Rude

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Lo straccio umido sfregava sulla superficie liscia e lucida del bancone del ristorante più rinnomato del quartiere. 

Guadagnarsi un posto di lavoro lì era davvero dura, quasi impossibile. Le persone che venivano assunte dovevano avere dei requisiti specifici. Non bastava avere un bel visino e saper tenere due bicchieri in mano, loro volevano di più.

L'aspetto fisico era tra le cose più importanti forse, ma nemmeno quello bastava. Si lavorava sodo al "The Madison", le ore di lavoro comprendevano tutto il giorno, con un solo giorno di riposo alla settimana. 

Il ristorante veniva frequentato dalla gente più ricca di tutto il paese, e i proprietari esigevano moltissimo dai dipendenti e non accettavano sbagli di nessun tipo.

Abbie Clins lavorava al "The Madison" come una semplice cameriera.

Alzò lo sguardo dal piano di lavoro che era intenta a pulire, ed osservò un numeroso gruppo di clienti estremamente eleganti entrare nel ristorante. 

Sfoggiò un lieve e discreto sorriso, per poi ritornare a concentrarsi su quello che stava facendo. Le persone appena entrate appesero i cappotti su degli attaccapanni bianco perla all'ingresso. 

Una delle dipendenti si avvicinò al gruppetto, indicandogli il tavolo prenotato per loro. Abbie guardava con la coda dell'occhio ciò che stava succedendo, e ne approfittò per prendere fiato. Era davvero stanca e il suo turno di lavoro andava avanti da più di cinque ore.

-Clins, cerca di non perdere tempo.- una voce stridula dietro di lei la fece sobbalzare. 

Annuì distratta e continuò a sfregare il panno sulla superficie del tavolo. 

La signora Madison, proprietaria del ristorante assieme a suo marito, era forse una delle donne più noiose che Abbie avesse mai conosciuto.

-Vado a servire quei signori.- boccheggiò, parlando di quelli appena entrati. 

Ma una mano nodosa si fermò sulla sua spalla, fermandola. 

-Penso che non sia lavoro per una ragazzina.- continuò la signora Madison.- Ecco, guarda.- ed indicò un ragazzo che varcava la porta in quel momento.- Vai da lui.

Abbie annuì per la seconda volta, e si avvicinò al ragazzo.

Aveva i capelli corti e neri, con un visibile ciuffo tirato all'insù. Due occhi grandi e blu la guardavano maliziosi. Quando quel tipo sorrise, ad Abbie gli si aprì un mondo.

Aveva un sorriso che avrebbe fatto invidia a tutto l'universo, talmente i suoi denti perfetti erano bianchi e lucidi. 

Abbie arrossì immediatamente, abbassando lo sguardo che poi rialzò subito dopo. Arrossire davanti ai clienti non era una cosa che doveva di certo fare, tantomento imbabolarsi del loro aspetto. 

-Buonasera e benvenuto al The Madison.- annunciò con una naturale scioltezza.- Posso aiutarla?

-Mh, certamente.- Abbie sentì la sua voce piena e lievemente roca.- Ma non ho prenotato. 

La ragazza annuì confusa:- N-non penso ci siano problemi. Mi segua.- lo condusse ad un tavolino in un angolo, vicino alla grande finestra. 

Lui ricambiò con un sorriso, accomodandosi a sedere. Abbie gli portò la lista degli ordini e si dileguò all'istante. 

Tornò qualche minuto dopo, e scoprì che il ragazzo stava fissando fuori dalla finestra. La lista era aperta sul piatto bianco davanti a lui. 

Abbie si avvicinò piano:- Ecco.- sussurrò.

Il ragazzo si voltò verso di lei e le rivolse un sorriso sghembo. 

Ci fu qualche imbarazzante istante di silenzio, poi lui lo ruppe prontamente. 

-Tu cosa mi faresti ordinare?- chiese a bassa voce. Abbie si paralizzò a quella domanda personale, che non aveva mai ricevuto da un cliente. Le stava chiedendo ciò che pensava, i suoi gusti e le sue opinioni. 

-Emh, bhe, e-ecco io non penso di saperle dare una risposta.- balbettò.

-Suvvia, dolcezza. Ti ho chiesto un parere, non mi sembra una domanda così difficile.- la voce roca del ragazzo si inclinò fino a diventare estremamente bassa- E ti prego, smettila di darmi del lei. Non ho cinquant'anni.

Abbie annuì ancora una volta, per poi abbassare la testa. 

-Prendo il menù del giorno, così evito di complicarti la vita.- sbuffò.

Abbie scrisse disordinatamente sul foglietto degli ordini e si diresse silenziosamente verso la cucina. 

Lo appoggiò sul tavolo dove Ben, il cuoco, lo prese e lo lesse, per poi ripoggiarlo. Ben era forse l'unica persona simpatica, cortese e gentile esistente in quel maledetto ristorante. 

-Come stai Ben?- domandò piano Abbie.

Lui non si girò verso di lei, ma continuò a trafficare tra i fornelli:- Bene Ab, e tu?

La ragazza mugolò qualcosa di incomprensibile e Ben annuì di rimando.

Ben era un'uomo magnifico, un bella persona, davvero. Erano stati amici dal primo momento che Abbie aveva messo piede in quel posto, anche se Ben lavorava lì da più di sette anni. Un'uomo di mezza età, pelato, e con dei lunghi baffi sul viso. 

-Ab, ascolta.- finalmente il cuoco si fermò e si girò verso di lei.- Sei una bella ragazza, sorridente, hai un grande cuore, potresti fare qualcosa di più nella vita invece che stare qui a farti insultare e sfruttare da quella arpia.

Abbie alzò gli occhi al cielo:- Senza questi soldi sono fottuta, Ben. Ho un'appartamento che è uno schifo, e presto me lo porteranno via. Se perdo anche un posto qui...- un nodo le morse la gola.

-Capisco.- la interruppe.- Ma cerca di trovare un posto altrove, Ab. Lo dico per il tuo bene.- la pregò Ben. 

-Certo.- rispose Abbie cercando di concludere quel fastidioso discorso. 

Tornò in sala da pranzo silenziosamente, e tornò dal ragazzo seduto al tavolo, portandogli da bere. 

-Stai piangendo.- suonava più come un'affermazione, non tanto come una domanda. 

Abbie scosse la testa violentemente e si passò un dito tra le palpebre, accorgendosi che erano umide. 

Si girò dall'altra parte cercando di pulirsi gli occhi da quelle stupide lacrime, ma il ragazzo l'afferrò per il polso e la costrinse a girarsi. 

-Perchè stai piangendo?- chiese duro. 

-Sono affari miei.- rispose Abbie scorbutica, la prima volta con un cliente. 

-Come vuoi.- concluse con nonchalance il ragazzo.- Posso almeno sapere come ti chiami?

-Abbie Clins.- sussurrò piano.

-David.- si presentò, porgendole la grande mano che lei strinse. 

-Torno subito.- si dileguò Abbie da quella situazione imbarazzante. 

Non le era mai capitato di stringere 'amicizia' con un cliente del "The Madison", e tutto ciò era alquanto strano. Probabilmente, se la arpia l'avesse vista, si sarebbe arrabbiata e non poco. Le ultime parole famose. 

-Clins.- squittì.- Penso di dover chiarire un paio di cose con te.- Abbie annì a testa bassa.- Lavori qui, non ti fai nuove amicizie, è chiaro? Non sei qui per conoscere bei ragazzi, sei qui per lavorare.- scandì per bene le ultime parole. 

Abbie acconsentì piano, e fece per tornare in cucina a prendere il cibo ordinato, quando la signora Madison la fermò. 

-Penso sia il caso che mandi un'altro dipendente, per evitare una tua seconda distrazione.- Abbie annuì per la millesima volta, dispiaciuta. 

Al suo posto, al tavolo, fu mandata Jhoanna, una ragazza bionda. 

-Dov'è Abbie?- chiese indignato e irritato David, vedendo Jhoanna arrivare al posto della ragazza. 

-Ora ci sono io.- rispose ovvia- Evidentemente lei sapeva solo recarle disturbo. 

David rimase in silenzio e uscì senza aver toccato cibo dal ristorante, scuro in volto. Dov'era Abbie? 

The light of the firefliesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora