"IDGAF di Dua Lipa".
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Non so per quale motivo io mi senta così nervosa, ma probabilmente i miei capelli, da quanto stanno soffrendo sotto al mio tocco, lo sanno molto bene.
Sono circa le nove e mezzo di sera e io sono appena uscita da una lunga e calda doccia rigenerante. Non posso negare che mi abbia aiutata a schiarirmi le idee, ma al contempo ha contribuito alla formazione di film su film sulla serata che trascorrerò.
Non che credo avverrà qualcosa di più significativo di una lezione di sparo, ma al pensiero di trovarmi in una situazione così intima come una riunione del Cerchio non posso fare a meno di esaltarmi.
Torno con l'attenzione sui miei capelli, arruffati come non mai, e cerco di pettinarli per sciogliere i nodi formati durante la giornata e anche sotto la doccia.
Nonostante sia faticoso, mi sto rilassando tantissimo: non ho mai apprezzato prendermi cura di me stessa, ma ora che ho dei ritmi molto duri e faticosi è inevitabile che lo trovi soddisfacente. Acqua calda, una maschera per viso e per capelli, e un bel film. Sì, sarebbe davvero perfetto, peccato che non abbia avuto ancora una serata degna di certe attività.
Dopo aver finito di asciugare i capelli ed essermi truccata un po', indosso un semplice paio di jeans bianchi con una tunica di tulle nera. Fuori fa caldo, essendo quasi luglio, quindi cerco di vestirmi in modo più leggero possibile.
Luke dovrebbe arrivare a momenti e io non so come comportarmi. Magari sono stata troppo irruente nel mio sclero, ma ho un'indole competitiva e orgogliosa, perciò vedo in Roxanne una persona su cui devo prevalere. Il problema è che lei è forte, io su quel lato meno. Lei è un membro del Cerchio, io no. E lei, tra l'altro, mi distrae anche dalla mia sfida principale: entrare all'interno di questo circolo ristretto, così da portare l'FBI al capo.
Se la mia testa non fosse malata sfrutterei questa situazione per darmi la forza così da raggiungere i miei obbiettivi, ma il mio ego prevale, ancora una volta.
Il mio telefono comincia a vibrare e sul display leggo il nome di Luke. Rifiuto la chiamata ed esco dal mio appartamento, quando lui riprende a chiamarmi. Cavolo, lo vuole capire che se riattacco significa che ho visto il suo nome e che sto scendendo?
Una volta uscita cerco con lo sguardo la moto e non appena individuo la individuo mi affretto ad avvicinarmi.
«Puoi anche rispondere al telefono, qualche volta!» sbuffa scocciato lui, scostando da una parte il ciuffo corvino.
«Cosa ti rispondo a fare se ci vediamo dopo sei secondi?» rispondo con ovvietà, afferrando il casco e portandomelo alla testa. Luke mi sta osservando con le rotelle del cervello che girano per arrivare al succo del discorso, che è chiaro non stia capendo.
«Vabbè, lascia stare. Partiamo» sbotto innervosita, montando dietro di lui. Questa volta non lo avvolgerò con le mie braccia, nonostante mi farebbe sentire più al sicuro.
So che ho degli atteggiamenti molto teatrali, ma alla fine ho anche dei difetti. Ripeto, non scambierei me stessa con nessun altro al mondo, se non per vivere un'infanzia vera e propria.
«Cosa stai aspettando a partire?» domando, dopo che è passato quasi un minuto da quando siamo entrambi seduti.
«Non ti attacchi a me?» mi chiede di rimando, guardandomi con la coda dell'occhio.
«Parti» affermo risoluta. In effetti sono proprio antipatica, ma è lui che si è appiccicato a me. Non mi pare di aver mostrato una diversa versione di me, la prima volta, dunque sapeva a cosa andava incontro.
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Prohibited
ActionÈ difficile avere una vita felice e spensierata quando non hai mai avuto la possibilità di parlare con i tuoi genitori, e questo Margot lo sa bene, tanto da sentire di non possedere più un cuore. Un anno dopo aver lasciato l'orfanotrofio che l'ha os...