, Anna magari starà meglio.
Non sopporto di vederla star male anche per i gesti irresponsabili di sua sorella.
Mi affretto a seguirla giù per le scale, fermandola appena in tempo.
"Chiara... puoi fermarti un attimo?"
"Sì... è che c'è Sasà che mi sta aspettando," risponde.
Io faccio un cenno al tipo. Anna ha ragione, in ogni caso si merita di meglio di quello lì.
"E vabbè, lascialo aspettare. Non è così che fate, voi donne?"
"Sì... io non so se ci riesco." Dice, tradendo l'incertezza.
"Provaci. Prenditi qualche giorno, mh? Pensa davvero a quello che vuoi."
Lei gli rivolge uno sguardo. "E se non mi aspetta?" Mi domanda.
"Ah, beh... se non t'aspetta allora non t'ama abbastanza."

Non lo stai dicendo solo per lei, ma anche per te e per Anna. Vi state dando tempo pur essendo insieme. Per capire se è quello che volete. Per essere sicuri di essere ciò che volete.

Lei continua a guardarmi, pensierosa. Poi arriva il maresciallo a chiamarmi, così le faccio un cenno e lo seguo, lasciandola lì a ripensare a quello che le ho detto.
Scegli con attenzione, Chiara. Ne va anche del bene di tua sorella.

***

Dalle ricerche intuiamo che Don Matteo deve essere rimasto vittima di quella ragazza in fuga, così lavoriamo freneticamente per circoscrivere l'area in cui potrebbe essere. Con un suggerimento di Anna, proviamo a tracciare l'ultima posizione del cellulare, fortunatamente restringendo l'area abbastanza da capire dove sia.
Alla fine riusciamo a catturare la ragazza, e a far tornare don Matteo sano e salvo nella sua canonica.

Il giorno dopo accompagno Anna alla partita di bocce.
Siamo quasi alla fine, e finora è andato tutto abbastanza bene. Lei è riuscita a restare pressoché impassibile, io ho dovuto trattenermi dal ridere un sacco di volte. Vediamo arrivare Don Faustino, ma non ci facciamo granché caso.
Sembra che la squadra del ragioniere abbia vinto quando l'altro capo della squadra avversaria urla che bisogna controllare il pallino.
Stanno già per azzuffarsi quando interviene Anna.
"Calma, calma, sono qui per questo. Decido io a chi assegnarla." Fa lei, riferendosi alla vittoria.
Don Faustino si precipita avanti, sembra impazzito.
"Di cosa sta parlando, eh? Sta parlando del premio in natura?"
Credo di aver capito male. Che dice questo?
"Ma pentitevi tutti, peccatori, in nome di Sant'Espedito Martire!"
"Scusi, don Faustino..." Tenta Anna con una calma che io non ho per niente.
"Che sta dicendo questo, oh!" Mi indigno. Ehi, non ti premettere a parlare di lei così.
"Voi due vergognatevi! Due tutori dell'ordine, complici di questa zozzura!" Continua.
"È una partita a bocce!" Esclama nervosa Anna, sta iniziando anche lei a perdere la pazienza.
"No, no, il maresciallo mi ha aperto gli occhi! Su quelli che sono gli immondi peccati che ammorbano questa comunità! Soprattutto quelli dei suoi superiori! Lei, Capitana," fa poi, rivolgendosi direttamente ad Anna, "una donna giovane che presta il suo corpo a questi giochetti-"
Questo è completamente matto. Sto per dirgliene quattro quando si intromette il maresciallo.
"E chi le ha detto tutto questo?" Domanda lei, al limite della collera.
"E chi me l'ha detto? Me l'ha detto il maresciallo, questo carabiniere valente, l'unico che combatte contro tutto e contro tutti! Ma io non starò qui zitto senza fare niente!"

Va a finire che Don Faustino tenta di esorcizzare il Ragioniere, e finisce per beccarsi una pallina in un occhio.
Anna è mortificata, io invece me la rido.
So che è una cattiveria, ma dopo quelle cose che ha detto di Anna, se l'è meritata.

Scopriamo però che il maresciallo si era inventato tutte quelle scemenze per far spaventare don Faustino e convincerlo a lasciare Spoleto, perché al suo arrivo quello aveva detto che poteva anche restare per sempre, alias sostituire Don Matteo. Anna lo perdona solo per questo.
Certo che se ne inventa di tutti i colori.

***

Quella sera stessa, sono di nuovo a casa di Anna. Stavolta prepara lei l'amatriciana, senza che io le dica nulla per aiutarla, così resto in attesa seduto a tavola.
"Ecco... al dente," commenta, soddisfatta.
"No, a vederla non è male," le dico, prendendone una forchettata direttamente dalla padella.
Mi giro a guardarla con tanto d'occhi.
"Com'è?" Mi chiede, preoccupata.
Io la tengo un attimo sulle spine, poi accenno un sorrisetto, cedendo. "Un'amatriciana doc! Bravissima, bravissima!" Mi complimento. Lei mi fa un sorriso enorme, compiaciuta.
"Allora resto anch'io a cena," dice una voce dalla porta.
"Chiara!" esclama Anna, sorpresa di vederla lì. "Ma... non mi avevi ridato le chiavi?"
"Abbiamo usato le mie," spiega il maresciallo, che l'ha seguita all'interno dell'appartamento.
Io sorrido. Vuoi vedere che mi ha dato ascolto?
"E Sasà?" Domanda Anna, guardinga.
"Sasà l'ho messo in stand-by, così almeno capisco se mi ama davvero," spiega, fissandomi. "e poi io, qui con la mia sorellina, mi trovo molto bene, quindi... se lei mi vuole ancora..."
"Non lo so... farò un sacrificio." Accetta Anna, con un sorriso felice.
"Maresciallo, si ferma anche Lei?" Lo invito.
"No, mi dispiace, sono invitato a cena da un amico."
"Un amico... con la tonaca?" Lo punzecchia Anna.
"Ma perché, i miei amici tutti la tonaca c'hanno?"
Ridiamo tutti, poi lui ci saluta e va via, e noi facciamo posto a Chiara.
All'inizio lei è un po' imbarazzata, poi si tranquillizza.
Devo ammettere che è simpatica, oltre che molto carina.

Ma non è Anna. Non regge il confronto.
Non potrei mai stare con una che cambia idea così spesso. Che non si rende conto di far stare male sua sorella.

Datevi tempo. Solo questo.

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