capitolo 2

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<<Oh si...>> disse Dark avvicinandosi a me con un ghigno malefico. E ora questo che vuole fare?!

ZERO'S POV
Più Rey Dark si avvicinava, più Athena indietreggiava, mantenendo una distanza di poco meno di 3 metri tra di loro. Jude aveva i nervi a fior di pelle, si fidava del comandante, ma non aveva idea di cosa avesse in mente e questo lo faceva impazzire. A un certo punto, Dark prese il pallone da calcio che aveva tenuto sotto braccio per tutto il tempo e lo tirò ad Athena con una potenza tale che persino Jude si spaventò. Quest'ultimo stava per buttarsi per prendere il pallone, ma in un battito di ciglia Athena saltò in aria, prendendo il pallone fra i piedi e atterrando in piedi dopo aver fatto una rovesciata a mezz'aria.

ATHENA'S POV
Dopo aver preso il pallone, fulminai con lo sguardo l'uomo che me l'aveva tirato, accorgendomi che aveva ancora quel sorrisetto maligno sul volto. Quella vista mi fece arrabbiare ancora di più e gli urlai tutto quello che mi passava per la testa, senza curarmi della gente che ci stava fissando.

<<MA SI PUÒ SAPERE CHE DIAVOLO LEI ABBIA IN TESTA?! SI FACCIA CURARE PERCHÉ HA DEI SERI PROBLEMI MEMTALI! NON CI SI COMPORTA COSÌ E COME CAZZO SI PERMETTE LEI DI GUARDARMI IN QUEL MODO. MI DEVE DELLE SPIEGAZIONI E ANCHE IN FRETTA! E...>> stavo per ribattere, quando una mano si posizionò sulla mia spalla, sapevo fosse Jude, infatti non mi girai nemmeno, così lui mi sussurrò all'orecchio:<<Ei calmati, ti stanno fissando tutti, ora respira e ascolta quello che ha da dirti il comandante, per favore. Poi, se dopo ti vorrai sfogare, lo farai con me, ok?>>

Decisi di ascoltare il mio amico, e mi misi a braccia incrociate ad aspettare che l'uomo con gli occhiali da sole mi rispondesse, anche se avevo un' espressione arrabbiata sul volto, dato che non mi ero calmata nemmeno un po'.

<<Hai ragione piccola...>> disse Dark. Sentire la parola piccola mi fece incazzare e non poco, ma decisi di rimanere ferma, mentre Jude si sarebbe buttato addosso al suo allenatore per picchiarlo a sangue se io non l'avessi fermato. Feci segno a Dark di continuare. <<Sai, stavo cercando una persona che fosse allo stesso livello di Jude da affiancargli e, tramite le mie conoscenze, sono arrivato a te. Le capacità ce le hai eccome, e ce l'hai appena dimostrato. Che dici, vuoi entrare nella squadra della Royal Academy?>> mi propose sempre con quel sorrisetto maligno. Guardai mia zia per chiedere approvazione e lei mi fece segno di sì con la testa, poi guardai Jude che mi sorrideva, così dissi:<<va bene... Ma ad alcune condizioni: numero uno, voglio essere una delle titolari; numero due, voglio affiancare Jude al comando della squadra e numero tre, voglio essere la capo cannoniere, se no non se ne fa niente, d'accordo?!> dissi. Non ero mai stata una persona esigente, ma avevo sempre sognato di essere l'attaccante di punta di una squadra forte come la Royal, percui ho preso la palla al balzo.
<<D'accordo>> disse Dark. <<Ecco alcune semplici regole: io per te sono il comandante Dark e i miei ordini non si discutono, capito?! Anche se, sia tu che Jude potrete esprimere le vostre opinioni sulla squadra e le modalità di miglioramento in quanto registi. Da domani studierai alla Royal Academy Jr. High, intesi? Allora Evans, quanti anni hai?>>
<<Quasi 15 comandante, perchè?>> domanai a Dark.
<<Perfetto, allora starai in classe con Sharp, King e Samford. Ti aspetto domani al campo, subito dopo le lezioni. A domani Athena, ciao Jude, arrivederci Sharon, è stato bello parlare con lei>> e, detto questo, se ne andò.

<<Dai ragazzi, torniamo a casa. Jude, mi indichi tu la strada per casa tua?>>
<<Certo signora>> rispose Jude. Quando era venuto in Italia, era frequente che mia zia chiamasse e così hanno fatto amicizia, ma non ha mai conosciuto mio cugino.

Entrati in macchina, ci sedemmo uno affianco all'altra ed io misi la testa sulla sua spalla: ero così contenta di averlo ritrovato. Mentre ripensavo alle parole del comandante mi tornarono in mente due nomi: Samford e King. Jude non mi aveva mai parlato di loro, così decisi di chiedergli chi fossero.
<<Sono i miei migliori amici alla Royal e fanno anche loro parte della squadra: David Samford è un attaccante, mentre Joseph (soprannominato Joe) King è il nostro estremo difensore>>mi spiegò Jude.
<<Ah... Per caso c'è un altro attaccante?>> domandai. Avevo una mezza idea in testa, ma non volevo parlargliene prima di essere certa che fosse possibile.
<<In realtà sì, ce n'è uno che è tra i titolari: Daniel Hatch. Perchè?>> mi chiese Jude. Anche se indissava quegli strani occhialini da aviatore, riuscivo ad intravedere il suo sguardo perplesso.
<<Ho una tecnica da fare in tre, una punta e altri due attaccanti: il grande caos. È un colpo formidabile e quasi impossibile da parare, a meno che tu sia un portiere formidabile o che conosca il punto debole di questo tiro>> spiegai.

Il grande caos era un colpo che avevamo creato io e il mio fratellone adottivo, Byron Love, e un amico che avevamo conosciuto quando eravamo andati a fare volontariato in orfanotrofio, Xavier Foster. Dopo che era morta nonna Kaiko, i miei sono dovuti partire per lavoro, così i servizi sociali mi affidarono ad un'altra famiglia, quella dei Love. Era una famiglia coreana, trasferitasi in Italia per lavoro. Non ho mai voluto prendere il loro cognome perchè avevo ancora i miei genitori, ma mi erano simpatici. L'unico figlio della coppia, Byron, ha un anno in più di me, ma siamo legatissimi. Abbiamo entrambi la passione per il calcio e abbiamo sviluppato alcune tecniche insieme: il pressing impossibile, l'ariete divino, che abbiamo chiamato così per il mio nome che è come quello della dea greca Atena e per la bellezza di Byron che è soprannominato Afrodite; ma la tecnica più speciale di tutte e che abbiamo giurato che avremmo eseguito solo noi e insieme è il colpo angelico. Xavier, invece, è un ragazzo della stessa età di Byron, che è rimasto orfano quando era piccolo e che abbiamo conosciuto quando abbiamo dato una mano alla nostra vicina che lavorava lì: Aquilina Shiller.

<<Ei, ma sei sveglia?!>> mi urlò Jude nell'orecchio risvegliandomi dai miei pensieri.
<<Ma che sei scemo?! Mi hai quasi rotto un timpano!>> risposi massaggiandomi l'orecchio e imprecando a bassa voce.
<<Eddai, lo sai che ti voglio bene>> mi disse con gli occhi da cucciolo dandomi un bacio sulla guancia.
<<SIAMO ARRIVATI! CIAO JUUDEE!!>> urlò mia zia. Certo che la gente si diverte a farmi venire il mal di testa eh?!
<<Ciao Jude! A domani!>> salutai Jude.
<<Ciao Athena! Grazie Sharon!>> rispose Jude.

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Io e la zia stavamo andando a vedere gli allenamenti di Mark, volevo davvero tanto rivedere mio cugino, anche se era un po' ossessionato col calcio, era simpatico.

Appena arrivati su quella collinetta dalla vista magnifica vidi Mark seduto per terra con un pallone da calcio sotto braccio che parlava con un ragazzo con la divisa di atletica, dai capelli di un azzurro/grigio raccolti in una coda, con un ciuffo su un occhio. Era davvero carino, ma quando rideva era persino più bello e aveva una risata bellissima, così fine e coinvolgente, ma le urla di Mark mi svegliarono dai miei sogni.
<<Athenaaaaa!!! Ciaoooooo!!!>>

~spazio autrice
Ciaoooo
Allora, come vi sembra questo capitolo?
Abbiamo visto la reazione di Athena a Nathan, ma cosa ne pensa Nathan della nostra protagonista? Cosa succederà tra di loro?
Ci vediamo al prossimo capitolo❤⚽

La Fenice Oscura | Inazuma Eleven [in pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora