5. Da qui non si esce

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"Disconnected di Pegboard Nerds".

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Finalmente, dopo aver aspettato qualche minuto, posso stringere nelle mani il foglio rettangolare con sopra i miei turni mensili, caldo di stampa.

Osservo che la mia mattinata sarà occupata dall'allenamento nella zona cardio, con a seguire il percorso a ostacoli. Non sono molto preoccupata, a dir la verità: mi reputo discreta nella corsa, in quanto ho potuto perfezionare questa mia piccola abilità durante il soggiorno all'orfanotrofio.

L'unica cosa che desta in me più pensieri, però, è il fatto che non si tratti di un percorso normale; da quanto ho potuto vedere prima è davvero difficile, soprattutto perché contiene tratti molto concentrati, in modo da rispecchiare a pieno la realtà.

Invece, nella seconda parte della mia giornata, dopo la pausa pranzo, mi cimenterò in qualcosa che non ho mai fatto prima: la lotta libera. Dovrò allenarmi nella prima stanza propedeutica con i sacchi da boxe, seguita da un istruttore, e alla fine dell'ora potrò recarmi nello stanzone per provare a interfacciarmi con qualcuno. C'è da dire che, essendo appena arrivata, è probabile che combatta contro il mio istruttore, se così può essere definito, ma non mi dispiacerebbe l'idea di conoscere qualcuno che non appartiene propriamente alla mia missione.

Ciò non toglie che devo mantenere ben focalizzato il motivo per cui sono qua: servirmi di quei ragazzi, i membri del Cerchio, per arrivare al capo. Dovrò cercare di avvicinarmi il più possibile alle loro vite, intrufolandomi dentro le loro giornate come fossi un tumore maligno mascherato da qualcosa di sano, di buono.

Proseguo con il dito verso i turni serali, ma nella giornata di oggi non c'è segnato niente, onde per cui avrò la serata libera. Potrei approfittarne per proseguire i miei allenamenti anche di sera, se James me lo permetterà: alla fine, più mi alleno, più il tempo per veder esalare l'ultimo respiro dalla bocca di quell'uomo diminuirà.

Dopo aver cancellato dal mio volto il ghigno formatosi tramite questi pensieri, piego il foglietto e lo infilo a cavallo tra i miei pantaloncini di tuta e la mia pelle, poiché devo iniziare subito a utilizzare il tapis roulant.

L'unico attrezzo libero si trova rivolto verso la porta, in seconda fila rispetto alla grande vetrata che comunica con la stanza accanto.

Aziono la macchina e cerco di prendere familiarità con lo strumento di cui mi sto servendo, visto che ho avuto l'occasione di utilizzarlo poche volte. Una volta preso il via, mentre mi muovo, osservo le persone qui presenti: hanno tutte un volto normale, il quale, a vederlo, non porterebbe mai a sospettare delle attività illecite che compiono. Alla fine, sono dell'opinione che il bene e il male non esistano; o, almeno, che non si possa inquadrare un individuo all'interno di una delle due categorie prima di conoscerlo a fondo.

Tutti i qui presenti hanno stretto un patto col Diavolo. Nonostante essi non abbiano mai visto il capo, sono coscienti di ciò che viene fatto qua dentro, e sarebbe alquanto pericoloso se fuoriuscisse una soffiata... onde per cui, sono sicura che, nel caso non disponessero di persone care da tenere sull'orlo della vita e della morte, sarebbero loro stessi quelli in bilico.

Così come me, sì. Soltanto che io non ho più rispetto della mia persona e, quando James ha attaccato il lungo discorso riguardante questo ambito, stavo quasi per ridergli in faccia.

Passo l'ora immersa nei miei pensieri, cercando di segnare un confine che, però, ho paura verrà presto scavalcato. Distolgo i pensieri da lì e scendo dal macchinario, così da recarmi verso gli ostacoli, posti nella stanza accanto. Sono stanca, non lo nego, ma il fiatone presto mi passerà.

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