Don't touch me

132 8 2
                                    

Le borse della spesa pesavano più del solito ed Abbie si sentiva tremendamente stanca. Fece un respiro pronfondo, cercando di smettere di avere quel brusco fiatone. I muscoli delle braccia erano tesi per il troppo sforzo e le mani della ragazza erano quasi gelate. 

"Dovevo coprirmi di più, dannazione!" imprecò mentalmente. Continuò a camminare sul marciapiede ricco di brina. I capelli lievemente mossi dondolavano a destra e a sinistra, accompagnando il suo passo. 

-Penso che tu abbia bisogno di una mano.- una voce roca e profonda dietro di lei, permise ai suoi piedi di inchiodarsi a terra. 

Abbie si girò per capire con chi avesse a che fare, e si trovò davanti due occhi blu che risaltavano con il grigio anonimo della strada. 

Il ragazzo si avvicinò a lei velocemente, afferrandole i sacchetti dalle mani. 

Abbie non protestò subito, ma poco dopo cercò di prenderseli di nuovo. 

-Sono miei.- disse fredda. 

-Ti sto aiutando.- rispose duro David, fissando i suoi occhi scuri. 

Abbie annuì, permettendo a David di darle una mano. Aveva bisogno di un'aiuto, solo che per una ragazza come lei, accettare un'aiuto, suonava un po' come un segno di debolezza. 

Camminarono per qualche minuto in un silenzio religioso, poi David lo spezzò come il giorno prima al ristorante. 

-Finalmente ti ho ritrovata.- sogghignò.

Abbie lo guardò confusa:- Mi stavi cercando?- domandò a voce bassa. 

-Già.- rispose semplicemente. 

Altri minuti di silenzio. 

-Quanti hanni hai, Ab?- chiese curioso il ragazzo dagli occhi blu. 

Abbie rimase qualche instante a pensare a cosa dire, con lo sguardo fisso sull'asfalto. 

-Non chiamarmi così.- annunciò fredda e distaccata.- In quel modo mi chiamano i miei amici. 

A quelle parole David fece cadere le borse a terra. In un'istante Abbie si ritrovò con la schiena contro il freddo muro di mattoni. Il viso lievemente abbronzato di David era a qualche scarso centimetro dal suo. 

-Non mi toccare.- borbottò Abbie, impaurita da quella reazione. 

-Ah no?- chiese divertito David. 

Abbie non rispose, cercò solamente di spostare il ragazzo davanti a lei. I tentativi di spingerlo via non funzionarono a niente, David sembrava fatto di pietra. 

-Levati!- urlò con rabbia la ragazza. 

-Zitta Ab.- ordinò scocciato. 

-Ti ho detto di non chiamarmi così.- le ricordò Abbie. Una sensazione di inquietudine e fiacchezza la investirono, penetrandole nel corpo. Si sentì improvvisamente stanca. 

-Noi non siamo amici, Ab?- la stuzzicò divertito. 

Le gambe di Abbie avevano perso tutta la forza, il viso già pallido le si sbiancò definitivamente. Iniziò a tremare, e per un'attimo rischiò di cadere, ma David la tirò prontamente su. 

-Ehi, che combini?- le chiese improvvisamente premuroso. 

Abbie scosse piano la testa, confusa dalla voce dolce di David. 

-Ti accompagno a casa.- disse David, trascinandola a peso morto fino alla casa di lei. Come diavolo sapeva che abitava lì? 

Ringrazio FrancescaTummolillo per commentare ed apprezzare le mie storie: grazie bella!! <3 

Per me è importante davvero sapere che ad alcuni piace quello che scrivo. :)

Grazie ancora, un bacio c:

The light of the firefliesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora