4. Il concerto

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Il grande concerto stava per iniziare a momenti, e mi chiedevo se Alex riuscisse a ricordarsi il testo delle canzoni che avrebbe cantato, visto che era così ubriaco. Sospirai e notai con grande sollievo che Breana mi aveva tenuto un posto molto vicino al piccolo palco improvvisato. Mi guardai attorno: il piccolo pub era gremito di gente, che era accorsa ad ascoltare la nuova band di cui probabilmente avevano sentito parlare bene.
Mi sedetti e sorrisi a Breana, anche lei ansiosa di ascoltare le scimmie artiche.
Ripensai alla scommessa e sorrisi tra me e me. Perché ero così felice? D'altronde conoscevo Alex solo da un giorno. E allora perché non vedevo l'ora di perdere la scommessa e passare una settimana con lui?
È perché vuoi conoscere un nuovo amico per non passare l'estate chiusa in casa con tua nonna mentre ti racconta aneddoti di quando era giovane. Sicuramente. Disse una vocina dentro di me. Le diedi ragione all'istante, perché l'ultima cosa che volevo era innamorarmi. Avevo smesso di credere nell'amore dato che il mio cuore si era spezzato in mille pezzi. Ormai ero convinta che anche Alex si trovasse in questa situazione e mi tranquillizzai al pensiero che ci saremmo confortati a vicenda.
- Che succede? - mi chiese Breana, notando il mio passaggio dal sorriso ebete che avevo pensando alla scommessa al buio che si era impossessato del mio viso pensando alla rottura con Richard.
- Niente. Sono solo preoccupata per Alex, ho paura che collassi sul parto per tutto l'alcool che ha ingurgitato - mentii strappandole una risata. Nel suo sguardo però, notai che aveva capito che c'era qualcos'altro. Mentre stava per dire qualcosa, le luci si fecero più soffuse, e il proprietario del locale, un uomo con una folta barba grigia, esclamò sorridente: - Signori e signore, voglio dare il benvenuto alla migliore band indie rock degli ultimi anni. Ecco a voi, gli Arctic Monkeys! - il locale esplose in un applauso fragoroso e il gruppo fece il suo ingresso, posizionandosi ai loro posti. Alex entrò per ultimo, salutò con un cenno la folla e ammiccò alla massa di ragazzine che strillavano, tutte pazze di lui. Si avvicinò al microfono e presentò tutti i componenti. Dopo un attimo di silenzio, annunciò la loro prima canzone, cioè I Bet You Look Good On The Dancefloor, dopo averla dedicata a tutte le signore nel locale, sbraitando: - Laidieeees! -
Devo ammettere che quella canzone mi fece venire voglia di alzarmi e mettermi a ballare davanti a tutti, ma evitai per la salvezza dei presenti. La adoravo: era così energica e allegra, che io e Breana ci ritrovammo a muovere le teste e a ondeggiare i capelli a ritmo di musica.
Dopo si susseguirono un paio di cover dei The Strokes. Quei momenti furono magici, perché già mi piaceva quel gruppo, ma con la voce profonda e armoniosa di Alex mi sembrava di essere in paradiso. Mentre cantava, mi lanciava delle occhiate come per dire: Ecco, ti piacciono? Non mi piacevano. Le adoravo.
Dopo intonó altre canzoni molto coinvolgenti ma allo stesso tempo dolci, come A Certain Romance, Cornerstone, Do me a favour (la mia preferita in assoluto) e 505.
Infine, Alex prese la sua chitarra acustica e suonò la canzone del pomeriggio, quella di cui mi ero innamorata profondamente. Chiusi gli occhi per imprimermi quei momenti per sempre.
Appena li schiusi, Alex aveva lo sguardo dritto verso di me e non aveva intenzione di distoglierlo. Mi mise molto in imbarazzo, e ringraziai le luci spente, perché probabilmente ero rossa come un pomodoro.
Finì la canzone e notai che aveva gli occhi lucidi. Abbassò il capo mentre le sue ammiratrici urlavano e cercavano di avvicinarsi il più possibile a lui.
Salutò il pubblico e si avvicinò al microfono pronunciando lentamente queste parole: - Calme ragazze, ce n'è per tutte - la sua bocca si incurvò in uno di quei sorrisi per nulla sobri e si lanciò in mezzo alle tante troiette ai suoi piedi.
Dentro di me crebbe una rabbia così forte che dovetti alzarmi e uscire dal locale per prendere un po' d'aria.
Mi feci strada sgomitando tra tutta quella gente, finché un'ondata di vento gelato mi travolse il viso. Osservai il cielo stellato e strinsi i denti: avevo bisogno di fumare. Con una grande foga frugai nella mia borsetta e finalmente ne estrassi il pacchetto e l'accendino.
Ma che cavolo mi era preso? Mi bloccai all'improvviso. Non avevo nessun motivo per essere incazzata. Poi pensai che adesso si stava facendo una ragazza dopo l'altra. Non era giusto che affogasse il suo dolore così! Ripensai alle parole di Matt: lui è un ragazzo d'oro, ma ora è egocentrico e presuntuoso.
Quando aveva gli occhi lucidi e aveva abbassato la testa, pensai che fosse ritornato in sé. Ma quando si era gettato in mezzo alla folla di ragazzine eccitate non ci avevo visto più per la rabbia.
Ma la mia era solo tristezza per qualcuno che soffriva come me oppure gelosia?
Mentre mi interrogavo e accendevo la sigaretta senza pensarci, due braccia muscolose e forti mi cinsero la vita facendomi sussultare. Un puzzo di alcool e fumo si fece strada tra le mie narici. Tirai un urletto stridulo e rabbrividì quando sentì una testa sprofondare tra i miei capelli ondulati.
- Urli proprio come una ragazzina, Freckles - esclamò la voce profonda che mi faceva impazzire. Gli tirai un pugnetto sulla spalla, e lui finse che gli avessi fatto male, con molta teatralità.
- Hai già finito con quelle troiette là? Da quante erano avrei scommesso che ci avresti messo un bel po' - dissi acida. Lui con un cenno da ubriaco liquidò quello che avevo detto e si avvicinò a me.
- Lascia stare, tesoro. Piuttosto: hai per caso dimenticato la scommessa? - un ghigno trionfante si fece strada sul suo volto.
Mentre si avvicinava ancora di più, sentì il suo respiro sulla faccia e fui costretta ad alzare lo sguardo sui suoi occhi color nocciola, dato che anche con i tacchi alti era più alto di me.
Feci di no con il capo e sentenziai:
- Sono una persona troppo orgogliosa per inginocchiarmi davanti a te. Però devo ammettere che non è stato per niente male - non volevo far troppo vedere di aver perso così miseramente, ma il mio tentativo di rimanere impassibile fallì malamente.
Lui lo notò e sorrise a trentadue denti.
- Non è stato per niente male, eh Freckles? - si finse offeso ma poi continuò: - Lo sappiamo entrambi che hai perso e domani striscerai da me per ottenere l'album. Ma essendo una persona estremamente gentile, io te lo regalerò lo stesso - rise compiaciuto e così feci anch'io.
- Grazie Alex - dissi tornando seria - tu e la tua band siete fantastici. Però appena farete successo, non dimenticatevi di me, eh! - ammiccai. Alex mi prese la mano e una scia di brividi mi attraversó il braccio. La baciò e con un gesto teatrale si inginocchiò.
- La ringrazio, signorina - rise e mi strappò la sigaretta dalle labbra facendo un tiro. Me la rimise in bocca e gustai il sapore di Margarita che aveva lasciato.
- Adesso devo andare, perché domani mattina...anzi - si corresse guardando l'orologio - tra poche ore dobbiamo uscire. Passo da te alle otto - mi fece l'occhiolino e io sgranai gli occhi. Alle otto?? Penso di essere la persona più dormigliona del mondo. Mi proposi di svegliarmi presto ma mi venne male, perché io adoravo dormire.
Lo salutai e notai che sprizzava gioia da tutti i pori. Scoppiai a ridere quando per poco non inciampò mentre raggiungeva la sua moto. Balzò sulla sella e prima che accendesse il motore urlai il suo nome. Lui si girò interrogativo e io esclamai: - Ti prego, stai attento con la moto. Sei ubriaco marcio - lui si rilassò e sul volto gli apparse un ghigno.
- Sei così impaziente di passare una settimana con me, che addirittura ti preoccupi che io arrivi a casa sano e salvo? - rise e sfrecciò via nel buio della notte.
Finì la sigaretta e aspettai Jamie per tornare a casa. Non appena arrivammo mi buttai sul letto distrutta, ma col sorriso stampato in faccia.

Il mattino, la musichetta odiosa della sveglia mi trapanò le orecchie. Mi stiracchiai per un bel po' e per poco non rischiai di riaddormentarmi. Scelsi di vestirmi con dei semplici jeans e una camicetta bianca ricamata con dei fiori rossi. Non mi truccai nè mi acconciai i capelli in maniera particolare: ricordai a me stessa che non volevo fare colpo su nessuno e non aveva senso vestirmi in maniera provocante.
Mentre bevevo il caffè, ovvero l'unica cosa che mi risollevava da quella alzataccia, tre colpi di clacson mi fecero sobbalzare. Guardai fuori dalla finestra. Alex si stava pettinando i capelli nello specchietto della moto. Si sistemò la solita giacca di pelle nera e inforcò gli occhiali da sole scuri.
"È proprio bellissimo" pensai con un sorrisetto da scema.
Corsi a prendere la borsetta e uscì sentendo gli uccellini che cantavano sugli alberi. Appena mi vide, mi squadrò con un gran sorriso e continuò a fissarmi gli occhi verdi. Mi sentii in imbarazzo e balbettai: - Allora, dove mi porti? -
Contrasse la mascella mentre estraeva dalla tasca una benda. - Mettila su - mi ordinò. La legai e lui mi aiutò a salire sulla sua Harley Davidson, nuova di zecca. Si accomodò anche lui. Mentre cercavo un posto dove mettere le mani per reggermi, lui me le prese e delicatamente se le portò sul petto e disse: - Stringimi forte, Freckles, e non lasciarmi. Non vorrei mai che ti facessi male - notò il mio imbarazzo e mi accarezzò le dita. I soliti brividi si impossessarono di me e mi maledissi in aramaico antico. Perché cavolo mi faceva sempre questo effetto?
- Dai, dimmi dove andiamo - lo pregai mentre cercavo di sbirciare dalla benda, ma era impossibile.
- No no, dolcezza. È una sorpresa - mentre pronunciò queste parole premette sull'acceleratore e partimmo veloci mentre inspiravo il suo buonissimo profumo di gelsomino e muschio.

Ciao :)
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e mi scuso per la mia assenza. Vi ringrazio per le (quasi) cento visualizzazioni!
Premete tutti sulla stellina e vi prometto che aggiorno subito :)

Irene ❤

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Io le adoro tutte ma Do me a favour mi fa impazzire *-*

His favourite worst nightmare. || Alex TurnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora