12. Relax

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"My Boy di Billie Eilish"

***

Ho un caratteraccio. Dentro di me sono più i difetti che i pregi, ma ritengo che questa sia una grande qualità. Sì, perché siamo tutti bravi a sfoggiare gentilezza e bei sorrisi, mentre liberarsi da un ammasso di maschere per mostrare al mondo la nostra sostanza non è da tutti. Inoltre, non credo alla perfezione che certi individui ostentano: coloro che non si scompogono mai e che sono sempre in pace con il mondo mi spaventano terribilmente. Troppa pace, troppa aria ferma.

Dopo lo scontro con Ginevra ho lottato contro tutte le mie ferite per ristabilire me stessa in questo angolo di mondo crudele, e a dire la verità mi sento anche di ringraziarla, la rossa. Ho forticato la mia persona in pochi attimi e, il pomeriggio, in seguito alle dovute medicazioni, ho sostenuto comunque gli allenamenti con Harry.

Secondo lui il mio problema è non riuscire a render mia la lotta, in quanto la tengo sempre a tanti metri lontana da me. Non so come risolvere la questione, dico sul serio, perché io ci metto tutta me stessa nel fare le cose alla perfezione.

Comunque, finalmente anche questa giornata giunge al termine. Sono circa le sette di sera e, dopo essermi cambiata, mi sto avviando fuori dal Dragon per recarmi alla fermata dell'autobus. Il tragitto dovrebbe durare circa dieci minuti, ma non me ne preoccupo: sono talmente stanca che rischierò pure di addormentarmi.

L'aria di giugno mi avvolge come una coperta morbida ma al contempo puntigliosa, e il suono delle macchine si muove dentro alle mie orecchie come fosse una mosca fastidiosa.

L'aria di Las Vegas è davvero incredibile: ti dà completamente alla testa, ti risucchia in un vortice continuo di peccato, come se si trattasse di Satana in persona. Musica qua, azzardo di là, e finisci con la mente frantumata e il portafoglio vuoto, sbranato dal tuo stesso vizio. E, Dio, perdonami, ma ne sono davvero succube.

Una volta arrivata alla fermata, mi siedo ad aspettare. Osservo i milioni di colori elettrici presenti intorno a me, tra insegne pubblicitarie ed entrate in pub con la musica che ti spacca i timpani. Tutti questi suoni mi arrivano ovattati, in una dolce miscela di spine. Sarà strano da ammettere, ma in qualche modo tutto questo mi rilassa terribilmente.

Percepisco d'essere un'anima libera che, nonostante rischi di morire a fine mese, può fare ciò che vuole. E io sento di volermi ubriacare di peccato, desidero macchiare le mie mani con del sangue sporco. Qualcuno potrà reputarmi cattiva, ma non mi importa. Mi sento in preda a una crisi di lussuria e non posso fare a meno di alimentare me stessa in questa mia strana visione della realtà.

Il telefono squilla nell'esatto momento in cui l'autobus si ferma dinnanzi a me. Prendo posto al suo interno e rispondo di getto alla chiamata prima che il cellulare smetta di suonare, senza guardare il mittente.

«Pronto?».

«Piccola, potevi anche aspettarmi» risponde Luke, con la voce che rimanda a un sorriso smagliante sulle labbra, che inevitabilmente fa diventare felice anche la mia espressione.

In effetti, non ci ho proprio pensato. Dopo che mi ha aiutata a rialzarmi e a medicarmi le ferite, non ho più visto né lui, né il resto del Cerchio, poiché si sono chiusi in una stanza con James. Problemi ai piani altri, a quanto pare.

«Già, mi spiace. Sono solo stanca morta» mormoro, mentre mi porto una mano tra i capelli. A proposito, devo assolutamente lavarli, perché stanno diventando sporchi e non ci tengo ad andare in giro con una coltivazione di olivi sulla testa.

«Sono ancora in tempo per portarti a casa mia o sei già di ritorno?» chiede. D'istinto, mi mordo il labbro inferiore. Dio, mi fa seriamente impazzire l'idea di respirare contro le sue labbra ancora una volta, ma sono così esausta che penso non riuscirei a mantenere saldo un minimo di controllo, se mi trovassi in una situazione del genere.

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