5: Tre mesi dopo. Parte Prima

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Erano passati 91 giorni e 91 notti da quando Harry aveva visto e percepito un contatto umano che non fosse quello dell'Alpha, che l'aveva strappato dal suo nido che l'aveva sempre protetto; 91 giorni da quando aveva sentito o avuto notizie dei suoi genitori; 91 giorni passati in una cantina umida a chiedersi continuamente perché i suoi genitori ci stavano mettendo così tanto a pagare il riscatto.

Ed era una domanda che, anche quella mattina di pioggia, Harry non riuscì a dare una risposta. Ci aveva pensato più volte, aveva pensato alle scuse migliori e quelle peggiori, che l'avevano anche fatto piangere, ma nessuna era riuscita a convincerlo. Perché continuava a dirsi che non era possibile: non era possibile che sua madre non lo stesse cercando; era impossibile che la stessa donna che l'aveva protetto da tutto non stesse smantellando ogni angolo della città, del paese e della nazione per trovarlo. Eppure era così...

< Harry. >

Il riccio sussultò di scattò e si voltò verso la voce che l'aveva appena chiamato, ritirando subito le gambe al petto come per proteggersi. < S-scusa, n-non ti avevo sentito.. > sussurrò l'Omega, tremando leggermente per colpa del freddo e della paura, che era l'unica compagna capace di tenerlo sveglio la notte.

Già, la paura... Forse, aveva pensato Harry, era stata lei a fargli più male che dell'Alpha. Per colpa di essa, la sua pelle aveva preso a rompersi, arrivando anche a sanguinare; i suoi capelli a cadere copiosamente; ad avere crisi di pianto incontinenti; a tremare compulsivamente senza un vero e proprio motivo; e il suo calore era sparito ventotto giorni prima, lasciandolo spossato e stressato. L'Alpha, naturalmente, aveva notato tutti quei cambiamenti e Harry non era capace di dargli una colpa: l'Alpha lo coccolava, lo curava e lo lavava tutti i giorni e più volte al giorno. Ed entrambi sapevano che William non poteva dare di più.

< Tranquillo, Harry... > rispose l'Alpha, andando dietro di lui per sciogliere il nodo delle corde che tenevano legate i suoi polsi. < Ho notato che lo fai spesso > aggiunse l'Alpha, facendo attenzione a non fare ancor più male all'Omega. I segni rossi e viola erano più che evidenti contro la sua pelle bianca e non poteva fare a meno di fare una smorfia nel vederli. "È così piccolo.." pensava non appena lo sguardo gli cadeva su esse.  "Non si merita tutto questo. Un'esemplare come lui non si riprenderà mai dopo questo." < A cosa pensi, quando lo fai? >

< Non lo so.. > sussurrò Harry, leccandosi le labbra secche e screpolate per via dell'umidità. < M-mi dispiace m-ma non lo so.. >

< Non importa > William slacciò in fretta le corde e accarezzò i polsi del minore, continuando a guardarli. < Se non vuoi dirmelo, non ti obbligherò a farlo. > Li lasciò poco dopo e si spostò alle corde che tenevano ferme le caviglie dell'Omega, slegando anch'esse. < Mi dispiace vederti così, Harry. Voglio essere sincero su questo, perché non hai un bel aspetto. >

L'Omega annuì lentamente e appoggiò la schiena contro la colonna di legno alla quale era stato legato per i polsi e caviglie per 91 giorni, cercando di ignorare il buon odore che l'Alpha emanava. Avrebbe voluto vederlo con tutto sé stesso; la tentazione di strapparsi la benda nera dagli occhi era tanta ma si limitò a portare le mani tremanti sul grembo e a rimanere in silenzio, richiudendo nel cassetto quel desiderio.

< Ed è per questo che voglio portarti su. > concluse l'Alpha con un sospiro non appena slegò le caviglie del minore. < Nemmeno gli animali si meritano di stare rinchiusi qui per così tanto tempo senza vedere la luce del sole. >

< C-cosa? > sussurrò l'Omega, credendo di aver sentito male. Le mani presero a tremare con più veemenza dalla felicità e Harry ci mise tutta la sua forza per non farlo vedere all'Alpha. < N-non ho capito.. >

< Ti porterò su > ripeté William, alzandosi in piedi. Tirò via la coperta di lana che copriva il corpicino del liscio che, grazie alla sua cucina, era riuscito a non farlo diventare anoressico, e la buttò in un angolo, senza badarci più di tanto. - Mi dispiace di averti tenuto qui così tanto, ma erano gli ordini. - avrebbe voluto dirgli, ma l'unica cosa che fu capace di dire fu: < Gli ordini sono cambiati, Harry. Adesso ho il libero arbitrio sulla tua gestione. >

Le labbra di Harry tremarono a quelle parole, piegarsi per formare un sorriso, e le lacrime uscirono involontarie dai suoi occhi. Al solo pensiero di poter sentire nuovamente il sole sulla sua pelle, il calore della natura riscaldarlo fino all'interno e l'aria fresca e pulita entrargli nei polmoni lo fece piangere dalla felicità. < S-scusa.. > sussurrò tra i singhiozzi, coprendosi il viso con le mani tremanti. < N-non volevo.. >

Se qualcuno avesse detto all'Omega, qualche mese prima, che si sarebbe ritrovato a piangere per un motivo simile, Harry sarebbe arrossito e avrebbe scosso la testa; ma adesso non poteva credere che gli era stata data un'opportunità simile.

< Tranquillo.. > rispose William con voce calma e dolce, prendendo l'Omega tra le braccia. Ultimamente Harry era peggiorato nel camminare - cadeva ogni tre per due, arrivando anche a sbucciarsi più volte ginocchia - e l'Alpha non aveva ancora capito il motivo: lo faceva camminare regolarmente e per più di mezz'ora a giornata. "Devo farlo vedere a qualcuno.." si disse, accarezzandogli la schiena mentre l'Omega circondava il suo collo con le braccia.

< G-Grazie! > sussurrò l'Omega contro il suo collo, piangendo silenziosamente. Avrebbe voluto tanto risparmiargli quella scenata pietosa e dentro di sé si malediceva per quanto fosse debole, ma sapeva che non poteva fare nient'altro se non cercare di non farsi sentire.

L'Alpha annuì lentamente e accarezzò la schiena del minore mentre con passi lenti lo portava al piano superiore. Nemmeno lui poteva credere a quel che stava facendo eppure, in quel momento, niente o nessuno sarebbe riuscito a fermarlo. Non aveva mentito riguardo al libero arbitrio, ma portarlo su con sé era la cosa giusta da fare? Poteva fidarsi dell'Omega? William non aveva risposte certe. Non gli era mai capitato fino adesso di fare una cosa simile, dato che ogni persona che rapiva non stava più di due mesi con lui, ma stavolta con Harry era stato diverso. Non avrebbe mai potuto paragonare Harry a qualsiasi altro ragazzo/ragazza che aveva mai rapito; Harry era semplicemente di più, anche nelle piccole cose. Non era semplicemente un'etica quella di scendere da lui a coccolarlo, pulirlo e nutrirlo: l'Alpha lo faceva solo perché ne aveva il puro bisogno. Aveva bisogno di toccare quella pelle candida, di giocare con quei capelli ricci, di sentire Harry fare le fusa silenziosamente e, soprattutto, di sentire il suo dolce odore che lo mandava in ecstasy.

Tuttavia William sapeva che tutto quello era sbagliato. Affezionarsi a Harry non era stata una geniale idea ma adesso che era entrato nella sua vita, come avrebbe mai potuto cacciarlo via?

Young And Beautiful  - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora