Abbie si buttò sul letto, facendolo scricchiolare sotto il suo peso.
Era distrutta, la giornata di lavoro era stata tremenda. Per tutto il resto del turno non aveva fatto altro che pensare al ragazzo del ristorante, come si chiamava?, ah sì, David.
David 'il tizio senza cognome'.
Abbie sogghignò a quello stupido soprannome. Ma in realtà non c'era proprio un bel niente da ridere. Quel David era così dannatamente strano, e in parte era stata colpa sua del richiamo della signora Madison.
Forse Ben aveva ragione. Forse Abbie doveva decidersi a trovare un nuovo posto di lavoro. Al "The Madison" la sua paga non era male, ma per tutto quel lavoro poteva ricevere molto di più.
Il suo sogno era un'altro, la fotografia. Amava fotografare oggetti, persone e paesaggi di qualsiasi tipo.
***inizio flashback***
-Non puoi fotografare tutti i ragazzi che ti piacciono!- Taylor, buttò le braccia al cielo, esasperata.
Abbie si girò stranita verso di lei:- E perchè no, scusa?- chiese.
-Perchè le persone normali parlano con i ragazzi, non li fotografano in continuazione.- spiegò Taylor.
Abbie spense la fotocamera, coprendo l'obbiettivo. Guardò le sue Vans nere per qualche istante, poi sospirò piano.
-E' più semplice, non trovi Tay?
-Cosa è più semplice?- chiese svogliatamente l'amica, appoggiandosi con la schiena contro il freddo muro di mattoni.
Abbie rimase in silenzio per qualche istante, cercando le parole giuste da usare:- Trovo che sia più semplice. Li fotografo, e li guardo dalle fotografie. Almeno lì non ho la preoccupazione assillante di diventare rossa come un pomodoro, o peggio ancora di balbettare davanti a loro. Tay, lo sai che non sono proprio un asso nel parlare con i ragazzi.- ammise piano.
L'amica annuì piano, e le rivolse un caldo sorriso.
***fine flashback***
Le immagini le scorrevano nella mente. Le parole, i pensieri, ciò che era accaduto.
Le mancava la scuola, le mancava Taylor, le mancavano le sue amiche.
Ma a volte bisogna fare delle decisioni, bisogna accettare la realtà. E lei era sola e se la sarebbe dovuta cavare da sola, come sempre.
-La vita è dura, Ab.- sospirò, come per ricordarlo a sé stessa.
Si girò su un fianco e chiuse gli occhi, sprofondando in un sonno che durò tutta la notte.
_________
Giorno di riposo.
Ah, come suonavano bene quelle parole assieme.
Abbie si alzò piano dal letto, stiracchiandosi. Si guardò attorno, come per essere sicura che i pochi mobili fossero ancora in quella stanza spoglia.
Si avviò verso la cucina e preparò una tazza di latte, rovesciandoci i pochi cereali che conteneva una scatola arancione.
"Devo andare a fare la spesa" pensò.
Finì di fare colazione molto velocemente, poi ritornò in camera per prepararsi.
Indossò una maglia larga e un paio di jeans anonimi. Fuori faceva abbastanza freddo, quindi si coprì con un caldo maglione bianco di lana. I capelli color cioccolata le ricadevano disornati sulle spalle.
Si guardò allo specchio. La pelle color latte e senza una minima impurità, splendeva alla luce a led della stanza. Cercò di sorridere, cercò di fare uno di quei sorrisi veri, che si fanno quando si è felici, ma sul suo volto non comparì nient'altro che uno stupido schizzo di una felicità inesistente. Mise una mano tra i fragili capelli e tirò inaspettatamente un poco.
Nella mano fredda c'erano tre capelli scuri. Abbie li guardò spiazzata. No, non poteva aver tirato così forte da spezzarli.
Ingoiò a fatica la saliva impastata sulla sua lingua, per poi allontanarsi da quello specchio e far cadere a terra i capelli che aveva perso.
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The light of the fireflies
Romance"Dovresti vedere il deserto. È meraviglioso e terrificante allo stesso tempo. È implacabile, ma affascina sempre chiunque l'abbia visto. È un pò come la parte scura di noi stessi, per quanto sgradevole e crudele possa essere, ne siamo perversamente...