4 IL PEDANTE

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«Signori, un momento di attenzione, prego» sorrise.

«Cosa succede, sergente?». I soldati interruppero la partita di poker, altri la lettura dei giornali.

«Vi faccio vedere un capolavoro della tecnica». Gli occhi erano brillanti. «Ecco qua». Mise in mostra il fucile.

Alcuni ebbero il buon gusto di simulare interesse, i più fecero dei versacci e tornarono alle loro precedenti occupazioni.

«Ehi, ma cosa...? Cavoli, è il nostro fucile. È l'Mk 3 Short Magazine Lee-Enfield numero 1 calibro 7,69 millimetri. È il nostro fucile! Quello della divisione reale Guardie Gallesi. Che cosa c'è? Perché queste facce?».

«Signore, porti pazienza» lo pregò uno.

«Ah, io la porto di certo, caporale, ma voi? Siete tutti scorati!».

«Signore, cerchi di capire: siamo stati appena cacciati dal continente e non è che ci sia molta fiducia nel nostro armamento, né verso i nostri superiori» spiegò quello.

«Cosa? Che sentono le mie orecchie?». Cercò di restare calmo. Calmo, doveva restare calmo. Doveva. Ma non ci riuscì ed esplose: «Insomma, che vi passa per la testa, eh? Siamo soldati inglesi. Dobbiamo esserne orgogliosi. E voi? E voi dubitate del nostro equipaggiamento! Dubitate dei nostri superiori! Dubitate di tutto! Vergognatevi. Vi dovete vergognare. I nostri capi ci porteranno alla vittoria!».

Silenzio di tomba. Tutti a guardarlo.

Il sergente era rosso in faccia e voleva dimostrare loro che, se anche fosse servito, sarebbe sbarcato da solo in Francia e, Dunkirk o non Dunkirk, l'avrebbe fatta vedere ai tedeschi e ai loro lacchè italiani.

Ma i soldati ripresero a fare quel che facevano prima, chi a giocare a poker, chi a leggere il giornale.

Il sergente era sconvolto. Aprì bocca per replicare, per fargliela vedere...

«Signore». Era una preghiera.

«Cosa c'è?». Era arrabbiato.

«Lasci perdere, mi creda. Per il momento è così, poi...».

«No, no, che dici? Altro che per il momento è così. Il momento è adesso. Dobbiamo batterci fino all'ultimo. E chi se ne importa di Dunkirk!».

«E cosa dovremmo fare, signore?». Aveva un'espressione desolata.

«Ma è semplice: obbedire ai nostri superiori. Ho sentito che dobbiamo combattere in Africa. E sai che cosa ti dico? Che mi offro volontario».

«Non... non credo che noi Guardie Gallesi dobbiamo andarci...». Gli occhi saettarono ovunque pavidi.

«Vigliacco! Allora, a questo punto, vado a offrirmi volontario. E con me tutto questo plotone».

«No, no, no! Signore, no!» urlarono tutti.

«Oh-ho, quanta attenzione. E solo perché ho parlato dell'Africa. Che? Vi sentite in imbarazzo a dover combattere per la Patria?».

«No, signore». Il caporale sembrava il portavoce, e intorno c'era la massima attenzione. «Ci parli dell'Mk 3 Short... ehm».

«Short Magazine Lee-Enfield numero 1 calibro 7,69 millimetri, sì. Meglio parlare di questo». Anche perché, in cuor proprio, non se la sentiva di andare a combattere in Africa. Troppo caldo.

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 3 Gran BretagnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora