Hurt

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Prima di incominciare, voglio che ascoltiate "No light no light" di Florence+The Machine durante la lettura, possibilmente a tutto volume. Grazie. 

 

ABBIE'S POV

Me ne stavo seduta sul davanzale, con lo sguardo fisso fuori dalla finestra. Fuori pioveva, e un forte vento si scagliava sugli alberi che circondavano il lungo vialetto davanti alla casa di David. Non sapevo dove fosse andato. Era solo uscito, sbattendo la porta, e dicendo che gli serviva prendere una boccata d'aria, ma era fuori da troppo tempo. 

Ero rimasta in silenzio finchè lui me lo aveva chiesto, con il respiro pesante e gli occhi contornati di lacrime. Probabilmente non dovevo farmi dei complessi, ma ero ancora parecchio spaventata. Mi aveva raccontato in fretta, senza fare pause, ed era difficile stargli dietro. 

Non me lo sarei mai aspettata, dico davvero. David non mi sembrava certo il tipo. Mi aveva anche detto che aveva superato tutto e che ora era una persona diversa, ma qualcosa nei suoi occhi mi diceva che cercava solamente di autoconvincersi di questo. 

Me ne sarei dovuta andare, lo sapevo. Ma c'era qualcosa che mi costringeva a rimanere. Non volevo abbandonare David, anche se non ero del tutto sicura dei suoi interessi nei miei confronti, ma sentivo che ci tenevo davvero a lui. Sentivo che mi stava restituendo una vita, per quanto fosse in suo potere. 

Avevo bisogno di lui, come un uomo ha bisogno dell'ossigeno per vivere. E poteva sembrare maledettamente stupido, eppure era così.

 Mi sentivo così legata a lui, come se ci fosse uno spesso pezzo di cuoio, incapace di spezzarsi. Voleva che fossi sua, e ancora non mi era chiaro il perchè. Probabilmente quello che desiderava era solo possedere qualcuno, per quanto potesse risuonare antiquato. 

Avevo bisogno di schiarirmi le idee, così decisi di uscire. 

 Mi incamminai sulla strada sconosciuta, a passo lento, sotto il diluvio. Mi stavo bagnando, ma non mi importava. Volevo prendere aria, e decidere se tornare di nuovo là dentro. 

-Penso che tu ti stia infradiciando a dovere.- sogghignò una voce alle mie spalle. Mi girai, e davanti a me vidi un ragazzo dalla pelle ambrata e gli occhi scuri. Un sorriso spuntava sulle sue labbra, contornando il viso dolce ed espressivo. Il ragazzo si avvicinò a me con un grande ombrello stretto tra le dita. 

Gli sorrisi, e lui continuò:- Vai da qualche parte in particolare?- mi chiese, con la voce mielata. 

Mi limitai a squotere la testa piano, abbassando lo sguardo. Non aggiunsi nient'altro perchè trovai piuttosto complicato spiegare a qualcuno la faccenda. 

-Sei in cerca di risposte.- annunciò, riparandomi con l'ombrello scuro. Io annuii, e rimasi anche questa volta in silenzio. -Ti va di cercarle assieme?- domandò, mentre un sorriso a trentadue denti si dipingeva sui suoi lineamenti. Apprezzai la dolcezza con cui me lo chiese, e iniziammo a camminare.

-Sono Jake Miller.- disse poco dopo, porgendomi una mano. La strinsi.

-Abbie Clins.- risposi, presentandomi. 

-Allora, Abbie, penso che ti prenderai un'accidenti se non ti asciugi immediatamente.- nella sua voce rimaneva un tono di risata, in sottofondo.- Potremmo rifugiarci  da Starbucks, se ti va.- propose. 

Ero quasi intenzionata a rifiutare, ma mandai al diavolo la mia noiosa vocina interiore ed accettai. 

Entrammo nel bar, e Jake salutò il cameriere con un cenno del capo. Ci sedemmo ad un tavolino in fondo al locale, e Jake mi chiese cosa volevo ordinare. Sinceramente, era da una vita che non andavo da Starbucks, così feci scegliere a lui. 

Tornò poco dopo con due grossi cartoni di caffè fumanti. 

Una sensazione di ansia mi avvolse, e per un attimo pensai che stavo sbagliando ogni cosa. Forse non avrei dovuto accettare, ma in quel momento decisi di fare così, forse anche perchè Jake mi sembrava davvero un bravo ragazzo. Pensai a David, e mi chiesi dove fosse, cosa stesse facendo, se mi stesse già cercando. 

-Parlami di te.- ghignò Jake, pulendosi le labbra bagnate di caffèlatte con un tovagliolino. Gli chiesi cosa volesse sapere, e lui mi disse solamente "le cose normali".

Così feci come mi aveva detto, raccontandogli cosa mi piaceva, cosa odiavo, la musica che ascoltavo ..., come mi aveva chiesto. Poi toccò il suo turno, e mi raccontò di lui. 

Andava al college, in un'università pregiata a Oxford, praticava tennis, e ascoltava Curt Cobain e i The Fray (al che pensai ai due estremi più totali). Evidentemente ci tenne a precisare che era single, e scoppiammo a ridere. 

 Non seppi quanto tempo era passato, ma mi portò a casa, dopo che io gli spiegai la via. Lo ringraziai, e uscii dalla vettura in silenzio.

All'ingresso della casa era tutto spento, ma la porta era aperta, segno che David era tornato, senza rimanere. 

The light of the firefliesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora