MANUEL
Buongiorno mondo. Fanculo a tutti. Come ogni mattina mi alzo dal letto, mi vesto, prendo lo zaino ed esco di casa. Odio la mattina. L'unica cosa che mi rallegra è vedere Jessica. Appena arrivo alla fermata cerco le cuffie nello zaino, ma non le trovo. Cazzo. Oggi niente musica. L'autobus arriva, salgo e con lo sguardo cerso Jessica. La vedo seduta da sola che guarda fuori dal finestrino. D'istinto sorrido e vado verso di lei.
-Posso?- chiedo.
Subito si gira e mi sorride. Sposta lo zaino per farmi sedere.
-Buingiorno bimba.- dico sussurrando l'ultima parola.
-Buongiorno.- continua a sorridermi.
-Perchè mi guardi così?- le chiedo.
-Perchè ti voglio bene e non voglio ucciderti.- risponde mantenendo il sorriso.
Ora sono confuso, cosa avrei fatto?
-Aspetta. Ma che ho fatto?-
-Ieri sera ti ho scritto e tu non hai risposto.- non sorride più.
-E ti sei incazzata perchè non ho risposto?-
-Non è tanto perchè non hai risposto.- risponde con tono incazzato.
-E allora perchè?- chiedo cercando di stare calmo.
-È perchè io avevo bisogno di te.-
-Che significa che avevi bisogno di me?- domando sempre più confuso.
-Non volevo parlare con un tipo e l'unico modo era parlare con te.-risponde.
-Quale tipo? Non eri con la tua famiglia e quella di Gaia?- ora sono io ad incazzarmi.
-Si, infatti il tipo è il fratello di Gaia.-
Nel frattempo siamo arrivati a scuola e scendiamo.
-Scusami, non guardo il telefono da ieri.- dico prendendolo dalla tasca e accendendolo. Vedo il suo messaggio.
-Ma che lingua è?- le chiedo abbozzando un sorriso.
Lei ride. La sua risata.
-Stupido.- dice abbracciandomi.
Blocco il telefono e la stringo a me.
-Ehi piccioncini, se proprio dovete andate in bagno.- dice Nicola spuntando all'improvviso.
Ci separiamo.
-Dov'è Michele?- gli chiede Jessica.
-Non lo so, dovevo andarlo a prendere, ma mi ha scritto che non sarebbe venuto. Credo sia con quella Francesca.- spiega lui.
-Hai capito Miky.- rispondo io ridendo.
Metto un braccio sulle spalle di Jessica e continuiamo a parlare aspettando la campanella.JESSICA
Esco da quelle porte e vado sulla panchina ad aspettare Manuel, che arriva dopo un paio di minuti.
-Oggi non ci siamo neanche baciati.- gli dico facendo il labbruccio, so che non resiste quando lo faccio.
-Potrei rimediare subito, ma qui c'è troppa gente.- sbuffo. -Vorrei baciarti subito.- mi sussurra all'orecchio sfiorandomi il lobo. Chiudo gli occhi. Ha deciso di provocarmi? Bene. Poggio la testa sulla sua spalla e gli tocco il petto.
-Ci possiamo vedere oggi?- gli chiedo con voce innocente.
Sposto la mano sulla sua pancia. Sospira.
-Non lo so. Mia mamma è a casa.- dice.
-Mh anche da me sono tutti a casa.- continuo facendo il labbruccio. -Peccato perchè volevo stare un po' da sola con te.- continuo innocente. La mia mano va sul suo inguine. Sospira ancora.
-Così non vale.- sibila.
-Cosa?- chiedo ricominciando a muovere la mano. Sospira di nuovo.
-Qui c'è troppa gente.- continua sussurrando.
Non è una tortura solo per lui. Se fa quella faccia mi viene voglia di baciarlo.
Ritorno con la mano sul petto.
-Ora basta.- si alza e mi prende la mano. Inizia a camminare veloce e quasi non gli sto dietro.
-Dove stiamo andando?- gli chiedo.
-Dove non c'è nessuno.- risponde.
Arriviamo in un piccolo parco, pieno di persone. Mi trascina verso un muro e si infila tra la siepe e quel muro, il tutto continuando a tenermi per mano. Superato il muro arriviamo in quello che sembra un parchetto abbandonato, solo erba e una panchina. Ci avviciniamo alla panchina e lui si siede. Faccio per sedermi anche io, ma mi blocca. Lo guardo. Picchietta la mano sulle sue gambe e io mi siedo su di lui.
-Ora posso baciarti.- dice avvicinandosi e annullando la distanza tra noi. -Mi mancavano.- dice piano. Inizia a sfiorarmi le labbra con le sue per poi approfondire il bacio. Le sue braccia mi circodano la vita, le mie finiscono intorno al suo collo. Ci stacchiamo.
-Stasera usciamo.- mi dice.
-E dove andiamo?.- chiedo dandogli un piccolo bacio sulle labbra.
-Dove vuoi tu.- risponde ricambiando il bacio.
-Ma domani c'è scuola.- dico unendo la mia fronte alla sua.
-Che problema c'è? Non ci andiamo.- dice lui.
Ora lo prendo a schiaffi.
-Nono tu non hai capito. A scuola ci andiamo, tu soprattutto. Ti ho già detto che non devi farti bocciare.- lo rimprovero allontanandomi.
-Per un giorno non mi bocciano.- dice facendomi incazzare sempre di più. Mi alzo e mi allontano. Lui si avvicina a me.
-Manuel cazzo! Devi capire che nella vita bisogna impegnarsi.- mi guarda, poi abbassa lo sguardo. Mi avvicino. -Sono sicura che anche tua madre te lo dice.- mantiene lo sguardo basso. -Se non vuoi farlo per te stesso fallo per me, per tua madre e per tutti quelli che ti vogliono bene.- gli sollevo un po' la testa, quel poco che basta perchè mi guardi negli occhi. Ha lo sguardo triste e spento.
-Ehi guardami. Scusa se mi sono arrabbiata tanto, è solo che tengo moltissimo a te.- cerco di consolarlo abbozzando un piccolo sorriso.
-No, non scusarti. Hai ragione. Me lo dice sempre anche mia madre. Deludo lei e deludo te. Cazzo deludo tutti. Ma cosa ci faccio ancora qui? Farei meglio a mollare tutto e andarmene.-
-Ma che stai dicendo? Non pensarci nemmeno. Tu non molli niente e non vai da nessuna parte, non devi neanche provarci. Hai tanti amici che possono aiutarti, basta chiedere. Se pensi di potertene andare allora sappi solo che sei un...- le sue labbra mi interrompono.
Preme con urgenza e mi stringe sempre più forte, approfondisce il bacio. Sotto al suo tocco mi rilasso all'istante.
-Sono un?- chiede allontanandosi. Mi manca il fiato e faccio fatica a rispondere.
-Un vero coglione.- dico sorridendo. Ricambia il sorriso e mi stringe a sè.Dopo aver chiarito tutto andiamo al centro commerciale a mangiare qualcosa.
-Quindi stasera dove vuoi andare?- mi chiede.
-Mi basterebbe andare a fare una passeggiata.- rispondo.
-Allora ci vediamo dopo cena.- propone.
Lo bacio.
-Va benissimo.- continuiamo a baciarci finchè sento il mio telefono vibrare nella tasca.
-Ma perchè finisce sempre così?- sbuffa lui. Sorrido.
Prendo il telefono e rispondo.
-Pronto? Si..no, ora non posso...si, sono con lui...davvero? Vabbè ne riparliamo più tardi...si ciao.- chiudo la telefonata. Manuel mi guarda interrogativo.
-Era Gaia.- dico.
-Gaia?-
-Si, è successa una cosa e ha detto che vuole parlarmi.- spiego.
-Dai torniamo a casa.- dice prendendomi la mano. Lo fermo e gli stampo un bacio sulle labbra.
Ritorniamo davanti scuola e aspettiamo l'autobus che dovrebbe arrivare tra circa mezz'ora.
-Manu?- lo chiamo.
-Dimmi.-
-Vieni qui.- lo invito a sedersi vicino a me.
-Dimmi.- sussurra avvicinandosi.
Lo bacio e lui ricambia approfondendo il bacio.MANUEL
-Dove devi andare stasera?- mi chiede mia madre cucinando.
-Vado a fare un giro con degli amici.- rispondo sedendomi sul divano.
Ho appena finito di studiare e ora mi godo un po' di sana televisione.
-E chi sarebbero quasti amici?- chiede divertita.
-I soliti. Nicola, Michele, Federico.-
-E anche Jessica?- chiede voltandosi verso di me.
In risposta abbasso la testa e sorrido, lei capisce.
-Scommetto che i tuoi amici non vengono.- continua.
-No, non vengono.- sorrido ancora.
-Vuoi che vi accompagni?- chiede.
-Non ti preoccupare mamma.- mi alzo e vado ad abbracciarla.Finito di cenare vado in camera e mi cambio. Prendo il telefono e mando un messaggio a Jessica.
Da Manu:
"Sei pronta?"
Risponde subito.
Da Jessy♡:
"Ti sto aspettando."
Blocco il telefono e scendo le scale di corsa.
Saluto mia madre, che come al solito mi raccomanda di stare attento, ed esco di casa. Prima di chiudere la porta la sento dirmi di non fare il coglione.
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Il Migliore Amico Di Mio Fratello
Teen FictionQuesta storia parla di una ragazza, Jessica, di 17 anni, che, trasferitasi dalla città alla campagna quando aveva solo otto anni, incontra l'amore della persona che meno si aspettava. Si è trasferita insieme ai genitori e al fratello Federico, di 18...