37 BOMBE DI PROFONDITÀ

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«Lo vedi questo proiettile di cannone. Sono 4,7 pollici. 119 millimetri, come direste voi francesi».

«Sì, vedo. È molto grande».

«Ovvio. È con questo che noi colpiamo i sottomarini tedeschi».

«Ah, non me lo dire...».

«Che cosa?».

«Ogni volta che qualcuno me ne parla, mi sento in colpa» piagnucolò il francese.

«Ma perché?».

«Perché la Francia si è arresa subito, si è fatta occupare. Voi inglesi continuate la guerra, e questo non può che farvi meritare delle lodi».

Fece spallucce, il maestro artigliere di quel convoglio. «Sì, ma tieni conto che la Francia condivideva molte miglia di confine terrestre con la Germania, mentre noi britannici abitiamo su delle isole e i tedeschi non sono buoni navigatori».

«E quindi?».

Quel francese non gli stava simpatico. «Perciò noi possiamo ancora resistere. E tieni conto che, adesso, i tedeschi hanno dichiarato la guerra alla Russia». Fece un'espressione furba.

«E quindi?». Era irritante, come se volesse che tutto gli fosse imboccato.

«Ma è semplice: i tedeschi dovranno pensare a noi, qui sull'Atlantico, e ai russi». C'era trionfo, nella voce.

«Sei molto ottimista» constatò il suo interlocutore.

«Sì, lo sono» parlò con forza.

«Spero tu abbia ragione. Ah, la Francia... come mi manca». Parlava con sincera nostalgia. «Potevo andare in Québec, da certi miei parenti. Ma ho preferito unirmi a voi per combattere i crucchi».

«Lo apprezzo, lo apprezzo molto» disse, pur con stizza. Non era molto contento, a dire il vero.

Scoppiò il suono di una sirena. L'attenzione generale si concentrò in quel punto.

«Ma che succede?» espresse il francese.

«C'è che siamo stati intercettati dai tedeschi».

Rabbrividì. «Sottomarini?».

«Proprio. Vieni con me».

Corsero via.

Sul ponte posteriore già una decina di marinai erano pronti con i barilotti di esplosivo. Li portavano con i carrelli per poi caricarli su dei nastri. Gli addetti indicavano i metraggi di profondità in cui sarebbero dovuti detonare, in concerto con la sala sonar che spiegava a quale distanza dalla superficie si trovassero gli squali.

«E così è questo il modo in cui li distruggeremo» affermò il francese, rapito alla vista dei barilotti.

«Sì, ma dobbiamo darci da fare» invocò il maestro britannico.

E allora, tre alla volta, le bombe furono gettate in acqua mentre il cacciatorpediniere andava a velocità media: né troppo lento o fermo per essere facile bersaglio o essere danneggiato dagli esplosivi, né troppo veloce per diluire il tiro di bombe e rischiare di non fare neppure un centro.

Ma il maestro avrebbe voluto usare i proiettili da 4,7 pollici.

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 3 Gran BretagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora