Holy shit

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La luce fioca che penetrava dalle finestre, andò a sbattere contro gli occhi chiusi di Abbie. Si girò verso David, che dormiva a pancia insù, con il braccio ancora stretto contro il fianco della ragazza. Cercò di alzarsi, infastidita da quel delicato tocco sulla pelle, ma la stretta di David era troppo forte. 

Guardò l'orologio sul comodino e sobbalzò quando vide che erano già le nove. 

-Porca troia!- borbottò, liberandosi dalle braccia di David.- Cazzo, sono in ritardo!- si maledì mentalmente per aver accettato di dormire in una casa non sua. 

-Mmh,- mugolò in risposta David.- rimani qui.- affermò, afferrandole il polso destro. Abbie cadde sul torace muscoloso del ragazzo, ancora più incazzata di prima. 

-Togliti dai piedi, David! Devo andare al lavoro.- urlò Abbie, cercando i vestiti per tutta la stanza, senza trovarli. 

David si alzò sbuffando, e le ando incontro. Le afferrò i polsi, stringendoli all'altezza del naso del ragazzo. 

-Non devi andare al lavoro, Ab.- sussurrò.- Ti ho licenziata.

A quelle parole Abbie corrugò la fronte:- Che diavolo stai dicendo?- disse, lasciando spazio ad un sorriso tirato e poco convincente.

Lui annuì:- Ho chiamato la signora Madison, ieri sera. Le ho detto che non lavorerai mai più lì.

Abbie cercò di trattenere le lacrime che minacciavano di scendere. Le aveva portato via il suo lavoro, dove sarebbe andata ora? Non aveva più nulla, chi pensava di essere quel ragazzo per prendere decisioni al posto suo?

La rabbia prese il sopravvento su ogni azione di Abbie. Si liberò dalla presa di David e si allontanò il più possibile da lui.

-Come cazzo ti permetti?- imprecò, a voce stranamente bassa.- Che vuoi fare? Rovinarmi la vita, forse? Non tutti hanno una fottuta casa bella come la tua! Non tutti hanno tanti fottutissimi soldi e felicità come te! Io no, per esempio! Io me la sono dovuta cavare e me la cavo da sola, e sarà sempre così! Sei un'egoista!- urlò.- Non ti bastava rovinare la vita di qualcun'altro? La mia è già rovinata, cazzo!!- si coprì gli occhi inondati dalle lacrime con il palmo delle mani, mentre la sua schiena scivolò contro la fredda parete. 

David si avvicinò a lei, le cinse le spalle in un forte abbraccio mentre lei cercava di dimenarsi.

Le accarezzò i capelli neri e si avvicinò al suo orecchio:- Lo sto facendo per te, Abbie. Te lo avevo detto che mi sarei preso cura di te. Sto vendendo la tua casa e ti ho licenziata.

-Perchè?- urlò Abbie.

-Perchè ora sarà questa la tua casa. La tua vita, sarà con me..- sussurrò.- Ti proteggerò, mi prenderò cura di te.- aggiunse. 

A quella affermazione così dannatamente superficiale e lugubre, Abbie iniziò a tremare. 

-Esatto, dolcezza.- la voce roca di David risuonava dolce e comprensiva.- Sarai libera, libera di essere mia. Libera, pur essendo completamente mia. 

-I-io non lo so.- si autoconvinse Abbie, asciugandosi le lacrime. 

-Mia.- rispose.

The light of the firefliesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora