Capitolo 10

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Numero sconosciuto:
Preparati a morire, lurida puttanella.

ATHENA'S POV
Passai tutta la notte e tutto il giorno seguente a cercare di capire chi mi avesse minacciato di morte.
Avevo già un'idea, ma non avevo prove.

La sera andai a casa di Jude per un "pigiama party" con lui, David e Joe.
Era molto tempo che non facevo una chiacchierata con i miei migliori amici, ma un rompiscatole tentò di mettersi in mezzo... Di nuovo!

<<Ti ho detto di no, santo cielo!>>

<<Ti prego Athena! Voglio venire anche iooo!>> urlò Mark quasi buttandosi per terra per bloccarmi la caviglia con le sue mani.

<<N.O. Cosa non capisci di queste due semplici lettere? Manco te lo stessi dicendo in italiano! Dai Mark, lasciami. Sono in ritardo. In più devi riposarti, altrimenti non sarai in forma per gli allenamenti per la partita contro la Wild. Quindi, al letto. Ora!>>

Riuscii finalmente a liberarmi dalla sua presa e corsi fuori di casa, correndo senza sosta fino alla casa del mio migliore amico per arrivare in orario. Suonai al campanello e mi trovai di fronte un esemplare di Jude sorridente.
Mi fece entrare e andammo in camera sua, dove ci stavano aspettando David e Joe.

La sua camera era enorme.

Un letto matrimoniale, coperte verde bosco e cuscini bianchi e neri stavano al centro della stanza, con un baldacchino al di sopra, muri bianchi e decorati, ampie vetrate e un'enorme scrivania di legno di ciliegio come il pavimento della stanza. Due porte nere erano ai lati opposti di quel posto: la cabina armadio e il bagno.
La prima piena di vestiti, divise da gioco e scarpe; il secondo, invece, richiamava lo stile della camera: vasca idromassaggio di ossidiana e le scale che la contenevano erano di una pietra verde scuro con delle striature nere, doccia enorme, lavandino della stesso materiale della vasca e asciugamani dello stesso verde del resto con le iniziali di Jude ricamate.

<<Porca troia...>> mi feci scappare, sussurrando.

Tutti e tre mi guardarono strano e poi scoppiarono a ridere.

Parlammo tutta la sera di quello che ci passava per la mente, finché non arrivammo all'argomento "Axel"...

<<Vogliamo. Sapere. T. U. T. T. O.>> mi intimó David. Questi se ci si mettono sono peggio delle amiche zabette di mia nonna eh!

Raccontai tutto per filo e per segno, senza tralasciare nemmeno un dettaglio, altrimenti mi avrebbero uccisa! Raccontai anche di Axel chi mi aveva trattato male e lì gli si accese qualcosa.

<<COSA?! DOVE ABITA STO DEFICIENTE CHE LO ANDIAMO A PRENDERE A PALLONATE ALLE PALLE?!>> urlarono in coro.

Scoppiai in una fragorosa risata, per poi spiegargli che poi avevamo fatto pace. Fino a che...

*knock knock*

Un messaggio:

Sto arrivando puttanella. Sei pronta? Stavolta non mi scapperai così facilmente. Di sicuro non ti sei scordata di me, vero?

Quelle parole.
Adesso non avevo più alcun dubbio.
Solo una persona mi aveva mai chiamato puttanella quando ci lasciammo, ma non aveva mai parlato di volermi uccidere: Caleb Stonewall.

<<Hai detto Caleb? Lo conosco. È uno dei soldatini di Dark, gli ha fatto il lavaggio del cervello ed ora è impazzito. È un po' che non lo vedo... Anche se non mi è mai stato simpatico>>

La Fenice Oscura | Inazuma Eleven [in pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora