7. Valletta

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"Blurred Lines di Robin Thicke".

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Sono trascorsi due giorni dall'inizio del mio mese di prova in questa società clandestina, ma dentro di me non percepisco ancora la paura del fallimento e l'ansia di non riuscire a farcela. Forse perché, nonostante mi stia impegnando al massimo, so che non basterà.

Questo mondo somiglia proprio a un bagno nell'oceano, freddo come i più gelati fiocchi di neve: se ti soffermi sulle tue azioni, non riuscirai mai a immergerti totalmente. In queste circostanze è fondamentale essere impulsivi — un punto a mio favore, direi.

Ho trascorso le mattinate di mercoledì e giovedì a cercare di costruire una tecnica da utilizzare nella lotta libera e devo ammettere di aver migliorato notevolmente le regole base dello scontro. Adesso, l'istinto di sporgermi in avanti in punta di piedi, rischiando di perdere l'equilibrio, non persiste più. C'è anche da dire che mi sono scontrata soltanto con Harry ed essendo il mio istruttore non ci è andato pesante come Roxanne.

Per quanto riguarda il percorso a ostacoli, ho imparato a svolgerlo eccellentemente. William, l'uomo che si occupa di seguire chiunque affronti il perimetro della palestra, si è persino complimentato con me per la mia capacità di eseguire degli scatti molto veloci. O meglio, questo è ciò che ho ricavato da "Vedo che ti pesa meno il culo, ragazza". Perlomeno è un tipo solare e simpatico.

Ieri, inoltre, avrei dovuto affrontare il primo turno al casinò, ma mi è stata presentata l'opzione di poter continuare gli allenamenti anche fino a tarda sera. Dunque, ho scelto di sacrificare dei punti sicuri che avrei acquisito lavorando, in modo da fortificare le mie tristi competenze nella lotta. Non posso negare di esser migliorata dalla giornata di martedì – quando Roxanne mi ha stesa su un letto di ombre –, ma se Harry dovesse darmi un voto da uno a dieci, sceglierebbe di non classificarmi. Parole sue, ovviamente.

Dopo aver terminato il trucco e aver indossato un abito rosso datomi da James –vista la mia mancanza di possibilità nel poterlo comprare, almeno per ora – ultimo il mio look con il rossetto che mi porto dietro da una vita.

Mi guardo un'ultima volta allo specchio, sistemando meglio i capelli castani sciolti sulle spalle e sulla schiena, per poi voltarmi leggermente di lato per osservare la mia linea. "Mi peserà pure il culo", ma il mio fisico non è niente male. Il vestito accarezza il mio corpo, mettendo in evidenza in particolare i fianchi e lasciando scoperta la schiena. Con questo aspetto mi sento molto sicura di me.

Dopo essere uscita dallo spogliatoio, mi avvicino alle scale e salgo al piano superiore. Sento delle voci provenire da una grande porta in legno scuro, quindi deduco che l'entrata sia questa. Errore mio, naturalmente: quando James me l'ha mostrata non ero molto attenta.

Qualche secondo dopo, una melodia che si innalza da un pianoforte nero e lucido, posto vicino a una grande vetrata, mi accarezza le orecchie, cullandomi in un dolce sentire. Peccato che debba lavorare, altrimenti resterei volentieri ad ascoltarlo.

Calpesto con le mie scarpe col tacco la moquette rossa, mentre osservo il brulicare di persone presente in questa sala. Subito dopo, una mano mi afferra la spalla.

«Heaton, eccoti» mi saluta James, accennando un sorriso. Sembra molto teso ed è comprensibile, visto che il peso di tutta questa organizzazione ricade addosso a lui, in assenza del misterioso capo.

Osservo lo smoking nero che indossa, nettamente differente agli abiti con cui mi si è presentato, e posso affermare con sorpresa che gli dona un'aria più seria e rispettosa; tanto che, se non lo conoscessi, penserei fosse il proprietario del Dragon in persona.

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