Allergia?

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Entro in questo stanzone buio. Ci sono due agenti, una donna seduta su un banco nell'angolo a destra e un signore seduto su una sedia che messaggia al telefono.

Mi siedo sulla sedia di fronte alla scrivania. I due agenti si siedono a loro volta.

«Stai tranquilla, immagino che tu stia passando un turbinio di emozioni in questi giorni e non vogliamo assolutamente farti stare male» mi dice l'agente più giovane.

Mi sento più tranquilla, ora mi posso appoggiare allo schienale della sedia.

«Allora, l'ultima volta che hai sentito Alba quando è stato?»

«Ehm, ieri pomeriggio; doveva venire a casa mia alle 15. Ma non è più venuta e non sono riuscita a contattarla..» mi fermo e sento la signora che riporta sulla macchina da scrivere tutto quello che dico. Quel rumore dei tasti premuti è così fastidioso che mi distrae.

«La tua amica Giada ha raccontato che alle 15:00 l'ha vista in edicola...»

Sta per caso suggerendo che stia mentendo? Mi innervosisco.

«Infatti, non è venuta a casa mia. Dalle 14:48 non l'ho più sentita..doveva prendere il bus ma..»

«Sai se Alba si frequentava con qualcuno? I suoi genitori dicono che era single, tu che eri  la sua migliore amica sai qualcosa che loro magari non sanno?»

«Sono  la sua migliore amica» rispondo seccata. Non so cosa rispondere. Avevo promesso ad Alba di non raccontare della sua relazione; i suoi genitori non approvavano quel ragazzo. Sarebbero andati su tutte le furie. E se magari Alba fosse ritornata volontariamente dopo un tentativo di fuga (molto spesso mi aveva accennato di voler andare via di casa, via dai suoi genitori molto severi) e fosse venuta a conoscenza che avevo raccontato tutto ai suoi?

...Però quelli sono agenti, sono poliziotti. Non posso mentire!
Il tempo sta passando, mi stanno guardando..dì qualcosa Chiara!

«No, non stava con nessuno..» le parole mi sono uscite di bocca senza volerlo.

Evidentemente i poliziotti hanno capito, dalla mia lunga pausa e dalla mia espressione, che ho mentito. Mi fanno un discorso sull'onestà, sull'importanza per le indagini..ma cerco di non ascoltarli. Non voglio che i sensi di colpa mi facciano confessare. Sono sicura sia la cosa giusta.

Ormai capiscono che è inutile andare avanti

«Per ora è tutto. Puoi andare. Non vuol dire però che tu non possa venire richiamata da noi..» li guardo, accennando un saluto ma vedo che sono alquanto delusi dalle poche informazioni che sono riusciti a ricavare.

Esco dalla stanza, saluto i genitori di Alba ed esco.

Cammino lungo il viale, un autunno così grigio non l'avevo mai visto (ed è la mia stagione preferita!)..evidentemente il mio umore non aiuta. Vedo la casa di Giada. Magari le faccio una visita, per vedere come sta. Suono alla porta.

«Ciao..che sorpresa!» mi dice Giada, facendomi entrare. Sembra essersi rimessa subito dalla testimonianza in centrale..
Passiamo il pomeriggio a parlare, cercando entrambe di distaccarci per un momento da questa situazione critica. Parliamo della scuola, dei compagni, dei ragazzi e delle feste in programma a novembre. In cucina, decidiamo di fare merenda; prendo una lattina di coca cola, ma a quanto pare era stata agitata, cosicché appena la apro, mi copro di schiuma che mi rovina il maglione viola.

«Se vuoi, in camera mia, ho felpe e maglioni che puoi mettere per tornare a casa! Non c'è problema tranquilla.» mi dice indicandomi la sua stanza.

Mi indirizzo verso la porta, mentre Giada inizia a parlare di un ragazzo che a quanto pare le sta facendo il filo a scuola. Apro un cassetto, slip e reggiseni. Apro il secondo cassetto coperte e lenzuola, sto per chiudere per cercare da un'altra parte, quando mi cade l'occhio su una felpa, rosa, con la scritta "Me". Il mio battito si ferma, la tiro fuori..è uguale a quella di Alba. Inizio a starnutire..
Giada arriva

«Ah questa felpa è la mia preferita, l'ho presa al meet&greet di uno youtuber che amo. Shane Dawson, lo conosci?»

Guardando quella felpa, tutti i ricordi mi vengono alla mente. Il suo sorriso, la sua risata contagiosa, il piercing all'orecchio che aveva nascosto ai suoi e che metteva appena usciva di casa...continuo a fissarla, senza ascoltare la voce di Giada.

Etcì

«Hai bisogno di un fazzoletto?»

«No grazie, forse è allergia..non è che per caso hai un cane?»

«Ehm no..ho un gatto»

Forse è quello. Solo che fatico a respirare sia per l'emozione del momento, sia per il naso che mi sta prudendo.

Etcì

Lo starnuto mi fa piegare la testa, vedo l'orologio: 19:45.
Meglio che vada. Saluto Giada, corro a casa con il maglione viola sporco, non mi importa che sia sporco. Ci sono cose peggiori nella vita.

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