34 I PANTALONI

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«Uff... questi pantaloni... ci devo fare l'abitudine».

«Che succede, maestro?» gli si rivolse un ufficiale.

«Questi pantaloni, signore».

«Che hanno?». Li squadrò per bene.

«Sono scomodi. Sono così larghi che ci inciampo».

«Uhm, dovresti farci i risvolti. Ma non è regolare. Non siamo in un campeggio di boy scout e io non sono Baden Powell. Non sono poi così indulgente. Dobbiamo essere identici, tutti quanti! Vedi? Sul tuo berretto c'è scritto H.M.S. E sai benissimo che cosa significa» proclamò con vigore.

«Ma certo, signore».

«His Majesty's Ship». Era pedante, come se fossero a scuola.

Il maestro si sentì infastidito. Non aveva mai avuto molta simpatia per gli insegnanti. Per questo aveva lasciato la scuola per andare a lavorare sul peschereccio del padre. E lì aveva acquisito esperienza nella navigazione per poi arruolarsi nella Royal Navy e diventare maestro. Lui! E ora era lì, in mezzo all'Atlantico. «Sissignore». Cos'altro poteva dire?

«Al momento, dal continente, arrivano brutte nuove: i tedeschi hanno invaso la Francia e noi britannici siamo in crisi». Ebbe un sorriso. Di soddisfazione? Di superiorità? Di che cosa? «Ma se i tedeschi possono batterci a terra, per mare saremo noi a trionfare».

Il maestro annuì. Era sul cacciatorpediniere... no, non poteva dirlo. Motivi di sicurezza. Anche per questo, sul berretto che aveva calcato in testa, il nome dell'unità non figurava. Motivi di sicurezza. Ovvi? Lui non poteva sapere. Ma se i servizi di intelligence della Royal Navy così avevano stabilito, così non si poteva cambiare. «Lo spero, signore».

«Ah, non dubitare della vittoria. Vedrai, vedrai». Se ne andò.

Il maestro gli fece il saluto militare. «Sissignore». Quindi rimase solo, lì sul ponte. Guardò l'orizzonte, scosso dai marosi. Atlantico. Sotto quelle onde, negli abissi, potevano celarsi i sommergibili tedeschi.

Scoppiò il suono di allarme.

Il maestro guizzò lo sguardo. Era l'ora dell'azione. E scattò. «Che è?» si rivolse a un marinaio.

«Un sottomarino, maestro».

«Molto bene». Si mise a camminare ma dopo un attimo perse l'equilibrio e bestemmiò.

«Ma che succede?». Era l'ufficiale di prima.

Dolorante si rialzò. Aveva sbattuto il ginocchio. «I pantaloni, signore».

«Il solito incapace. Muoviti, se non vuoi come comparire ferito in azione... affondato dai tuoi stessi pantaloni».

Tutti risero.

Il maestro avvampò e si promise che, non visto, si sarebbe fatto dei risvolti. Maledetti pantaloni!

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 3 Gran BretagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora