cap19-Jimin

1.8K 64 2
                                    

Arrivò all'improvviso durante una serata estiva: vi era un dolce vento che danzava sensualmente con le fronde degli alberi e accarezzava delicatamente l'erba lucente, poi la tranquillità del paesaggio venne interrotta da un fulmine che attraversò il cielo blu, seguito da un forte boato e lui a bordo di quella lucente saetta. 


"Jimin vuoi aprire questa porta!? Se non esci entro due secondi la butto giù" normale routine, Jimin aveva occupato l'unico bagno della casa ormai da più di dieci minuti. "Ho quasi finito" dice per la millesima volta, facendomi alzare gli occhi al cielo, tento di girare la maniglia nella speranza mi faccia entrare per prepararmi, ma appena la mia mano tocca l'oggetto metallico lo sento bruciare sotto di essa. "Bastardo apri e smettila con questi cavolo di giochetti" appena finisco questa frase la porta di apre mostrandomi il viso angelico del ragazzo. "Ti odio" gli dico, entrando nella stanza dandogli una leggera spallata. "Tu mi ami" dice sorridendo sulla soglia del bagno, non gli rispondo, semplicemente arrossisco e gli sbatto la porta in faccia. Mi appoggio alla tavola in legno: accidenti a te Jimin...odio ammetterlo ma forse hai ragione, forse non ti vedo più come quel ragazzino che è caduto dal cielo prima di un temporale estivo. 

Cammino a testa bassa per i corridoi della scuola, non alzo lo sguardo dalle mie scarpe, come se fossero la cosa più bella del mondo. "Terra chiama T/n!" mi richiama la tua migliore amica, che cammina accanto a me. "Scusami ero distratta. -le faccio un piccolo sorriso, alzando il capo- Cosa stavi dicendo?" le domando mentre la campanella suona e tutti gli studenti abbandonano il corridoio, dirigendosi ognuno nelle proprie classi. "Che adesso non abbiamo biologia" mi fa segno verso il libro che tengo tra le mani: la copertina con una piccola ranocchia e il nome della materia, pronunciata dalla mia amica, scritto in grassetto. "Accidenti! Avvisa il signor Kim che tarderò di qualche secondo" inizio a correre verso il mio armadietto, senza aspettare una risposta da parte della mia amica. Cavolo, che cosa avevo per la testa? Magari un piccolo sorriso dolce e due occhi attraenti? Scaccio quei pensieri scuotendo la testa, aprendo il mio armadietto colorato, sono pronta a tornare alla mia classe, ma dei rumori dal bagno femminile mi distraggono. Apro lentamente la porta, essendo io la regina delle ficcanaso, per poi volere non averlo mai fatto. La scena che mi si presenta davanti mi fa cadere a terra il libro e fa diventare i miei occhi lucidi, non do tempo ai presenti di parlare che corro via, fuori dall'edificio e giù per le scale del giardino. Strizzo leggermente gli occhi, nella speranza di far sparire quell'immagine: Jimin con una biondina tutta ossigenata, lei che gemeva il suo nome mentre lui si muoveva tra le sue carni. Mi fermo quando le gambe iniziano a farmi male e i polmoni bruciano; mi appoggio ad un albero, continuando a versare lacrime salate, che presto vengono accompagnate da quelle del cielo improvvisamente triste. Nuvoloni grigi coprono il primo sole di giugno e piccole gocce taglienti si schiantano al suolo. "T/n!" il mio nome viene urlato alle mie spalle, riconoscerei quella voce anche tra una folla di persone. Mi alzo in piedi, girandomi verso di lui: i capelli neri bagnati e appiccicati al volto, gli occhi rossi e la camicia ancora fuori dai pantaloni allacciati velocemente. "Vattene Jimin" dico con un filo di voce e mi sorprende il fatto che mi senta, nonostante la natura che urla la sua tristezza e rabbia. "Cazzo no! No che non me ne vado" urla quasi con rabbia, un fulmine cade a qualche passo da noi. Sembra proprio una tempesta: gli alti alberi si piegano sotto la forza del vento e la pioggia è talmente fitta che impedisce quasi la visuale. "Invece si! Non ti voglio qui; mio padre ha fatto un'errore quella sera a prenderti con noi! Non fai altro che rovinarmi la vita" dico, forse anche un po' tragica. Noto i suoi occhi cambiare totalmente la loro luce e una serie di saette atterrano attorno a noi, fino a quando l'ultima non cade proprio addosso a me. L'ultima cosa che vedo prima del totale nero è lui, Jimin che urla e corre verso di me, poi l'oscurità totale. Scusami Jimin, non è vero che tu mi hai rovinato la vita, anzi,  me l'hai resa migliore, me l'hai resa migliore. 

*FINE*

"Mamma non può finire così!" dice la piccola nel suo lettino e la madre la osserva sorridendo, riprendendo poi la sua storia.

-----

"Non me la puoi portare via così!" sento urlare, una voce in lontananza, anzi..la voce di Jimin. Urla con tutto il fiato che ha nel proprio corpo, lo so, poi sento le sue lacrime salate cadere sul mio corpo, sul mio viso. "Non mi puoi lasciare piccola, okay? Non mi puoi abbandonare così. Sono stato un cretino...ti prego" sento la sua fronte appoggiarsi contro la mia, il suo fiato caldo scontrarsi contro il mio volto e poi le sue labbra toccare le mie con dolcezza. Una scossa, è questo quello che sento passare dalle nostre labbra, poi i miei occhi si spalancano, sento come se il sangue avesse ripreso a scorrermi nelle vene e l'aria abbia ripreso a circolare nei miei polmoni. "C-cosa è successo?" chiedo al ragazzo che mi osserva sorridendo, senza allontanare le sue labbra dalle mie. "Sei rinata. Hai avuto un'altra possibilità...abbiamo. Questa volta non ti lascerò andare" mi ribacia, tenendomi stretta a lui, su quell'erba bagnata, sotto quell'albero dalla fronda spettinata e il cielo tornato finalmente sereno, proprio come i nostri cuori. 

Questo è l'inizio di una nuova storia. Fine.

"Mamma questa storia era wow! Me la puoi raccontare di nuovo?" chiede la bambina, guardando la madre con occhioni da cucciolo. "Magari domani, che ne dici? -parla la giovane donna sorridendo, rimboccando le coperte alla figlia- Ora riposati okay? Buonanotte piccolina" le da un bacio sulla fronte per poi spegnere la piccola lampada sul comodino, per poi lasciare la stanza. Il corridoio è buio, ma nonostante ciò si notano le sagome dei vari quadri appesi lungo le pareti, varie foto di famiglia o normali dipinti. Quando la donna arriva nella propria camera da letto trova il marito steso sotto le coperte, la bajour gli illumina la pelle chiara e le labbra carnose; mentre lo guarda lì tranquillo le torna in mente il momento in cui gli ha detto di essere incinta. 

-----

Sono seduta sul divano ad L, mi mangiucchio le unghie mentre l'ansia mi divora dall'interno, spero solo che lui non la possa prendere male e che non decida di lasciarmi, di lasciarci. La grande casa è silenziosa e fredda, mi stringo nella coperta di pail, notando poi due fari farsi strada nel vialetto. "Amore sono tornato" dice e la sua voce spezza finalmente quel silenzio. Non rispondo, vorrei solo sparire e non farmi più trovare. "Amore? Ehi piccola perchè non mi rispondevi?" mi si siede accanto e io lo guardo con occhi lucidi. "T-ti devo dire una cosa importante..." dico piano e lui porta un braccio intorno alle mie spalle. "Dimmi tutto piccola" mi stringe a se dolcemente. "D-diventerai papà" dico flebilmente, si allontana leggermente, per potermi guardare in faccia. "Stai parlando sul serio? Cioè sei incinta? A-avremo un figlio..?" ha gli occhi inondati di lacrime e un tenero sorriso a decorargli il viso stanco per causa del lavoro. "Si.." dico solo, ancora un po' titubante e vedo che il suo sorriso sparisce. "Tu non lo vuoi?" mi chiede esitante e io faccio un piccolo sorriso. "Certo che lo voglio, non sapevo se fosse la stessa cosa per te...lavori tanto e aggiungerti una fatica come un bambino mi sembra davvero tanto.." fa una piccola risata, stringendomi a se. "Sono stanco, è vero, il mio lavoro mi porta via molta energia...ma la felicità che mi donerà quella piccola presenza sono sicuro che mi renderà l'uomo più felice del mondo. Tu e lui mi renderete l'uomo più felice e ricco di questo pianeta" ti lascia un dolce bacio. 

-----

"A che cosa pensi?" le chiede il marito, distraendola dai suoi pensieri. "A quando ti ho detto di aspettare tua figlia" sorride la donna, mettendosi sotto le coperte con lui, che non perde tempo a stringerla a se, lasciando piccoli baci sul suo collo. "Come mai ci pensavi?" parla dolcemente. "Mi chiedevo come sarebbe averne un altra" parla in un sussurro, quasi imbarazzata, facendo brillare gli occhi a l'uomo e facendogli spuntare un sorriso sincero. "Accidenti se ti amo T/n" sovrasta il corpo della moglie, baciandola da subito con amore. "Anche io Jimin, da impazzire" gli accarezza la guancia, creando piccole scosse che passano dai loro corpi. Si baciano in continuazione, mai stanchi delle sensazioni che provano quando le loro labbra si uniscono, poi succede: i loro corpi si uniscono, per la centesima volta, ma le emozioni e l'imbarazzo sono gli stessi della prima volta e così, mentre quella grande casa si accende nuovamente il fuoco della passione, fuori dalla finestra nuvole nere e saette luminose spezzano il tranquillo cielo estivo. 

Un amore in grado di creare tempesti che spazzino via il mondo intero per lasciare solo loro, due folli innamorati. 

Immagina BTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora