Quando torno a casa, Riccardo è sdraiato sul divano. Sta dormendo, ma se mi avesse visto se ne sarebbe andato subito. Le bambine stanno giocando tranquillamente, ma non ci sono né Raffaella né Nanci a guardarle. Decido di salire su, e vedo la porta della camera di Nan aperta. Busso ugualmente, e lei mi dà il permesso di entrare.
- Ehi, Fede. Riki era davvero incazzatissimo quando è tornato. Avete proprio litigato di brutto? –
- Sì, ma non riesco a chiedergli scusa. –
- Perché? –
- Perché sono cosciente del fatto che ha ragione lui! – dico, e sbuffo.
Sorride. – Fede, ho sentito mio fratello parlare da solo prima, e ha nominato Lucas. A quanto ho capito ti ha riscritto. Parlava di dimenticare... -
-Gli ho chiesto di aiutarmi a dimenticarlo. –
- E lui? –
- Mi ha ''rinfacciato'' tutto quello che ha fatto per me fino ad ora. Ma non l'ha fatto con cattiveria. Io... ho sempre ''sottovalutato'' le sue azioni, ho dato loro poco peso, ecco. –
- È questo il motivo del suo comportamento verso di te? –
Annuisco, e mi stendo sul letto.
- E quindi, in pratica, è colpa tua se avete litigato? -
- Sì, e lui la pensa come me. –
- Benissimo! – esclama, segnando qualcosa su un foglio.
- Cos'è, prendi appunti? –
- Una brava psicologa lo fa! – ridiamo. – Penso dovresti parlargli. – dice infine, dopo un'attenta analisi.
- E che gli dico? –
- Quello che hai detto a me. –
- Non mi ascolterebbe. –
- Non ci hai provato! - dice, e sbuffo. Mi ha leggermente convinta, ma non sono ancora sicura al 100%.Chiamo al telefono il mio capo; ho deciso di prendermi qualche giorno, per pensare bene a cosa è giusto per me e per a mia famiglia. Mi metto a preparare mentre Nanci apparecchia la tavola. Riki è ancora sdraiato sul divano, e fissa il vuoto. Credo che da quando sono rientrata non si sia mosso di un millimetro. Non parla con nessuno, neanche con sua sorella, né ha chiamato sua madre per sapere se sono partiti. Le bambine le evita, e un po' mi spiace, però non posso dargli torto.
Neanche a tavola proferisce parola.
- Non possiamo smettere di parlarci. – dico, cercando di essere calma.
- Io sto bene così. – fa lui, freddo.
- Voglio chiarire. - Incontro lo sguardo di Nanci, che annuisce per rassicurarmi.
- Io no. – dice, secco.
- Possiamo parlarne? –
- Non aspettarti che faccia io il primo passo. – risponde, alzandosi.
- Non mangi? –
- Mi hai fatto passare la fame. – e sale.
Sbuffo, e continuo a mangiare.Salgo le scale e vado in camera mia. Come immaginavo, Riccardo è sdraiato a terra, sul balcone. Credo stia guardando il cielo.
- Amore... - dico, ma pronunciare quella parola mi sembra strano. Lui sta in silenzio, continuando a osservare il suo fiato a contatto con l'aria gelida. – Si muore di freddo, - continuo. – perché non entriamo e parliamo di quello che sta succedendo? –
Non risponde, ma non si volta neppure a guardarmi. Fa come se non ci fossi, e sto iniziando a innervosirmi.
- Tanto lo sai che sto parlando con te, Riki. –
- Che vuoi? – chiede, annoiato.
- Voglio chiarire! –
- E io no. –
- Allora vattene, no? –
- Perché dovrei? È casa mia. –
Sbuffo. – Riki... -
- Vai via, per favore. –
Entro, e qualche lacrima mi riga le guance. Ho fatto una gigantesca cazzata, lo so, ma come faccio a rimediare se non vuole che gli parli?
Dopo un po' esco nuovamente. Cerco un modo di ricominciare la conversazione, ma non mi escono le parole. Lui si volta, ancora più annoiato.
- Cosa non hai capito di ''lasciami in pace''? posso ripeterlo altre mille volte se vuoi, ma poi ti mostro il Riccardo incazzato. –
Le sue parole e il suo tono mi intimoriscono, ma scaturiscono in me qualcosa, che mi spinge ad alzare la voce.
- Datti una calmata! – gli urlo. – Sono stufa dei ragionamenti del cazzo che mi fai, non sono mica scema. Lo so, lo so che ho torto, ma se non mi permetti nemmeno di ammetterlo, cosa vuoi che faccia? –
- Io sono calmissimo, - risponde soltanto, senza degnarsi di guardarmi negli occhi. – sei tu quella nervosetta. –
- Eh, direi! Sei passato dall'essere iperprotettivo e amorevole a non parlarmi nemmeno più! A questo punto è certo che devo essere io quella incazzata! – urlo. – Ho torto, come devo dirtelo? –
- Anche se ammetti di avere torto, non vuol dire per forza che ti dispiaccia. –
A quell'affermazione non riesco a rispondere. Resto spiazzata da quello che mi ha detto, stavolta di certo non in senso buono. Le parole mi bruciano nel petto, non riesco a calmarmi.
- Alzati, alzati almeno! Alzati e guardami negli occhi, mentre dici 'ste cazzate colossali! – urlo, strizzando gli occhi per non piangere. Il contatto visivo mi fa male. Sento una morsa allo stomaco e inizio a reggermi in piedi a fatica a causa della stanchezza fisica provocata da quest'orribile giornata. – Riccardo, – dico, cercando di non mostrare la mia debolezza, - non aspettarti che ti mandi a fanculo, perché non lo farò. E sai perché? Prima di tutto perché disonorerei me stessa, dato che sarebbe una mossa davvero stupida, ma soprattutto perché, nonostante tutto, io ti amo. –
- Anche io. – sussurra.
