La Fiaba Senza Lieto Fine

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"L'inferno è la sofferenza di non poter più amare."
Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Cimitero Little Hangleton, Yorkshire
26 Dicembre 1943

Cecilia osservò intensamente la ragazza spaurita e dall'apparenza mediocre di fronte a lei, come a volerne sondare l'animo e carpire da esso la ragione per cui fosse lì, sopra i resti di Tom Riddle, a lei totalmente estraneo.
Sospirò sommessamente, mentre la nostalgia colava dal suo cuore stillata dal rimpianto, che per tanti anni aveva accompagnato la sua vita rendendola mera sopravvivenza; nostalgia del ricordo puerile del suo primo ed unico amore, del languore divampante che si effondeva nelle membra non appena posava le labbra sulle sue, dei fremiti avvertiti quando sfiorava delicatamente la sua pelle.
Rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere e che non sarebbe mai stato; l'orgoglio, feroce come una lama che lacera la carne, per troppi anni aveva posto una barriera invalicabile tra lei e Tom.
Ormai era troppo tardi per nostalgia e rimpianti, non una stracciona di nome Merope Gaunt, non un infelice matrimonio e nemmeno l'orgoglio si ergevano come ostacolo al loro amore, ma bensì la signora incappucciata dalla tagliente falce, che ineluttabilmente e prematuramente aveva diviso due anime predestinate.
Lui, l'amore della sua vita, giaceva immobile nella gelida terra a pochi metri dai suoi piedi, le labbra, oramai fredde e cianotiche, non avrebbero mai più reso fremente la sua pelle, i suoi baci mai più avrebbero imporporato le sue guance non fresche come un tempo.
Tornò a scrutare quella Lauren, così aveva detto che si chiamava, che per qualche astruso motivo non riusciva a smettere di fissare la tomba di Tom.
Il perché volesse rendere partecipe una ragazzina sconosciuta delle sue atroci ed indicibili pene le era ignoto, ma aveva l'inconsueta sensazione che quella fanciulla avesse un nobile movente, e poi, non agiva più secondo razionalità, come era solita fare in passato. La razionalità frammista alla superbia le aveva fatto perdere tutto, e aveva acquisito a spese di un'esistenza infelice quella dolorosa lezione. Facendosi coraggio iniziò a raccontare a denti stretti quella storia dal sapore amaro che era stata la sua vita.
<<Avevo diciotto anni quando conobbi Tom Riddle, correva l'anno 1924, ed allora la mia vita era semplicemente perfetta. Appartenevo ad una famiglia borghese di ceto medio, unica figlia di un avvocato di successo dello Yorkshire. Per quanto fossimo fortunati, potendo vivere con il genere di comodità che al tempo la maggior parte della gente poteva solo sognare, intuii che i miei genitori non erano pienamente soddisfatti, erano decisi a scalare la gerarchia sociale, a puntare in alto.
Non si accontentavano di ciò che avevano, desideravano che il nostro cognome divenisse importante e conosciuto, annoverato tra quelli delle famiglie più influenti della città.
Furono baciati dalla fortuna. La loro unica figlia era insolitamente splendida, la mia bellezza era un grandissimo motivo d'orgoglio, e vedevano in questa una più che concreta possibilità di ascesa sociale. Fin dai primi anni dell'adolescenza, quando iniziai a sbocciare e le mie curve a mutare, attiravo inequivocabili sguardi d'apprezzamento degli uomini e quelli carichi di invidia delle donne. Quando compii sedici anni poi, iniziarono in dozzine a chiedere la mia mano, ma mio padre rifiutò tutti i pretendenti. Nessuno era, a suo parere, alla mia altezza, nessuno di loro era degno di sposarmi. Ciò che avevo capito era che nessuno fosse abbastanza ricco da meritare la mia avvenenza.
La mia bellezza stregava, e io crebbi con la vanità in seno, ero contenta di essere me stessa, di pavoneggiarmi per le vie della città impettita, e come potevo non esserlo? Qualsiasi abito vestissi mi calzava a pennello, ovunque andassi attiravo sguardi d'invidia, i complimenti per la mia bellezza sembravano non finir mai. Ma purtroppo, chi ha la fortuna di poter crescere nella vanità non può che sviluppare arroganza.
Ed io non feci eccezione: fui estremamente arrogante, di cattiva indole, vanesia, superba. Facevo del mio fascino il mio più grande vanto, e nulla mi importava se il mio comportamento allontanava le amiche meno fortunate di me. Nel mio egocentrismo iniziai a desiderare ciò che bramavano i miei genitori, ossia un marito che potesse garantirmi una vita piena di agi, tra lo sfarzo ed il lusso, la loro influenza nei miei confronti fu notevole>>.
Cecilia inspirò profondamente, mentre Lauren la fissava senza battere ciglio
<<Come stavo dicendo>> riprese <<ero alquanto arrogante, e capricciosa. Iniziai a voler condurre un tipo di vita che i miei genitori non potevano permettersi, a volere vestiti sempre più pregiati, i gioielli più preziosi. Questo mi portò a cercare di conoscere in tutti i modi la gente bene della società, i ricchi che tanto invidiavo. Un giorno per caso, ad un tea party organizzato da una cara amica, incontrai lui. Tom Riddle era senza dubbio lo scapolo più ambito dalle fanciulle in età da marito del paese, era figlio del signore più ricco di Little Hangleton, un borghese che aveva fatto della sua azienda un piccolo impero. La sua fama lo precedeva, ma quando ebbi davanti quel celebre giovane per la prima volta, rimasi piacevolmente sorpresa, Tom Riddle non era solamente ricco ma anche straordinariamente avvenente. Era affascinante e di bell'aspetto, le sue maniere erano galanti, le sue movenze aggraziate, inutile dire che ne rimasi folgorata. Iniziammo a parlare, e i nostri caratteri si rivelarono più simili di quanto ci aspettassimo, entrambi boriosi e tronfi, con l'animo intriso di vanità e superbia. Cominciammo a frequentarci e dire che i miei genitori approvavano sarebbe un eufemismo, era tutto ciò che avevano sempre voluto per me, non vedevano l'ora che la loro unica perla si sposasse con il figlio del signorotto del paese. Occasionalmente ci concedevamo delle lunghe passeggiate a cavallo, Tom adorava l'equitazione e compiacerlo era uno dei miei più grandi desideri.
Fu proprio in una di quelle occasioni che ci imbattemmo in loro, i Gaunt. Erano in tre, il padre, Marvolo, e i due figli, Morfin e Merope>>.
Non appena sentì quel nome, il cuore di Lauren perse un colpo, un nodo le si formò in gola e cercò di deglutire per allontanare quella fastidiosa sensazione.

Poison Love ~ Tom Riddle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora