Il cuore di Harry sembrò fermarsi per più di un minuto mentre il suo sguardo era perennemente incollato sullo schermo del cellulare. Le sue orecchie erano ritte e tese, in attesa di qualche rumore molesto; sentiva i brividi corrergli velocemente lungo la schiena; le sue manine, ormai fredde, avevano preso a tremare violentemente. Sua madre non era in casa con lui, suo padre era ancora a lavoro e lui non era sicuramente solo. Non si era immaginato il suono della porta aprirsi, anche se voleva crederlo con tutto sé stesso.
Improvvisamente il cellulare del riccio prese a squillare tra le sue mani e l'Omega lanciò un urlo di terrore, che cercò di attutire mettendo una mano sulla bocca. Sentì il cuore che batteva forte dentro il suo petto ma sembrò calmarsi non appena lesse il nome della madre sullo schermo, e le rispose subito.
< M-mamma.. > sussurrò l'Omega, singhiozzando terrorizzato. "Mi avranno sentito!" si disse mentre si alzava silenziosamente dal letto. "Ho urlato come una ragazzina! A-adesso verranno qui!"
< Harry? > Chiese la madre, con fare preoccupato. Sentiva i singhiozzi e la paura dall'altro capo del telefono e una sensazione di freddo si abbatté su di lei. Aveva troppe domande e terribili presentimenti che non riuscì ad ignorare facilmente: che stava succedendo? Perché suo figlio piangeva? < Harry, amore, che succede? Perché stai piangendo? > chiese la donna, spingendo il pedale dell'acceleratore.
< M-mamma.. > il riccio corse a chiudere a chiave la porta della sua camera e lentamente si allontanò da essa, fissandola attentamente. < Q-qualcuno è qui.. > sussurrò piangendo lacrime calde. < Qualcuno è in casa! >
La donna non poteva credere alle sue orecchie. < Amore, stai scherzando? > quelle parole uscirono con difficoltà dalle sue labbra e sentì la gola e lo stomaco stringersi in una morsa di paura. Lanciò uno sguardo al suo riflesso che rispecchiava nello specchietto retrovisore: era completamente sbiancata, sul suo volto erano apparse delle occhiaie enormi e viola e le sue pupille erano dilatate dalla paura. "Deve essere sicuramente uno scherzo" pensò, accelerando improvvisamente.
Il riccio continuò a piangere e andò a sedersi nell'angolo della stanza, vicino alla vetrata. Si sentiva debole e spossato e il suo corpo non sembrava reagire agli impulsi che il suo cervello gli mandava. Voleva con tutto sé stesso alzarsi e correre via, dirigendosi dal vicino di casa per chiedere aiuto ma tutto quel che era capace di fare era piangere e tremare. < N-No.. C-c'è qualcuno q-qui! >
< Okay, piccolo, cerca di stare calmo. > disse la madre, col cuore in gola. La preoccupazione era più che evidente nel suo tono di voce, ma la donna ce la stava mettendo tutta per non far preoccupare ancor di più il figlio. Afferrò il secondo cellulare dalla borsa di pelle e compose velocemente il numero della polizia mentre schiacciava con tutta la forza che aveva l'acceleratore. Non avrebbe mai permesso a nessuno di toccare il suo bambino. < Amore, sto chiamando la polizia, quin- > La frase della donna venne interrotta da un urlo agghiacciante di terrore che proveniva dall'altro capo del cellulare e che la fece sterzare improvvisamente. < Harry! HARRY! >
Ma l'Omega non poteva rispondere: Era impegnato a scappare dalla figura muscolosa e rivestita di nero che stava cercando di entrare dalla porta finestra della sua stanza. Il riccio aveva notato la sua ombra non appena essa era comparsa contro la moquette color crema ed era schizzato in aria, urlando di paura.
"Devo andarmene!" Harry aprì velocemente la porta della sua stanza e schizzò fuori a gran velocità, inciampando sui suoi stessi piedi. Si guardò indietro più volte, per vedere se la figura lo stava seguendo, ma essa sembrava scomparsa. "Non è riuscito ad en-"
L'Omega andò a sbattere contro qualcosa di duro e cadde a terra, sbattendo il culo contro il pavimento duro. < Ahi.. > sussurrò con le lacrime che grondavano come acqua corrente dai suoi occhi. Il riccio spostò lo sguardo su quello che l'aveva fatto sbattere e per sfortuna dell'Omega, Harry si accorse che era un'altra figura nera che ombreggiava sopra di lui e che tra le mani teneva una lunga corda bianca.
Harry urlò nuovamente di terrore e ignorò i richiami della madre al cellulare, che lo pregavano di rispondergli. Si alzò di terra di scatto e corse velocemente giù per le scale, cercando di non cadere. Non riusciva a vedere; le lacrime gli avevano offuscato completamente la vista e vagava alla cieca per la casa. Intravide la famigliare porta di casa fatta di legno e ce la mise tutta per correre verso di essa - una volta uscito sarebbe potuto correre dai vicini a chiedere aiuto - ma qualcosa di terribilmente forte e almeno venti centimetri più alto di lui lo afferrò per i fianchi, sbattendolo subito contro il tavolo nero da cucina.
< Sta zitta, piccola puttana. > sussurrò una voce acuta e dura al suo orecchio, mentre l'Omega venne scosso da un brivido di paura. Quelle parole, per quanto semplici potessero essere, riuscirono a scuotere le sue interiora. < Non fiatare o non esiterò a tagliare la tua dolce carne con questo. >
Il cellulare dell'Omega cadde dalle sue mani quando la lama fredda e tagliente di un coltello si posò sulla sua gola. Mugolò spaventato, incapace di fare altro, mentre lacrime calde e amare rigavano il suo volto piegato da una smorfia di terrore puro. "C-cosa vogliono da me? Perché sono qui?! CHE DIAVOLO HO FATTO DI MALE PER MERITARMI TUTTO QUESTO?!" erano le domande che il riccio voleva urlare ma la sua gola era serrata dalla paura e se anche avesse voluto, non sarebbe riuscito a spiccicare una sillaba.
< Per l'amor di Dio.. > disse con fare esasperato la figura nera sopra di lui, appoggiandosi contro il corpicino minuto dell'Omega, che mugolò di dolore. Harry non sarebbe mai riuscito a spostare l'uomo, e questo il rapitore lo sapeva ma Harry era una preda troppo succulenta per loro: se l'avessero perso o qualcosa fosse andato storto, ci avrebbero rimesso tutti. < Qualcuno faccia stare zitta quella troia che strilla. > continuò, riferendosi alla madre del riccio che continuava ad urlare. Una seconda e una terza figura gli raggiunsero e fu la seconda a schiacciare con uno stivale massiccio il cellulare dell'Omega, pestandolo più volta finché non si disfece sotto la sua suola.
Harry non riuscì nemmeno a vedere quel che successe dopo perché un cappuccio di tela nera calò sulla sua testa e in un secondo si ritrovò legato come un salame con corde che sembravano fatte di metallo. Venne sollevato dal tavolo e portato fuori da casa sua da delle mani troppo callose e dure per sembrare mani di Beta. Ebbe la sensazione di essere messo in un veicolo ma dopo un forte dolore improvviso alla testa il riccio perse i sensi, cadendo in un sonno profondo.
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Young And Beautiful - Larry Stylinson
FanfictionHarry Styles, un piccolo Omega che crede di poter spaccare il mondo, scompare improvvisamente dalla tranquilla cittadina di Sleepy Hollow. Un rapimento che in pochi mesi diventerà internazionale. Louis Tomlinson, un Alpha ripudiato dal suo branco c...