-Hai fame?- sussurrò piano Abbie, alzandosi dal divano.
Per tutta la giornata erano rimasti a casa. Abbie aveva deciso di aiutare David a ordinare l'appartamento.
Avevano visto un po' di tv, e il discorso era ricaduto più volte sulla vita di Abbie, ma lei prontamente aveva sviato l'argomento.
-Un po'.- rispose David dietro alla ragazza.-Ordino una pizza, non sono molto bravo a cucinare.- ammise il ragazzo, facendo scivolare il ciuffo corvino dietro la fronte.
-Non ce n'è bisogno, preparo qualcosa io.- ribatté Abbie, andando verso il piano cottura.
David alzò gli occhi al cielo, afferrando la ragazza per i fianchi stretti.
La strinse a sé, mentre un gemito di disapprovazione uscì dalle labbra dischiuse di Abbie.
Poggiò la bocca contro l'orecchio della ragazza, scostando i capelli che ricadevano morbidi sulla schiena.
-Non mi piace che non accetti di essere aiutata.- il tono di David era diventato duro e freddo.- Ammetti una volta per tutte che non riuscirai ad andare avanti così!- esclamò irritato nell'orecchio di Abbie, mentre sentiva il suo respiro diventare pesante a contatto col suo petto.
Abbie si liberò dalla presa e cercò le pentole sotto il lavandino:- Preparo qualcosa di veloce. Siediti e calmati, per piacere.- per la prima volta David obbedì, e si sedette sulla poltrona.
Abbie cucinò una frittata con delle erbe che trovò tra le mensole e della pasta.
Quando fu pronto inpiattò e porse a David il piatto colmo di cibo.
Lui iniziò a mangiare, mentre Abbie torturava la sua pasta, affondando la forchetta tra gli spaghetti.
-Mangia.- ordinò David, alzando lo sguardo.
Abbie scosse la testa:- Non mi va.- rispose.
-Sei a casa mia. Fai quello che ti dico io.- esordì David.
Abbie deglutì con fatica a quelle parole così glaciali e permise alla forchetta di afferrare un boccone dal piatto pieno. Lo cacciò in bocca e incominciò a masticare.
David sorrise lievemente.
Consumò il ciò che Abbie gli aveva preparato in silenzio e in fretta. Era davvero delizioso, e David si ricordò di quanto fosse bello mangiare qualcosa cucinato in casa.
Era più un tipo da pizza congelata e ristorante, siccome che con l'eredità lasciatagli dal padre poteva permettersi ogni cosa.
Intrecciò le dita e dispose le mani davanti al naso leggermente all'insù, per poi parlare:-È da molto che lavori come cameriera?
-Un po'.- fece spallucce Abbie, addentando un altro boccone.
David annuì:- Ti pagano bene?- chiese ancora.
-Diciamo che vivo.- Abbie sorseggiò l'acqua fresca dal bicchiere di vetro.
-E dove vivresti?- disse David alzando il sopracciglio destro.
-Dawson Street, periferia.- mugolò.
David scosse la testa. Come diavolo faceva una ragazza ad abitare in un quartiere del genere? Non era un posto tranquillo e sicuro nemmeno per un agente della CIA.
-Bene,- disse Abbie alzandosi e frugando nella borsa.- Io vado, domani ho lavoro.
David la seguì e la afferrò per un polso:- Rimani qui.- disse con tono duro.
Abbie scosse la testa e cercò di liberarsi da quella stretta.
David la spinse a sè, soffiandole tra i capelli.
-Rimani qui- ripetè, quasi in tono supplichevole.
Gli occhi blu di David risucchiarono il viso indeciso della ragazza. Lei si sentì cadere nel mare dei suoi occhi, ed annuì flebilmente a quella proposta.
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The light of the fireflies
Romans"Dovresti vedere il deserto. È meraviglioso e terrificante allo stesso tempo. È implacabile, ma affascina sempre chiunque l'abbia visto. È un pò come la parte scura di noi stessi, per quanto sgradevole e crudele possa essere, ne siamo perversamente...