- Beh, ci stiamo dimostrando il contrario! E sappi che, se io ho ''dato per scontato'' tutto quello che hai fatto fin'ora, tu non ti rendi conto di quanto io sia pentita, amareggiata, arrabbiata con me stessa per il mio comportamento. Ho sbagliato, ma mi dispiace. Tanto. – torno dentro, e mi butto sul letto, scoppiando quasi istantaneamente a piangere. Dopo essermi sfogata un po' vado a lavare la faccia, ma i miei occhi restano rossi. Decido di scrivere a Vittoria di venire a stare da noi per un po' di giorni, ma non ricevo risposta. Dopo qualche minuto, però, mi arriva una chiamata proprio da lei.
'' Fede! Ho letto i messaggi... successo qualcosa? ''
'' Niente di che ''
'' Bugiarda. ''
'' Eh? ''
'' Nanci mi ha raccontato tutto su instagram. ''
'' A dirittura? ''
'' Lasciami parlare! So che hai litigato con Riki, quindi ho pensato che potremmo andare da qualche parte? ''
'' Tipo? ''
'' Ho dei parenti a Pisa che potrebbero ospitarci. ''
'' Pisa? Ma è lontano! ''
'' Nah ''
'' Voglio essere qui per il mio compleanno però ''
'' Va bene, per l'otto? ''
'' Okay. ''
'' Allora prepara la valigia e chiedi pure a Nanci. ''
'' Okay. A che ora passi? ''
''Per le sette, ci vogliono tre ore''
''Va bene, ciao. ''
''Ciao. ''
Avviso Nan e le bambine e inizio a preparare la valigia. Dopo un po' noto Riccardo, sull'uscio della porta, intento a fissarmi. Decido di ignorarlo, anche se è un po' inquietante.
- Che vuoi? – chiedo infine, scocciata.
- Perché fai le valigie? –
- Perché io, Nan e le bambine andiamo a Pisa con Vittoria. Torniamo l'8. –
- Oh. – si limita a dire, ed esce dalla stanza.Le bambine sono sdraiate accanto a me nel lettone, mentre Riki dorme nel letto di Emma. Naturalmente loro non sono a conoscenza del nostro litigio, ma credo che qualche domanda se la siano fatta. Mi dispiace, ma nessuno dei due è pronto a fare pace, ora. Questa piccola vacanza mi aiuterà a distrarmi. Il telefono squilla, ma non so chi possa essere a quest'ora. Quando vedo il numero del mio capo sul display vado in panico, ma rispondo ugualmente. La telefonata non è lunga, ma quando riattacco sono ancora più preoccupata di prima. Se domani non vado a chiarire cosa sta succedendo, mi licenzieranno senza problemi. Avviso Vittoria dell'inconveniente e lei dice che passerà più tardi; metto il pigiama e provo ad addormentarmi, ma è inutile: ho troppi pensieri per la testa e sta andando tutto sempre peggio. Sento dei passi e fingo di dormire, sdraiandomi sul fianco destro. Con la coda dell'occhio vedo Riccardo sull'uscio. Sospira più volte, poi si avvicina e si siede accanto a me. Mi accarezza i capelli e li bacia.
- Come sei bella, - dice. – e io sono proprio un coglione... te ne stai andando. Mi hai detto una bugia, te ne stai andando per sempre... - sospira. – Guarda che occhi rossi che hai... è colpa mia, vero? Certo, di chi potrebbe essere? Ti sto rovinando... sono uno stronzo. - una sua lacrima mi bagna la guancia, che lui si affretta ad asciugare. – Non voglio perderti. – dice, con voce rotta, e scoppia in un pianto silenzioso. Qualcun altro si siede accanto a lui; immagino sia Nanci. La mia supposizione viene confermata dalla voce della sorella di Riccardo, che gli dice di tornare a letto.
- Non ancora, Francesca. Fammi restare con lei ancora per un po'. –
- Non ti abbandonerebbe mai, Riki. –
- E chi lo dice? –
Io, penso, ma le parole non mi escono di bocca. Non sa che sono sveglia, non sa che sto ascoltando, rovinerei tutto.
Nanci si alza, mentre lui si sdraia accanto a me, e sposta una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio. Una delle sue braccia circonda il mio fianco.
- Stai scappando... - sussurra. – da me. –
Come potrei scappare da te?
- Ti sto facendo del male, e ora stai portando via tutto, anche le tue figlie. Non mi ami più, non è così? –
Non dire così, ti prego.
- Sono solo uno stupido idiota. Non si trattano così le principesse. –
E da quando sono una principessa?
Un'altra lacrima bagna la mia guancia. Sta piangendo. Non capisco, perché pensa tutto questo? Ho esagerato?
- Come sei bella. – ripete, come all'inizio del monologo. Stavolta la voce rotta dal pianto mi provoca i brividi. Se ne accorge, ma pensa sia per il freddo, e mi copre il corpo con la coperta.
Appoggia la sua fronte alla mia, e posso sentire il lieve rumore del suo respiro.
- Non mi abbandoneresti, vero? –
Mai, amore mio.
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Anima Fragile - The Sequel - Rederica
Fiksi PenggemarLa mia vita stava andando a gonfie vele. Ero felice con Riki e con le mie bimbe. Avevo trovato lavoro come cameriera, lui aveva ripreso gli studi e si era laureato in design della comunicazione; aveva anche aperto uno studio. Le bimbe andavano all'a...