cap16-Jungkook

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Cammino tranquilla tra le buie e silenziose strade di Detroit; la pungente aria invervale mi colpisce il viso come piccole lame, il mio corpo è ricoperto da brividi di freddo e mi stringo all'interno del mio grande giubbotto tirando il capello fino a poco sopra gli occhi. Il rumore del treno che sfreccia sulle rotaie sovrasta il rumore di una piccola vetrina rotta, poco distante da me. "Ehi ciao T/n" mi saluta il ragazzo che aiuta l'amico ad entrare nel negozio. "Ciao Taeyong, Ten" li saluto sorridendo e facendo un cenno col capo. Qui nel South Side è normale vedere gente che rapina negozi, che rompe vetrine e fa sparatorie in mezzo alla strada, gente povera che spaccia sotto i ponti e persone ricche che vanno a comprare la roba. Insomma è tutto un grandissimo schifo. Torno a camminare verso la mia casa vecchia, vivo lì con i miei quattro fratelli e la mia unica sorella. Appena arrivo davanti alla casa urla provengono dal suo interno e una valigia viene lanciata fuori dalla finestra. "Ma che sta succedendo?" domando vedendo uscire mio fratello maggiore, Ocean. "Nulla di importante, un'altra storia di Sammy finita male" dice accendendosi una sigaretta e passandone una anche a me. Sammy è mia sorella più grande, cambia ragazzi come si cambia le mutande e non sarebbe un male, se solo non si prendesse tutti i rifiuti umani. "Ehi T/n...prima ho sentito Jungkook" mi dice aspirando la nicotina e buttando poi fuori il fumo, che si mischia al vapore causato dallo scontro dell'alito caldo con l'aria fredda. "E che cosa ti ha detto quello stronzo?" domando guardando fissa davanti a me. Jeon Jungkook è il mio ex ragazzo, è finito in prigione con la sua gang dopo essere stati beccati a spacciare cocaina, e metanfetamina, e aver aggredito dei poliziotti che li inseguivano; non ci siamo mai lasciati ufficialmente e ora che so che è uscito mi sento un po' in agitazione. "Nulla di che. Gli manchi" mi risponde mio fratello e io mi alzo ti scatto dalle scale su cui ero seduta. "Ah gli manco? E perché cazzo non è qui a dirmelo eh?" urlo presa dalla rabbia e alzando esasperata le braccia al cielo. "T/n, mi manchi" una voce alle mie spalle mi fa bloccare e trattengo il fiato; lentamente mi giro e a pochi passi, fuori dal basso cancello di casa, lo vedo: Jeon Jungkook. Scendo velocemente le scale e quando li sono davanti gli tiro un calcio nelle parti basse e quando è piegato, per il dolore, ne approfitto per tirargli una ginocchiata in viso facendogli sanguinare il naso e il labbro. "Ma che cazzo ti prende?" mi domanda tenendosi il naso rosso. "Cosa mi prende? Sei fottutamente serio?" gli urlo contro spingendolo per le spalle. "Sono stato in prigione non in vacanza" mi grida contro anche lui, le lacrime mi salgono agli occhi offuscandomi la vista. "Mi hai lasciata senza una spiegazione, ero a casa che ti aspettavo quella sera, sai? Ma ovviamente non ti facesti vivo; uscii a cercarti a casa tua e mi dissero che eri uscito per una commissione. Solo una settimana dopo mi dissero che eri stato arrestato, brutto figlio di puttana come pensi che mi sia sentita eh?" parlo sussurrando come se tutta l'aria che avevo nei polmoni mi fosse stata portata via, la gola secca e un macigno che avevo sullo stomaco si è finalmente frantumato. "Ma non sei mai venuta a trovarmi" mi dice in tono leggermente triste e io lo guardo negli occhi, noto che ha delle lenti azzurre e accidenti se sta bene. "Ero arrabbiata con te" dico passandomi il dorso della mano sulla testa, togliendo il cappello di lana. "E lo sei ancora?" domanda avvicinandosi e io lo osservo, senza muovermi di un millimetro. "Dovrei esserlo. Dovrei essere arrabbiata con te, ma non ce la faccio" subito le mie labbra sono sulle sue. Un bacio bisognoso, malinconico e passionale, un bacio di fuoco che illumina questa buia notte. "Cristo se mi sei mancata" dice tra un bacio e l'altro mentre le sue mani vanno a poggiarsi delicate sulla tua vita, mentre le mie vanno dietro alla sua nuca tirando piano i suoi capelli castani. "Ti voglio portare in un posto..." parla ancora sulle mie labbra e sorrido annuendo. "Ocean, di a Sammy che sta notte non torno a casa" urlo a mio fratello mentre il ragazzo mi trascina con se. Montiamo a bordo del suo vecchio pick up, i sedili in pelle leggermente mangiucchiati e un profumo di nicotina e alcool è impregnato in essi, sul tappetino del passeggero vi è una pistola e delle bottiglie vuote: accidenti proprio una macchina del South Side. Osservo fuori dal finestrino: le vecchie case vengono illuminate dalla luce degli alti lampioni, i marciapiedi sporchi e i giardini rovinati, senza alcun fiore. Mentre guardo fuori penso al ragazzo che è seduto al mio fianco: ci conosciamo da quando eravamo bambini, faceva parte della famiglia più temuta del ghetto ma poi io, una piccola bambina di 7 anni, riuscii ad insinuarmi nel suo cuore di ghiaccio riscaldandolo dall'interno; diventammo subito amici, non capimmo che i nostri destini erano già scritti per fondersi in un unica storia. D'altronde se non si sa cosa sia l'amore a 40 anni, figuriamoci se due ragazzini, di 10 e 13, sapevano di essere pazzamente innamorati l'uno del l'altro. Finalmente ai miei 16 anni quel cazzone si dichiarò, disse solo "ehi bimba mi piaci" per poi lasciare casa mia e andare chissà dove; il giorno dopo quando lo rividi, sotto il ponte del treno, lo picchiai rompendogli il naso e lo zigomo, finendo poi a baciarci all'ombra della ferrovia. Una sera di estate, mentre stavamo fumando seduti in cortile, mi fece una promessa: "giuro, su tutto quello che ho, che ti starò sempre accanto. Non ti farò mai mancare niente", quel è la cosa divertente? Non possedeva nulla se non pochi vestiti. Ma lo trovai comunque una cosa dolce, avendo solo 17 anni. "Ehi ci sei?" mi chiede all'improvviso facendomi sobbalzare, volto lo sguardo verso di lui osservandolo e l'immagine di quel bambino con una sigaretta più grande di lui in bocca, mi sembra solo un ricordo lontano. "Sì, sì ci sono" gli sorrido e poi lo guardo mentre scende dall'auto. Lo seguo a ruota ritrovandomi in quel posto, il nostro posto. Il rumore assordante, e stridulo, del treno mi fa tappare le orecchie e accapponare la pelle; l'erba è completamente ricoperta di candida e fredda neve. "Come mai qui?" gli domando seguendo e facendo affondare i miei piedi nel soffice strato freddo. "In ricordo dei vecchi tempi, insomma è il primo posto in cui mi hai tirato un pugno, ottimo destro a proposito. E poi...è il posto del nostro primo bacio" si avvicina a me con passo svelto, le nostre fronti si appoggiano e i nostri respiri si mischiano, le punte dei nostri nasi si sfiorano facendomi fremere dalla voglia di baciare quelle perfette labbra. "Ti amo" mi dice e io sorrido guardando i suoi occhi. "Anche io" e detto questo finalmente le nostre bocche si toccano, in un bacio casto e dolce. La luna assiste a questo gesto tenero, e bisognoso, illumiandoci con la sua tenue e fredda luce; quando ci stacchiamo dal bacio ci guardiamo per un attimo negli occhi e poi lui mi prende per mano, tornando verso il pick up. Apre lo sportellone e saliamo sul retro, prende una coperta e la stende sul materiale freddo del fuoristrada, dopodiché si sdraia invitandomi a fare lo stesso esito per un secondo, per poi raggiungere il mio ragazzo. Mi sdrai al suo fianco poggiando la testa sul suo cappotto, inizia ad accarezzarmi la testa e ha giocare con le ciocche dei miei capelli, mi rilasso sotto il suo tocco leggero. "Sai T/n...mentre ero in prigione ho pensato molto a te, alla nostra vita prima che finissi dentro e a quello che avrei potuto fare una volta uscito da quella gabbia schifosa. Mi sono dato del grandissimo pezzo di merda per non essere riuscito a darti quello di cui avresti realmente bisogno..." lo interrompo posandogli una mano sulla bocca. "È qui che ti sbagli Jungkook. Non ho bisogno di regali materiali, non mi servono gioielli e scarpe nuove, mi basta avere te al mio fianco. È tutto quello di cui ho realmente bisogno" lo guardo negli occhi mentre parlo e posso giurare di avere visto i suoi leggermente lucidi. "Ti prego...lasciami finire. Allora: non ho potuto darti quello di cui ho bisogno, e molto probabilmente mai riuscirò. Non sono mai stato quel tipo di ragazzo molto emotivo, romantico ed espansivo. Preferivo tenere il nostro amore per noi, come il segreto di un tesoro prezioso. Non ti ho mai regalato un mazzo di fiori, mai dei cioccolatini o una cena a lume di candela; non ti ho mai tenuto la mano davanti agli altri e tanto meno coccolata davanti ad essi. Erano maggiori le volte in cui ci urlavamo contro, finendo per non parlarci per giorni ma comunque riuscivamo a trovare sempre una soluzione. Ho sempre paura di non dimostrarti mai abbastanza il mio amore. Ma volevo comunque chiederti, se non ti è di troppo disturbo, se ti andasse di sposarmi e litigare ancora e ancora, finendo poi a fare l'amore" sbarro gli occhi facendo cadere qualche lacrima calda lungo le guance rosse e fredde. Non mi sarei mai e poi mai aspettata una proposta di matrimonio da lui; non me abbiamo mai parlato, in realtà non abbiamo mai parlato del nostro futuro in generale. Osservo il suo profilo: ha gli occhi fissi sulla luna piena, non emmette un suono e trattiene il respiro. "Beh dovrei controllare la mia agenda ma...penso che si possa fare" rispondo e sorrido quando lo vedo girarsi di scatto con gli occhi lucidi e un sorriso luminoso, contorna il mio viso con le sue grandi mani calde coinvolgendomi in un altro bacio: pieno di amore e passione. Non siamo mai stati la coppia perfetta, mai lo saremo; noi siamo sempre stati i perfetti opposti e come tali non esistiamo l'uno senza l'altro.

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Ho finalmente aggiornato ahah
Non è il massimo ma spero comunque che vi possa piacere 😄

Xallthelove

Simona~

Immagina BTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora